INFINITY FESTIVAL
SELEZIONE UFFICIALE

Alba, 6 - 13 aprile 2002



FIREFLY DREAMS di John Williams
Film in tutto e per tutto giapponese, girato da un occidentale senza "farsi notare". Girato in luoghi splendidi (la campagna vicino a Nagoya), colpisce molto per la fotografia e per l'atmosfera rarefatta. Paradossalmente, tuttavia, a me è parso troppo "giapponese": piacerà molto in Europa. La storia è quella di una ragazza di Nagoya che per punizione viene "spedita" dai genitori in campagna dai parenti. Ovvia la tensione fra la personalità urbana della giovane (che cambia abbigliamento praticamente ogni sequenza, in contrasto con gli altri personaggi, molto "statici" dal punto di vista della personalità) e la località fuori dal tempo in cui si ritrova involontaria prigioniera. Ben presto la ragazza instaura con la nonna un rapporto molto profondo, fatto di sottili dialoghi e lunghi silenzi, memorie della vecchia e ambizioni della giovane. Questo rapporto ricorda molto (troppo?) quello fra Richard Gere e la mitica vecchietta di Rapsodia in agosto di Kurosawa.

MONDO DI LADRI di Jouni Hiltunen
Bellissimo documentario: racconta la storia di 3 prigionieri condannati a vita in un carcere russo, costretti a riorganizzare la loro vita per affrontare l'isolamento e i ritmi del carcere (nel mezzo della taiga russa). Allenamento fisico, preghiera e meditazione, poesia, musica gliu unici svaghi possibili. Il tutto narrato dalla voce fuori campo dei 3, che scorre sulle immagini dei loro corpi completamente tatuati.


A DONF e DERNIERE INVENTION di Lolo Zazar
Scultore, attore e prolifico regista francese. Noto per i suoi corti, film d'animazione e show prodotti per la tv francese. (in realtà ne ho visti anche altri due ma disponibili solo nella video library) sono completamente girati in stop-motion, con un utilizzo decisamente creativo e innovativo della tecnica. Anche se spesso non può fare a meno di ricordare certe sequenze di Tetsuo (solo a livello tecnico comunque, non certo contenutistico), sono rimasto colpito dalla bravura di questo francese, che è riuscito letteralmente a far scompisciare il pubblico dalle risate con le sue trovate e le sue gag surreali e tecnicamente acrobatiche (è lui stesso il protagonista dei corti). In conferenza stampa ha spiegato come per girare solo un minuto di film sia necessaria un'intera giornata, proprio a causa dell'utilizzo esclusivo e intensivo della stop-motion.

AL CHIARO DI LUNA di Reza Mir-Karimi
Un film iraniano molto affascinante che narra la storia di un seminarista in una scuola coranica e dei suoi dubbi riguardo alla fede e al senso della vita. Tematiche sicuramente disturbanti e taboo in patria, che però non convincono fino in fondo viste coi miei occhi. Gli attori sono quasi tutti non professionisti, la regia è piuttosto "silenziosa", ma questa ricerca di spontaneità è contrastata dall'eccessiva artificialità di alcune sequenze, soprattutto quella dell'incontro del protagonista con alcuni abitanti dei bassifondi di Teheran, il cui fluire è smaccatamente stereotipato.

BEIJING ROCKS di Mabel Cheung
Un giovane honkonghese appasionato di musica rimane affascinato dalla vitalità della scena rock underground di Pechino e intraprende un viaggio alla scoperta delle radici di questa (sotto)cultura. La regia è molto pesante e troppo dipendente dagli effetti digitali: in questo modo la presunta vitalità che si vuole raccontare fa veramente fatica a emergere, nonostante gli attori siano tutti molto bravi. Sarò franco: non l'ho visto fino alla fine, ma è stato l'unico caso in questi giorni, qualcosa vorrà dire.

Guillermo GONZALES
10 - 04 - 02