
I CORTI di Jay Rosenblatt
sono stati una grande sorpresa: il regista di San Francisco (scoperto
a Pesaro nel 1991 col piccolo gioiello "Short of breath", riproposto
qui ad Alba) realizza film inquietanti usando pellicola già impressionata
e riassemblandola nei modi più disparati. La sua voce fuori campo
sottolinea le riflessioni che il flusso "blobbiano" di immagini
vuole stimolare. Oltre al corto già visto a Pesaro, "The smell
of Burning Ants" e "King of the Jews" portano avanti il
radicale "progetto" dell'autore, che sviluppa il flusso narrativo
attraverso veri e propri "cut-up" di vecchi film e/o di filmini
casalinghi. Non si può fare a meno di pensare a Burroughs e alle
operazioni omologhe a livello letterario.
UNA STORIA SAHARAWI
di Mario Martone
Tra fiction e documentario, con questo cortometraggio, Martone narra la
storia di questo popolo di 160.000 individui, i quali vivono da vent'anni
come profughi nel deserto, dopo l'occupazione marocchina dello stato del
Sahara Occidentale. Equilibrato e asciutto.
ROSTOV-LUANDA
di Abderahmane Sissako
Il regista africano racconta la ricerca di un amico conosciuto in Russia
16 anni prima. Il viaggio autobiografico di Sissako farà tappa
in Angola (tappa finalmente accessibile, dopo la fine della sanguinosa
guerra civile) per arrivare infine in Germania, a Berlino, dove reincontrerà
finalmente l'amico. Nel frattempo, quasi accidentalmente, decine di persone
incontrate dall'autore nel corso delle ricerche ci hanno narrato racconti
di guerra (quella civile e ventennale sofferta dal popolo angolano), di
culture che si incontrano (quella portoghese con quella autoctona), di
gente comune.
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