
In occasione della rassegna in suo onore organizzata in questi giorni
dal Filmstudio di Roma, abbiamo incontrato il regista Peter
Mettler, artista canadese assolutamente sui generis che sfugge ad
ogni definizione convenzionale, situandosi a metà fra cinema e
video-performance.

KINEMATRIX: Le sue opere sono spesso anti-narrative. Quali sono secondo
lei i limiti del racconto convenzionale?
PETER METTLER: Non direi che i miei film sono anti-narrativi,
semplicemente non ho l’abitudine di porre una particolare enfasi sulla
narrazione in quanto tale. Sono interessato alla narrazione della natura, ad
esempio. Noi percepiamo la narrazione anche solo osservando le cose che
avvengono in natura: come cambiano le stagioni, come si formano le nuvole,
come i fiumi nascono dalle montagne e così via. La narrazione è ovunque
intorno a noi, quindi non credo di essere anti-narrativo. Allo stesso tempo,
però, credo che molte storie vengano riproposte continuamente, e a me questo
non interessa. Sono più interessato alle relazioni, alle associazioni di
idee. A recepire un film come un brano musicale, ad esempio; quando ascolti
una musica non sei guidato da una storia, ma dalle visioni di infinite
storie, infinite narrazioni. Quando le convenzioni si ripetono finiscono per
contaminare le aspettative del pubblico, anticipando ciò che dovrà accadere
e togliendo così la sorpresa. Io invece voglio sfidare la percezione del
pubblico, sorprenderlo, e farlo pensare, senza dargli uno schema già visto.

kmx: Cosa fa di lei un
regista, piuttosto che un video-performer?
pm: Non saprei, perché
in effetti in questi ultimi due anni mi sono espresso anche nella video-art.
Credo comunque che la differenza venga solo da fuori, è una definizione, e
come tale restrittiva. Chi è il regista di un film? Chiunque filmi qualcosa
è il regista di un film. Forse però il performer è più qualcuno che si
confronta con il pubblico, come un attore o un musicista, che crea qualcosa
che è sia prederminato sia improvvisato. In questo forse si differenzia da
ciò che per comodità chiamiamo regista.

kmx: Pensa che il
cinema sperimentale possa ancora oggi influenzare il cinema commerciale?
pm: Certo. Credo
che il cinema sperimentale sia sempre connesso alla tecnologia; i progressi
tecnologici influenzano ciò che il regista sperimentale considera i propri
strumenti. Quando trovi una nuova tecnologia, trovi un nuovo modo di
esprimerti, e questo influenza i media e le tecnologie di largo consumo:
oggi puoi vedere un film sul tuo cellulare! Il regista sperimentale è lo
scienziato del mezzo espressivo, è come un fisico, le cui scoperte vengono
prima o poi assimilate dalla vita quotidiana.

kmx: Lei non si è mai
considerato un direttore della fotografia, nonostante il lavoro svolto in
questo campo per Atom Egoyan. Perché?
pm: Non mi
considero un direttore della fotografia come viene di solito inteso. Ho
curato la fotografia di molti film di altri artisti, ma l’ho fatto
diversamente da come potrebbe farlo un tipico fotografo; tendo sempre a
lavorare come un film-maker: non conoscendo poi molto la tecnica del lavoro
in questione, non mi rimane che impossessarmi in qualche modo dell’opera. Al
di là di questo, come avrete capito, non mi piacciono le definizioni.

kmx: Il suono è spesso
molto importante nelle opere sperimentali. Mi parli dell’uso del suono nei
suoi film.
pm: Spesso curo
il montaggio del suono parallelamente a quello delle immagini, cosicché il
lavoro di post-produzione diviene davvero molto lungo. Credo che il suono
sia ciò che fa funzionare un’immagine in un modo piuttosto che in un altro.
Il modo tradizionale, cioè montare tutte le immagini e poi introdurre il
suono, secondo me è una specie di truffa, perché non fai altro che
sovrapporre due mezzi espressivi creati in momenti e modi diversi.

kmx: Nonostante il suo
stile sia molto personale, pensa di essere stato influenzato da registi del
passato, o da altri artisti in generale?
pm: Certo. Per
quanto riguarda il cinema tradizionale direi Antonioni, Tarkovskij. Ma anche
da tanti film-maker sperimentali e artisti d’altro genere, Pina Baush, ad
esempio. La maggiore ispirazione la traggo comunque dal mondo reale.

kmx: E’ la prima volta
che i suoi film appaiono in Italia?
pm: Fino ad oggi
erano stati proiettati solo degli spezzoni. Questa è la prima volta che
appaiono integralmente.
::: Emilio Ranzato ::: 06/05/2004

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