
GABRIELE SALVATORES: "Mah, sono cambiate tantissime cose e, fondamentalmente,
una : nel momento in cui non si sa dove andare, in cui è difficile individuare
una tendenza, una "wave", una nouvelle vague, come potevano essere il
"Cinema Novo" brasiliano, il nuovo cinema tedesco, ma anche il movimento
neorealista o la commedia all'italiana, un momento in cui non si capisce
bene quale debba essere il ruolo del cinema, la sua ricerca di immagini
che non siano già viste, quando ormai tutte le storie sono state già scritte,
ognuno fa la sua battaglia da solo, come un samurai senza i compagni,
che si difende dai demoni che lo assediano, poiché non c'è un gruppo,
una tribù, un esercito, un "mucchio selvaggio": c'è solo un singolo cavaliere
che cerca di contrastare quello che può. Non è bello questo, perché se
i samurai diventassero almeno sette e si mettessero a difendere il paesino
dei contadini, forse le cose andrebbero meglio!!! Il problema è che non
c'è comunicazione tra di noi come accadeva una volta. Allora accadeva
che, se avevi dei problemi con la sceneggiatura, andavi in Via Veneto,
incontravo te e ti chiedevo "guarda, ho questa scena qui che non so come
risolvere" e tu mi aiutavi senza problemi, senza gelosie e senza darmi
la sensazione di avermi rivelato un tuo segreto, perché in precedenza
abbiamo già parlato di cinema e di ciò che dovrebbe essere. Adesso è molto
difficile riunire diverse persone attorno ad un progetto e discuterne
insieme. Prendiamo i registi presenti in concorso qui a Venezia: sono
tre persone che io stimo, che ammiro (Chiesa, Mazzacurati, Giordana-ndr)...
però vedi che ognuno ha fatto un cosa talmente particolare, talmente diversa
che, pensando ad un ipotetico progetto comune qui e ora, sarebbe assolutamente
impossibile! Verrebbe fuori qualcosa di schizofrenico...il che magari
potrebbe anche essere lo specchio della situazione, ma è certamente molto
difficile. Detto questo bisogna ricordare che, anche in questi ultimi
tempi, sono venuti fuori dei lavori di gruppo, questa volta distinti,
diciamo così, per matrice "etnica"...penso ai napoletani ( I VESUVIANI,
di Corsicato, Martone, Captano, De Lillo, Incerti- ndr ) o al progetto
di Antonello Grimaldi che si chiamava IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU, ma
si trattava di altre cose, molto diverse dal passato e, in questo caso,
limitate ad una singola situazione. E' quindi molto difficile lavorare
insieme, anche se sarebbe auspicabile. Sinceramente credo che oggi noi
siamo come degli esploratori solitari e... io mi auguro che il primo che
troverà l'oro, metta il suo campo da quelle parti e comunichi la cosa
a tutti gli altri!"
KMX: Entrando un po' più
nel caso specifico, anche se non vogliamo con questo dire che sia un esempio
da riprendere tale e quale e soprattutto esente da difetti d'impostazione
e di natura "artistica", non pensi che altrove, come hanno fatto i danesi
col DOGMA 95, si sia riusciti perlomeno ad aggregarsi "contro" qualcosa,
posto che questo non è sicuramente l'atteggiamento più giusto?

GABRIELE SALVATORES: "Vedi, come dici anche tu è solo l'individuazione
di un nemico che li ha messi insieme e, in questo senso, paga lo scotto
anche di non essere un atteggiamento completamente sincero, anche se Lars
Von Trier è uno dei registi che mi piacciono di più, ma di lì sono nate
anche cose che sono molto discutibili...fintanto che ti difendi non sei
mai propositivo. Bisognerebbe, invece, avere la forza di avere un'idea
e di dire "ok, questo è il cinema come deve essere oggi", un'idea, voglio
dire, d'attacco piuttosto che di difesa. Ripeto: io sarei favorevolissimo,
tanto è vero che sono partito addirittura con una "cooperativa teatrale"
e credo che il termine dica tutto, visto che non firmavamo neanche i testi
e le regie. Dobbiamo tornare alla bottega rinascimentale, a Michelangelo
e all'importanza che avevano tanto chi gli preparava i verdi e i rossi,
quanto il fumista o quello che era specializzato nel disegno delle mani.
Il concetto di Autore è superato, anche perché siamo in un'epoca in cui
le nuove tecnologie portano con sé ruoli e competenze diverse e il lavoro
d'équipe è assolutamente fondamentale. In definitiva, io sono disponibile...
basta solo aspettare il momento opportuno".
KMX: E allora come mai
per gli altri tuoi colleghi non è così, voglio dire è solo una questione
di differenti stili visivi, di scelte personali?
GABRIELE SALVATORES: "Guarda
che, per certi versi, devo dire che io me lo sono potuto permettere! Nel
senso che sperimentare è un rischio, ma bisogna mettere in gioco qualcosa
per poter rischiare e io questo qualcosa ce l'ho: ho un passato di cose
che sono andate bene e, quindi, ho ricevuto molto, al punto che adesso
mi sento di poter "restituire" quello che ho avuto. Diversamente, chi
si trova al primo film o al secondo, dopo che il primo magari è andato
così così, e vorrebbe rischiare, sperimentare... beh, è veramente molto
difficile..."
KMX: ...d'accordo, ma
tu hai iniziato a rischiare subito, da KAMIKAZEN...

