AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA PATTY SMITH "MY FESTIVAL"
Eventi Cinema
MEDEA con patti smith, BERNARDO BERTOLUCCI
13 aprile 2013
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"L’emozione che affiora sul
volto o su uno schermo. la luce si proietta dai pori di un volto della
promessa. doppiata e fragile non riesco a parlare. non so leggere le mie battute. le luci mi fanno sudare le palpebre e gli occhi mi si riempiono di sale. non ho mai visto tante lacrime.” Patti Smith, "Italia (in giro)"
All’interno del suo "My Festival", Patti Smith ha scelto di proporre, oltre ai concerti, una nuova idea di spettacolo all’interno del quale cinema, musica e letteratura entrano in commistione in una simbiosi perfetta ed emozionante. L’11 aprile scorso nella Sala Petrassi del bellissimo Auditorium Parco della Musica di Roma al pubblico è stata presentata la proiezione di Medea di Pier Paolo Pasolini, film del 1969 basato sull’omonima tragedia di Euripide e interpretato dalla divina Maria Callas. Alla fine del film il palco è stato occupato da Patti Smith e Bernardo Bertolucci che hanno raccontato del loro incontro a New York e del loro legame con l’arte pasoliniana tout court, dalla poesia all’intellettualismo lucido al cinema: icona del rock lei ed emblema del cinema d’autore europeo lui, nella loro conversazione si è respirata tutta l’atmosfera degli anni ’70, anni ruggenti di rock, poesia e fratellanza.
“Un tempo che sanguinava in altro tempo. Un tempo che
noi aggredivamo – sfumando ed espandendo i perimetri dell’amore, della
coscienza e del rimorso. Spinti dalla speranza comune di mostrare degli
aspetti dell’arte, della poesia e del rock n’roll, ma anche dell’amore fra
gli uomini, che non si erano mai svelati prima”
(P.S.,
"Il
Sogno
di Rimbaud").
Patti non ha mai conosciuto Pasolini di persona, ma ha
imparato ad amare i suoi film quando, con Mapplethorpe e Warhol, andava nei
cinema del Village ed essi le sembrarono una via - sorprendentemente audace
e sorprendentemente meravigliosa - per parlare di politica, poesia e
religione. Intorno al 1977 scrive, con dedica “per Pasolini”, una bellissima
prosa dal titolo
"Italia
(in giro)"
dove sembra raccontare suggestioni ed evocazioni dal cinema pasoliniano e,
soprattutto, dalla MEDEA: “L’Opera
è una Verità e Caruso è una Regina”,
sentenzia,
e riflette sulla musica e sul suo rapporto con l’Italia e la musica del
paese.
“Ho imparato",
dice a Bernardo e a Mario Sesti, conduttore dell’incontro,
"a
cantare il rock anche grazie alla Callas, alla sua espressività. In lei
vedevo qualcuno capace di rendere leggero tutto, di innalzare e rendere
profondo ciò che cantava, mi arrivava la sua fragilità e la sua potenza".
A oltre 35 anni dal loro primo incontro a New York, Patti
canta, in onore di Bernardo, la canzone che aveva scritto per la Schneider,
"Maria"
- “Wild
wild hair, sad sad eyes, white shirt black tie, you were mine”. E, insieme,
ricordano di quella sera in una casa dove tutti erano andati a ballare
tranne loro e lei gli chiese di parlargli di Pasolini, l’amico e
l’intellettuale che Bertolucci ha avuto mille volte in casa da bambino. . Il mio personale incontro con Patti è arrivato molti anni fa, quando, intorno ai 15 anni - “stracolma d’orgoglio o curva come l’amore” - la mia voglia di ribellione e di conoscere il mondo si scontrò con la sua poesia e la sua scrittura: mi colpirono molto, allora, l’amore per Rimbaud e per la musica rock che con lei condividevo; mi colpisce ancora oggi la lucidità con cui descrive il mondo, l’amore e l’arte in ogni sua forma e la passione con cui affronta la vita. Oggi, Patti è ancora per me quella ragazza “fantastica crudele diversa da tutto” che è stata capace di dare parola e voce alle mie antiche emozioni. |
Auditorium Parco della Musica patti smith "my festival" 09 -25 aprile 2013
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