IL CINEMA DI NERONE
Capitolo 1: LA STAMPA CARTACCIA
Attenzione: la Festa di Roma ha avuto e forse avrà molti più meriti di
quanto si potesse pensare. è vero, detto così sembra
un paradosso, ma l'aver portato i peccati originali del nostro
cinema-industria alla loro massima espressione ed esposizione
nazionale - all'estero solo il partner-sponsor "Variety" si è preso la briga
di parlarne, mentre ci aspettiamo dai "Cahiers" una
sonora stroncatura della kermesse, se mai le dedicherà spazio... - è servito
a capire cosa non si deve più fare, una volta per
tutte, dove non bisogna andare e cosa non si dovrebbe dire. (E i
"Cahiers"
sono quelli che hanno perfettamente inquadrato
la situazione definendo correttamente l'edizione della Mostra del Cinema
numero 63 diretta da Marco Muller: "Venise Imperiale").
Festa di Roma è stato, proprio mentre ci troviamo nel fondo dell'abisso
dell'infinita crisi del cinema italiano, il discanto del cigno,
l'estremo rantolo di ciò che desideriamo venga presto sostituito da un
nuovo modo di fare, di ragionare, di intendere questa
forma espressiva.
Abbiamo già accennato ai temi più scottanti, dall'impossibilità di
procrastinare ulteriormente l'abbattimento/riconversione del
"sistema romano", all'urgenza di definire un nuovo rapporto preferenziale
con l'industria del cinema del Lontano Oriente (si
veda lo spazio dedicato da Kinematrix al Party capitolino appena conclusosi,
Venezia Vs Roma: the party is over e,
prossimamente, un forum intitolato "Il Cinema di Nerone" sulla necessità del
decentramento produttivo, di un "federalismo
delle film commission" e al contempo di un nuovo respiro internazionale
sino-centrico).
Qui, ora, c'interessa puntare il dito contro una stampa cartacea,
ribattezzata per l'occasione stampa cartaccia, che è arrivata
ai limiti dell'indecenza per il modo in cui ha trattato il dis-evento
romano.

Marco MULLER
Occorrerà, una volta tanto, evitare i vaghi cenni e fare qualche sacrosanto
nome. Innanzitutto, a questi giornalisti, diciamo apertamente: tenetevi le
Vostre Star, tenevi il Vostro Popolo di ragazzini a caccia di autografi,
tenetevi i Brutti Film Italiani (tutti), tenetevi i Medio-Blockbuster,
tenetevi l'Illusione che la Vostra Festa sia andata bene, ma abbiate la decenza di autodenunciare la vostra
disonestà e stanchezza intellettuale.
Ma, sopra ogni altra considerazione, smettetela di spacciare il Vostro
Bieco Populismo per democrazia culturale!
Tutti noi abbiamo letto (forse voi no?) "L'Opera d'Arte nell'Epoca della
Riproducibilità Tecnica", i saggi di Sombart, Simmel e Tonnies;
anche nostra nonna riconosce la Campbell's soup di Andy Warhol; chiunque
abbia un po'di cultura sa che esiste anche un
rivoluzionario Manzoni che non ha scritto "I Promesi Sposi" (Piero, quello
della "Merda d'Artista") e questo "chiunque", che
temiamo invece essere parte di un élite, si è letto Lyotard e Baudrillard e
Derrida e Foucault.
Tutti Voi dovreste sapere che il sacrosanto accesso democratico alla cultura
non significa che l'altro tipo di "chiunque" (il qualunquista) abbia il diritto di sproloquiare su
Tutto, solo perché
fa cut and paste da Google di ciò che non ha studiato e/o
non ha capito.
Noi, che continuiamo a definirci "di sinistra", siamo per una selezione
naturale darwinianamente spietata basata sul Talento e non
sul Diritto a sporcare gli schermi dei cinema con tele imbrattate di
superficialità, pressapochismo, ignoranza.
Siamo, allora, definibili "di destra"?
Non nasciamo tutti uguali sotto il cielo del benedetto talento: questo non
significa che apriremmo campi di concentramento
per registi scarsi o per giornalisti poco dotati, ma sicuramente auspichiamo
una maggiore diffusione della Cultura veicolata
da Scuole di Cinema serie e non lottizzate (chiudete l'ex Centro
Sperimentale!) pronte a sfornare attori talentuosi come quelli
inglesi di formazione teatrale, come tutti gli asiatici, come molti
americani cresciuti a pane e recitazione e non ex-veline
o immondi ex-nominati di reality-pornoshow (non per i culi al vento, sia
chiaro...).