GABRIELE SALVATORES: "...non sono d'accordo, perché avevo comunque
il gruppo che mi proteggeva: avevo il Teatro dell'Elfo, avevo un gruppo
di attori che sono cresciuti insieme a me, che si chiamano Paolo Rossi,
Silvio Orlando, Antonio Catania, Gigio Alberti, Bebo Storti, che, non
a caso, in seguito sono tutti diventati famosi... avevo questa tribù,
mentre oggi, come si diceva prima, molti sono soli e, attenzione, la solitudine
nostra è esattamente quello che vogliono quelli che comandano all'interno
del cinema, che certo non vogliono cambiare il "sistema". Ci vogliono
separati, assolutamente, e questo va dalla guerra, alla politica, all'arte
e quindi al cinema".
KMX: ...e quindi secondo
te c'è anche una prevenzione nei confronti di chi cerca di fare dei cambiamenti,
come hai fatto tu con NIRVANA, che è pur sempre un film italiano di fantascienza?
GABRIELE SALVATORES: "...certamente,
non lo volevano, come anche non volevano un film che si chiama DENTI...
la prevenzione sta in chi deve commercializzare queste opere..."
KMX: ...e magari anche
nella critica specializzata...
GABRIELE SALVATORES: "...beh,
ma quello è così da sempre..."

KINEMATRIX: Perché non si fanno più opere di co-regia, frutto
di un'attività collettiva?
MIMMO CALOPRESTI:
"Io sono uno che preferisce fare i film da solo! Anche se ho iniziato
con opere completamente collettive, concepite in comune, penso che prima
o poi uno debba prendersi le sue responsabilità e fare qualcosa in proprio.
Più in generale, direi che è cambiato un po' tutto, per cui riuscirebbe
difficile ricreare quella situazione. Oggi mi viene più naturale esprimere
un mondo più intimo, sensazioni più personali. Preferisco che, invece
di dibattere a lungo prima di fare, come si usava una volta, la discussione
avvenga, eventualmente, dopo il film!"
KMX: E pensi che in Italia
possa avere un senso un movimento, mettiamo, analogo a quello danese di
DOGMA 95?
MIMMO CALOPRESTI: "Sarebbe
bello, anche a me piacerebbe associarmi insieme ad amici per fare delle
cose in comune, magari per autoprodurci, per trovare spazi per cose da
raccontare... è difficile e non so sinceramente perchè non succeda, ma
è qualcosa che mi potrebbe piacere. Ma dovrebbere essere una situazione
in cui quello che viene fuori sia poi veramente il risultato di un sentire
comune necessario... voglio dire che, se dopo aver parlato e discusso
ci si rende conto che non si ha nulla da dire insieme, allora bisognerebbe
avere il coraggio di tacere!"
KMX: Come mai in Italia
esistono tanti film che non vengono visti? E' solo un problema di distribuzione
o cos'altro?

MIMMO CALOPRESTI: "Mah, vedi... sì, è vero, ma è anche importante
che i film vengano fatti. Sì, delle volte alcuni film dovrebbero essere
distribuiti meglio, ma la verità è che, se un film vale, o meglio, se
ha veramente un senso, un motivo d'essere e d'essere visto, prima o poi
viene fuori... sono abbastanza tranquillo da questo punto di vista! Poi,
se vuoi un grande pubblico, c'è un problema di pubblicità che deve essere
affrontato e la pubblicità è un investimento economico e spesso quest'investimento
rimane a livelli troppo bassi. Meglio se hai la fortuna che il tuo produttore
è anche un gestore di televisioni e allora il meccanismo funziona meglio.
Inoltre oggi i modi e i tempi per far vedere un film si sono moltiplicati,
al punto che fra poco li faranno vedere anche via internet e questo è
positivo, perché andiamo incontro ad una democratizzazione che è auspicabile
sempre. E inoltre questo riguarda anche il FARE i film, che oggi con le
videocamere digitali è economicamente alla portata di quasi tutti... anche
se il problema di fondo è quello che sta dietro, il COSA hai da dire...
finché ci sarà qualcuno che, appunto, ha un'urgenza, qualcosa di più interessante,
originale da dire, i film si faranno..."
KMX: Cosa pensi a proposito
della definizione di film d'interesse nazionale, che è il vincolo in base
al quale vengono assegnati i fondi statali dell'art.8? Non credi, specie
per coloro che escono da una scuola di cinema (potrebbe essere lo stesso
Centro Sperimentale), che sarebbe giusto più incentivare una ricerca ANCHE
visiva, magari appena intrapresa, o tematiche "private" o personali, invece
di costringerli ad affrontare argomenti di natura storico-politica, e
cioè gli unici che ottengono l'attenzione di coloro che, poi, i fondi
li assegnano?

MIMMO CALOPRESTI: "Sono completa-mente d'accordo. Bisognerebbe
aiutare e finanziare questa ricerca e, anzi, la definizione di "interesse
nazionale" non mi interessa, per me non esiste e non deve c'entrare con
le scelte dei finanziamenti. I criteri andrebbero rivisti, perché per
me quello che conta è sempre e solamente, come dicevo prima, quello che
hai da dire, opera prima o no! Il problema è trovare altra gente disposta
a finanziarti, perché poi il criterio di scelta è sempre personale e,
comunque, prima o poi un criterio deve essere definito e una volta presa
una responsabilità bisogna portarla fino in fondo!"
KMX: Puoi dare un consiglio
ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
MIMMO CALOPRESTI: "Mah,
guarda, io sconsiglio vivamente le scuole... dico invece ai ragazzi...
e intendo sempre quelli che sentono di avere qualcosa da dire, prendete
e andate sui set, rompete le scatole a qualcuno, magari, ma guardate le
cose come accadono realmente. Provate con tutte le forze a introdurvi
sul set e state lì a guardare e imparate!"