TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Poetry Event

carolyn carlson

Venezia, Fondamenta Nuove, 14 aprile 2009
 

di Gabriele FRANCIONI

 

Suprema

 

Collegamenti:

- Teatro Fondamenta Nuove

- Carolyn Carlson

Potrà sembrare una deriva neo-concettuale o un comodo rifugio minimalistico, ma è un dato di fatto che sempre di più godiamo solo dell’arte che non si lascia dietro né pesanti fardelli d’espressionistica materia lavorata (vabbè, è dai ready-made duchampiani che si va di questo passo…), né insostenibili sculture teoriche di rozza fattura.

Che c’è di nuovo o interessante in quest’affermazione? Nulla, ovviamente.

Forse l’averla potuta scrivere verticalmente usando ideogrammi giapponesi, o solo descritta con gesti agiti a contatto con l’aria, l’avrebbe resa affascinante, come il cretto terribilmente attuale di Doris Salcedo - un gesto stavolta orizzontale - o come la danza sub specie di “poesia visiva” di Carolyn Carlson.

 

Cinquanta minuti di un corpo che si parla, si pronuncia in un’ormai ineffabile continuità tra muscolatura di corde vocali e gambe.

La poetessa-coreografa-calligrafa buddista (tralasciamo qui il suo stato di semi-dea rivoluzionaria della danza contemporanea) si cala aerea nel Teatro Fondamenta Nuove - luogo per celebrare culti, più che semplice luogo di culto- descrivendo linee accompagnate come si conviene dalla forza di haiku scritti in inglese dalla stessa Carlson, poi tradotti e traditi da Simona Bucci, parte integrante e insostituibile di questo POETRY EVENT, come Paki Zennaro e Luca Zampar.

 

Niente è più meravigliosamente inattuale, quindi perfetto per esprimere lo spirito del tempo, di una Regina che si veste di nulla e continua a voler ricercare sperimentando, condividendo con pochi - noi, ma che rappresentiamo tutti gli assenti- questa passione circolare, impossibile da rinchiudere nell’ipotetica parabola orizzontale di un artista aperto e chiuso da una fisicità che lo determina.

Carolyn Carlson non è una coreografa statunitense 66enne, ma il flusso spirituale e intellettuale che l’attraversa e come tale sfugge a definizioni.

Lo stesso vale, naturalmente, per la sua arte.

 

 

L’aura misticheggiante, la naiveté della familiarità con la Natura (le origini finlandesi), l’appropriazione dal quotidiano di una gestualità minimalista, da cui la definizione di una nuova Isadora Duncan: tutto ciò rimane anche nel distillatissimo POETRY EVENT di Fondamenta Nuove, salvo sminuzzarsi in una quantità di piccoli scatti e movimenti curvi che rimbalzano il sublime corpo della Carlson da un microfono all’altro, dove gli haiku vengono letti.

Forse il formato breve, brevissimo, gioverà a coloro che ancora s’interrogano sulla presunta distanza tra l’irraggiungibile qualità “tecnica” dominata dall’artista e determinate scelte registiche. Atteggiamento che sfiora la pura follia.

 

Dovrebbero, costoro, prendere esempio dall’autointerrogazione zen, che interiorizza il tempo comprensivo di passato-presente-futuro, cui la performance fa riferimento. Abbattere barriere culturali e pregiudizi vecchi come la loro età anagrafica.

 

Arte MELTI(N)MEDIALE, che ha sempre inteso la musica allo stesso livello del gesto coreografico, TRASVERSALE (si pensi a “Joseph Beuys Song”…), CIRCOLARE e ispirata a quel senso di COMUNITà che andiamo ricercando ormai in ogni spettacolo del Secondo Decennio dei 2000: Carlson, perfetta, in 50 minuti, con Simona Vinci e Zennaro, e la presenza di Fondazione Cini, recupera il particolarissimo senso di  “site specif” art (spiritualmente inteso) da cui era nata Accademia Isola Danza e cui accenna uno degli haiku.

 

Ideogrammatica perfezione interiore che ci proietta nei tempi.

TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Poetry Event

carolyn carlson

Venezia, Fondamenta Nuove, 14 aprile 2009