Cultura veicolata da Festival-Festival, belli tosti, "alti", innovativi,
colti, che facciano piazza pulita di chi non ha voglia di Capire e
desidera solo infinitamente intrattenersi, di chi ha menti deboli e non
Passione.
Cultura trascinata da Riviste oneste intellettualmente, appassionate,
curiose, capaci di riconoscere il Vero Nuovo e i veri talenti,
disposte a usare la mannaia (o la katana, se preferite) quando occorre e a
esaltare chi lo merita e, conseguentemente, di prendersi
la responsabilità e la libertà di Giudicare, invece di sfiancarsi in
equilibrismi che dovrebbero accontentare tutti.
Riviste che gioiscano quando qualcuno le definisce "ostiche", se tutto il
gregge di pecore ha spento il cervello a colpi di
"isole", "posti-al-sole", "pupe-e-secchioni" ed "elise di rivombrosa",
lasciando il primato della leggibilità o comprensibilità ai mensili
patinati o alle trasmissioni condotte da barbagianni dell'informazione come
Marzullo & Vicedominedeus (ma chi se li è inventati questi?).
Facciamo i nomi: se qualche studente di cinema o semplice appassionato fosse
indeciso sul "da comprarsi", vada in libreria (eh sì, non in edicola...) e si prenda i
"Cahiers du Cinema", "Segnocinema",
"Cineforum", "Filmcritica" e "Cinemasessanta", ma anche "Filmaker's Magazine" e altri "fogli" resistenziali e valorosi.

Le cose non possono e non devono essere capite subito e dagli indistinti
"tutti": si va a scuola, si studia e poi si accede a concetti complessi.
Il Grande Fratello de noantri, lo sappiamo, è stato quel personaggio da
avanspettacolo che va (andava) sotto il nomignolo di berlusconi,
che ha reso ignorante un paese magari disinformato, ma ricettivo e sano,
staccando la spina di massaie, casalinghe, impiegati e,
soprattutto, figli di molteplici e successive generazioni "X".
Lui è il responsabile di un panorama culturale da Ultimo Medio Evo, basato
sull'idea d'immediata comprensibilità e fruibilità e che si regge
sul potere e sul mito dell'audience e dei relativi contratti pubblicitari.
Sembrerà terribile dirlo, ma si stava meglio quando si stava peggio, ovvero
prima del TRAGICO 1989 e poi del '91 (e anche dell'81, anno
di nascita della ex-Tele Milano 2 e Tele Lombardia, ovvero Canale 5).
Non è l'offerta di cultura che deve adeguarsi alla domanda, bensì l'inverso!
Sono l'Educazione, la Formazione, la Scuola che Devono Tornare ad
Impossessarsi degli Strumenti per Migliorare le Teste della Gente, senza veicolare "modelli" o "stereotipi", senza "inquadrare"
nazi-fascisticamente nessuno, ma fornendo a tutti gli strumenti
per accedere al Vanvitelli come alla Santarelli, a Montale come alla Barale,
a Lucio Fontana come a Federica Fontana.
è indispensabile tornare subito a un regime di
Parità, tale per cui l'edicola riesca a venderti tutte le riviste citate prima e non solo
"Ciak", e la tv statale mi faccia vedere in prima serata almeno quello che
passa il satellitare adesso, se non Peter Brook o Apichatpong Werasethakul!
Parità significa dividersi tra chi va da una parte e chi dall'altra,
smettendo una buona volta di credere che il ripristino di ideologiecontrapposte significhi automaticamente Brigate Rosse e Ordine Nuovo, P38 e
Stragi di Stato Necessarie, sangue, scontri e molotov.
O è forse meglio l'"arrivismo" da reality dei ventenni decerebrati vestiti
come costantino & alessandra, cioè come dei deficienti, in base al quale
il Mondo e la Storia si dividono in Nominati e Non Nominati?
La speranza è che muoiano le guerre di religione e rinascano le
contrapposizioni culturali, perché il numero di adolescenti e giovani
rincoglioniti dall'"offerta di ignoranza" di tv & cinema (italico) sta
inquinando il Futuro, mentre Noi abbiamo bisogno di un "esercito" di
gente, se non per forza talentuosa, almeno preparata.
 Serve la scuola
(e un'Università di Cinema, santiddio, diffusa in tutt'Italia e pronta a rubare il potere ai romani), serve la tv, servono
i festival, serve internet-rete-libera, servono le riviste cartaceee e
on-line, non serve la stampa cartaccia.
