
FIREFLY DREAMS di John Williams
Film in tutto e per tutto giapponese, girato da un occidentale senza "farsi
notare". Girato in luoghi splendidi (la campagna vicino a Nagoya),
colpisce molto per la fotografia e per l'atmosfera rarefatta. Paradossalmente,
tuttavia, a me è parso troppo "giapponese": piacerà
molto in Europa. La storia è quella di una ragazza di Nagoya che
per punizione viene "spedita" dai genitori in campagna dai parenti.
Ovvia la tensione fra la personalità urbana della giovane (che
cambia abbigliamento praticamente ogni sequenza, in contrasto con gli
altri personaggi, molto "statici" dal punto di vista della personalità)
e la località fuori dal tempo in cui si ritrova involontaria prigioniera.
Ben presto la ragazza instaura con la nonna un rapporto molto profondo,
fatto di sottili dialoghi e lunghi silenzi, memorie della vecchia e ambizioni
della giovane. Questo rapporto ricorda molto (troppo?) quello fra Richard
Gere e la mitica vecchietta di Rapsodia in agosto di Kurosawa.
MONDO DI LADRI di Jouni Hiltunen
Bellissimo documentario: racconta la storia di 3 prigionieri condannati
a vita in un carcere russo, costretti a riorganizzare la loro vita per
affrontare l'isolamento e i ritmi del carcere (nel mezzo della taiga russa).
Allenamento fisico, preghiera e meditazione, poesia, musica gliu unici
svaghi possibili. Il tutto narrato dalla voce fuori campo dei 3, che scorre
sulle immagini dei loro corpi completamente tatuati.
A DONF e DERNIERE INVENTION di Lolo Zazar
Scultore, attore e prolifico regista francese. Noto per i suoi corti,
film d'animazione e show prodotti per la tv francese. (in realtà
ne ho visti anche altri due ma disponibili solo nella video library) sono
completamente girati in stop-motion, con un utilizzo decisamente creativo
e innovativo della tecnica. Anche se spesso non può fare a meno
di ricordare certe sequenze di Tetsuo (solo a livello tecnico comunque,
non certo contenutistico), sono rimasto colpito dalla bravura di questo
francese, che è riuscito letteralmente a far scompisciare il pubblico
dalle risate con le sue trovate e le sue gag surreali e tecnicamente acrobatiche
(è lui stesso il protagonista dei corti). In conferenza stampa
ha spiegato come per girare solo un minuto di film sia necessaria un'intera
giornata, proprio a causa dell'utilizzo esclusivo e intensivo della stop-motion.
AL CHIARO DI LUNA di Reza Mir-Karimi
Un film iraniano molto affascinante che narra la storia di un seminarista
in una scuola coranica e dei suoi dubbi riguardo alla fede e al senso
della vita. Tematiche sicuramente disturbanti e taboo in patria, che però
non convincono fino in fondo viste coi miei occhi. Gli attori sono quasi
tutti non professionisti, la regia è piuttosto "silenziosa",
ma questa ricerca di spontaneità è contrastata dall'eccessiva
artificialità di alcune sequenze, soprattutto quella dell'incontro
del protagonista con alcuni abitanti dei bassifondi di Teheran, il cui
fluire è smaccatamente stereotipato.
BEIJING ROCKS di Mabel Cheung
Un giovane honkonghese appasionato di musica rimane affascinato dalla
vitalità della scena rock underground di Pechino e intraprende
un viaggio alla scoperta delle radici di questa (sotto)cultura. La regia
è molto pesante e troppo dipendente dagli effetti digitali: in
questo modo la presunta vitalità che si vuole raccontare fa veramente
fatica a emergere, nonostante gli attori siano tutti molto bravi. Sarò
franco: non l'ho visto fino alla fine, ma è stato l'unico caso
in questi giorni, qualcosa vorrà dire.
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