Quel
gran genio di Manuel Agnelli ne sa una più del diavolo. Non pago dei recenti
esperimenti musicali che hanno dato vita a progetti quali il “Tora! Tora!
Festival” e “Il Paese è reale”, l’irrequieto leader degli Afterhours torna a
far parlare di sé con un progetto artistico multiculturale che suona
provocatorio sin dal titolo.
HAI PAURA DEL BUIO? è il nome della manifestazione itinerante che ha
debuttato in anteprima nazionale il 30 agosto alle Officine Grandi
Riparazioni di Torino e
sarà
all’Alcatraz di Milano il 30 ottobre, e che è riuscita a riunire in
vista di un intento comune - quello di fare politica attraverso la cultura
- una gran quantità di artisti italiani desiderosi di far nascere qualcosa
di nuovo.
La tappa romana della manifestazione non poteva che avere come location
l’Auditorium Parco della Musica: due palcoscenici, quello esterno della
Cavea e quello della Sala Petrassi, sui quali si sono alternati, a partire
dal primo pomeriggio, attori, scrittori, danzatori, artisti visivi e
musicisti d’eccezione.
I primi ad esibirsi sono stati proprio gli Afterhours, che hanno poi
replicato en plain air in acustico per una platea più vasta. A seguire gli
spettacoli multidisciplinari di Orodè Deoro, performer, pittore e
mosaicista. Mentre alle 18 è stata la volta di Enrico “Der Maurer”
Gabrielli, poliedrico musicista noto ai più quale polistrumentista nei
Mariposa e nei Calibro 35, che insieme a Sebastiano De Gennaro ha messo a
tacere il pubblico presente in cavea con sperimentazioni sonore e personali
reinterpretazioni di musicisti contemporanei del calibro di John Cage,
Louis Andreissen, Iannis Xenakis, fino ad approdare ai territori ancora
poco esplorati del minimalismo americano, con l’entusiasmante proposta
finale della composizione per sole mani “Clapping Music” di Steven Reich, e
che ha infine deliziato gli astanti con un originalissimo liscio d’antan
insieme all’Orchestrina di Molto Agevole.
Altro apprezzatissimo intervento quello di Pierpaolo Capovilla, leader del
Teatro degli Orrori, che da superbo perfomer qual è, ha incantato il
pubblico interpretando alcuni componimenti di Antonio Delfini, poeta
modenese della “fine del mondo”.
La giornata è stata lunga e ha contato inoltre le esibizioni di Ooppopooioo,
Giano, Nebulae, Massimiliano Manieri, Blastula, Valentina Chiappini, Niccolò
Fabi e Lorenzo Amurri.
Degno di nota anche lo Slam Poetry Contest dal retrogusto inevitabilmente
punk curato dall’”agitatore culturale” Marco Philophat. Per non parlare del
concerto dalle atmosfere avant-rock del chitarrista Stefano Pilia. Anche se
la vera perla della kermesse è stata l’esibizione del trio da camera
composto da Agnelli (pianoforte), D’Erasmo (violino) e Santisi
(violoncello), un breve viaggio nel repertorio schubertiano esploso nell’
“attivo, virile, drammatico” secondo movimento dell’ Opera 100 (anche noto
come “Trio in mi bemolle maggiore”).
In serata si è finalmente giunti al momento più atteso, il live degli
Afterhours in Cavea, che ha visto come special guest nientepopodimeno che
Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica, il quale ha
salutato i
suoi
fan con un’immancabile “Cara catastrofe”, seguita dalla cover (non troppo
riuscita) di “Summer on a solitary beach” del maestro Battiato. Per la serie
«Facciamoci del male», Agnelli & Co. hanno dato vita ad un concerto al di
sopra delle aspettative, non lesinando sull’esecuzione di vecchi brani
della band, come “Male di miele”, “Voglio una pelle splendida”, “Non è per
sempre”, “Quello che non c’è”, “Ballata per la mia piccola iena” e
l’attesissima “1.9.9.6.”
Grandi classici che hanno accompagnato un pubblico già emotivamente
frastornato verso il gran finale, il concerto del Teatro degli Orrori in
Sala Petrassi: almeno una decina i musicisti sul palco, con interventi di
Manuel Agnelli alla tastiera, Rodrigo D’Erasmo al violino, Xabier Iriondo
alla chitarra e un’incursione di Marina Rei sulle note dell’immancabile
“Direzioni diverse”; ma soprattutto lui, un Capovilla che non delude mai e
che con il suo fare istrionico ha infiammato gli animi dei presenti,
ricordandoci che è un mondo diverso che vogliamo, altro che storie! |