Leggetevi l'ultimo numero di Ciak e inorridite a piacere: aggiungetevi il
numero della rivista dedicato alla Mostra di Venezia e sentitevi liberi
d'imprecare contro una "rivista" ridotta a strumento di (dis)informazione
cinematografica, capace di saldare la matrice berlusconiana dell'editore (Mondadori) alle forze del governo in carica
(la rubrica di
Veltroni !!!).
Poiché il "compagno" Walter, fallito giornalista, fallito regista, fallito
promotore di Feste Romane, "esce" dal giornalaio, io Pretendo che
il non-regime in cui mi trovo a vivere mi faccia trovare, a forza, anche
Segnocinema-Filmcritica e Cineforum (ci metterei anche "Reset" per gli
articoli di Fofi, specie quelli sulla critica allineata...) quando mi
rivolgo all'edicolante.
Leggete lo splendido resoconto "imparziale" della co-direttrice del
terribile Party, anche direttrice di Ciak, tutto infarcito di "red carpet",
"star che cercano il contatto con la ggente", "perfetta organizzazione",
"Festa di Roma come centro del mondo", "Nicole Kidman come fata
lunare" (?!?), "abiti talmente aderenti", "abbiamo sbirciato un bacio
appassionato tra Richard Gere e la moglie", "lo squisito Viggo", "bellissimo
incontro di Robert De Niro con Vincenzo Mollica" (avete letto bene: come se
Stockhausen o Bussotti o anche Abbado venissero intervistati
da Pupo o Cristina Chiabotto...no, peggio...), "strascichi rosso fuoco",
"body-guard con cappello napoleonico, da un'idea, naturalmente, di
Enrico Lucherini" (sì, sì, il secolare immarcescibile ufficiostamparo che
si fa tutte le feste del Lido mettendo a rischio la propria vita), "navi da
crociera su cui sono stati proiettati alcuni film", "è stato un sogno, al
punto che quando tutto finisce si cade preda di una sorta di jet lag, la
vertigine della normalità" (no comment), "perché a noi piace essere
glamour e insieme casual, dipende dai momenti" (no, no, no, no comment).
 Anzi,
1 comment: l'età conta nel definire la lucidità delle persone e siamo
costretti a notare con una certa tristezza come le evidenti
nostalgie di un passato studentesco "free", da milanesissima "summer of
love", producano rigurgiti di giovanilismo compulsivo pittato di "glamour"
e anche vagamente "drogato" (forse solo qualche champagne di troppo),
perché la doppia chiosa virgolettata riportata sopra è sinceramente
sconcertante, se non allarmante. Ricordiamo ancora, al Lido, lo sguardo
terreo della suddetta direttrice durante l'"imperdibile appuntamento"
della festa indetta dalla rivista (molto buono il tiramisù, però), dovuto
alla magrissima presenza di Vip (ma c'era la Pierelli ad alzare
il tono) e soprattutto al benedetto strisciante boicottaggio dei vertici
veneziani, con il direttore della Mostra in veste di opportunissima meteora in fase di toccata e fuga, 5 minuti in tutto.
Consigliamo, dopo la sbornia e i sogni indotti dalla visione di Viggo &
Richard, una settimana ristoratrice a Pane, Sokurov Acqua.
Godetevi, poi, la foto dell'ultimo numero (perché a "Ciak" quello sanno fare,
foto su foto e niente testo, come su "DiPiù", "Chi" o "NovellaTremila")
di quell'anziano allampanato che va sotto il nome di Stefano Disegni, la
cui striscia nell'ultima pagina del giornale quando avevamo 12 anni
ci faceva ridere, adesso ci fa pena.Disonestà intellettuale è recensire bene tragedie filmiche come LA
SCONOSCIUTA o FUR (presentati al Festino romano) e permettersi
al contempo di "prendere in giro" solo film veneziani, come THE FOUNTAIN
(e
ci può stare), ma anche INLAND EMPIRE.
Stimabile
& Coltissimo Dott. Disegni, Lei che ha come sodali Mollica & Verdone, si
arrenda all'evidenza e accetti, come molti lettori della Sua rivista,
che è Lei a non essere capace di comprendere Lynch, ma anche infinite
categorie di registi a quello inferiori, e che Madrenatura
ha stabilito quanto segue: a Lei Verdone, a Noi Lynch. C'è chi può e chi
non può, detto molto democraticamente.
Sia chiaro, sappiamo benissimo quanto tali frizzi & lazzi siano innocui e ci
abbiamo sempre ridacchiato sopra, se la pagina ci si parava di fronte
agli occhi anche non desiderata: ma abbiamo la sensazione che costoro non
sappiano "chi sono" e quale ruolo, diciamo da simpatici giullari,
devono avere. Con l'avanzare dell'età (e dalli...!) si credono
"qualcuno", pensano di essere dei commentatori, "alzano il tiro" e invece
delle
goffaggini di MATRIX 4,5,6, si mettono a commentare addirittura Lynch o l'efficienza della Mostra di Venezia!!! E si aggirano per il Lido con l'aria dell'Ippoliti di turno o di una
qualche Iena di mediaset: broncio e, a dispetto del loro ruolo, nessuna
ironia.
Loro, non noi.
 Ma la colpa è anche di chi li ha messi lì, di chi addirittura li coinvolge
nella Festa de Roma, di chi pensa Realmente che il loro "puntino
di vista" sia quello della ggente e di tutti i poverini còlti da mal di
testa alla visione di INLAND EMPIRE.
Basta con questi "simpatici" compari esterni al mondo del cinema, basta con
i daily di "Ciak" in cui s'invoca, non richiesta, la vittoria di
Crialese e
BOBBY o THE QUEEN e nessuno capisce un'acca di cinema orientale, basta con
le spillette "Cheek to Ciak", basta con i "Ciak d'Oro"
(usati come fermacarte dai registi?), basta con Muller definito
compulsivamente "mandarino", basta con il battutismo coatto sui disagi
del Lido.
Basta e basta, ovvero: siccome fate disinformazione e centinaia di ignari
ragazzini purtroppo vi leggono (noi leggiamo solo gli articoli, rari,
di Mario Sesti e ogni tanto Paolo Mereghetti, ma dopo 10 minuti "Ciak" è
inservibile), scegliete la strada più breve per il Lido, ovvero quella
che vi fa rimanere a Milano e Roma.
Siete Informazione, non Cultura, Fest(in)a e non Festival, quindi rimanete
nella città dei Party ed evitate di venire a non-capire-i-film di
Venezia.
Amen.
Altra cosa, grazieaddio, è "Film Tv".
Perdoniamo qualche condiscendenza di troppo verso alcune pellicole romane,
ma ci salviamo con Enrico Magrelli, che pure spesso abbiamo
criticato per la sua rubrica, finalmente cattivo quando serve (la stampa
romana e i signori di cui si parlava sopra), acido e giustamente
impietoso verso una rassegna inutile. Invitato da Marz(gr)ullo, l'abbiamo
visto soffrire per un paio di puntate, con una voglia matta di
cacciare fuori il rospo.
Un plauso a parte merita, guarda un po', la post-mascotte della redazione,
quindi uno dei "giovani", crediamo, del gruppo, ovvero il meritevole
Pier Maria Bocchi, cui si deve, oltre ad una benemerita rubrica sui dvd
asiatici (la nuova frontiera, la nuova Cultura!), la consueta
apprezzabile libertà di giudizi (trancianti) anche nel riquadretto dei voti
ai film: puro godimento l'"1" a "Peppuccio" Tornatore;
il "4" a "FUR"; lo striminzito "6" a Scorsese
(lui come noi ha sicuramente
amato gli originali hongkonghesi INFERNAL AFFAIRS, capolavori
inarrivabili anche per il regista di RAGING BULL in buona forma); il "4" a
FASCISTI SU MARTE (evitiamo di parlare della famiglia Guzzanti,
che sGu(a)zza tra Mondadori e Sinistra, figli buoni per RaiTre e padre
forzitaliota).
Per i film non presentati al Ritrovo Glamour De Noantri, poi, abbiamo amato
anche il "5" a "SCOOP" e il mitico "3" all'orrendo BABEL.
Molti giornalisti di FILM TV scrivono su CINEFORUM, che anni fa era
distribuito in edicola, al suo giusto posto, nel ripiano usurpato dai
tabloid patinati che tanto successo hanno tra i dodicenni e i gossippari di
ogni età, latitudine & ceto.Ri-amen e buon Festival di Torino.
VOTO A SEGNOCINEMA,
FILMCRITICA, CINEFORUM, CAHIERS: 9,5
VOTO A Cinemasessanta: 8
VOTO A FILM TV: 7
VOTO A Filmaker's Magazine: 7
VOTO A BEST MOVIE
(onesta informazione e qualche scoop, vedi l'intervista
a Miike Takashi): 6,5
VOTO A Ciak: 4 con lode
P.s. Un breve anticipo delle tematiche che verranno trattate in CINEMA DI
NERONE Capitolo 2 - IL FORUM:
1/ Il ruolo accentratore di Roma, città senza industrie e senza produzioni
di "beni" che non siano legati al turismo - la millenaria storia,
i resti di una grandezza perduta e che non appartiene ai romani di oggi, la
presenza del Vaticano, del Papa come meta di
pellegrinaggi etc. etc. - o allo spettacolo (Tv di stato e Cinema).
Roma, ovviamente, come Capitale, dove chiunque, prima di agire, è portato a
pensare "lo Stato deve finanziare la mia iniziativa".
Roma, città che ha prodotto tanta sapienza "tecnica" nel mondo della
produzione cinematografica, grazie ai lavoranti, alle oscure figure
di artigiani delle serie "B" o "C", ma non altrettanti validi registi, se
confrontati con quelli provenienti da altre regioni.
Roma, che Pasolini ha rappresentato solo come periferia tragica e Fellini ha
utilizzato come "sfondo" per straordinarie autoanalisi
e saggi sul senso del piacere e dell'effimero di una nazione che usciva
dalla guerra e si lanciava nel consumismo. A ben vedere, in
entrambi i casi, stabilendo con essa un rapporto di amore/odio.
Roma che oggi si trascina dietro la locomotiva (...) di famiglie senza
talento - i Muccinos, i Comencinis, i Risis, Los Verdones - e che
rigetta, invidiosa, il talento dei napoletani Martone, Corsicato, che
allontana i Winspeare, i Piva, i Bechis, i Chiesa, i Ferrario, i
Mazzacurati,
tutti rintanati nelle loro splendide città e regioni: guardate bene,
rispetto al passato, oggi sono infinitamente meno quelli che scelgono di
restare a viverci, perché nauseati dal Sistema, dallo show serale a Campo
de'Fiori, dall'inciucio, dalla pigrizia, dal "compromesso-sine-qua-non".
Roma che è alla canna del gas di una crisi del cinema ORRENDA E
INSOPPORTABILE, cui un altro sistema contrapposto (che partirà
dal Decentramento Produttivo) darà l'estrema unzione. Roma che è
terrorizzata dall'idea di detenere un "primato" ormai costruito
sul nulla, sul vuoto d'idee di chi si appoggia allo Stato, agli Art. 8,
alle Leggi-per-il-cinema sempre uguali, a Cinecittà che ri-muore ogni
volta (gli americani ora vanno, saggiamente, in Bulgaria, Slovacchia,
Romania: grande risparmio e grande competenza).

2/ Il Cambiamento, che deve avvenire subito, partire immediatamente, e che
vedrà collaborare tra loro:
- Regioni e Film Commission, si spera dopo la messa in atto di un
Federalismo nella Gestione dei Fondi per la Cultura;
- Privati, Enti, Fondazioni locali di regioni produttive, che verranno
coinvolti sinergicamente dalle citate Commission e Istituzioni decentrate.
Benetton-Fabrica, Fondazione Prada, Downtown Pictures, L.U.S. sono
straordinari punti di partenza;
- Universtità di Cinema e Scuole di Recitazione, da far nascere una volta
buona, ispirandosi di volta in volta agli Stati Uniti, al Regno
Unito, all'Asia, ai Paesi dell'Est.
- Festival-Festival, alti, colti, appassionati, innovativi, dove la
star non serve o serve pochissimo; dove si fanno Seminari col pubblico selezionato; dove hanno luogo Stage in stile Sundance.
Si partità da quelli di Venezia, Torino, Pesaro, Udine, Bologna (la
Cineteca!), Bellaria e cento altri ancora;
- Una Stampa Cartacea di vaglia (Segnocinema, Filmcritica, Cineforum,
Cinemasessanta e altre) e una Stampa On Line libera, aggiornata,
curiosa, in anticipo sui tempi, trasversale e realmente "globale", per
quanto con una preferenza chiara verso il Cinema Asiatico;
- Una TV Satellitare collaborativa, poiché non abbiamo alcune
speranza che Rai e Mediaset possano sollevarsi dal baratro in cui si
trovano;
- Case di Produzione e/o Distribuzione già esistenti, che si affiancheranno
a quelle che verranno, come Lucky Red - Mikado - Fandango e
altre.
Capitolo
2: fORUM 15 X 15
Capitolo
3:
IL CASO TORINO
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