AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

 

FESTIVAL

"Hai paura del buio?"

 

13 settembre 2013

 

 di Azzurra SOTTOSANTI

scheda

Quel gran genio di Manuel Agnelli ne sa una più del diavolo. Non pago dei recenti esperimenti musicali che hanno dato vita a progetti quali il “Tora! Tora! Festival” e “Il Paese è reale”, l’irrequieto leader degli Afterhours torna a far parlare di sé con un progetto artistico multiculturale che suona provocatorio sin dal titolo.
HAI PAURA DEL BUIO? è il nome della manifestazione itinerante che ha debuttato in anteprima nazionale il 30 agosto alle Officine Grandi Riparazioni di Torino e sarà all’Alcatraz di Milano il 30 ottobre, e che è riuscita a riunire in vista di un intento comune - quello di fare politica attraverso la cultura -  una gran quantità di artisti italiani desiderosi di far nascere qualcosa di nuovo.  
La tappa romana della manifestazione non poteva che avere come location l’Auditorium Parco della Musica: due palcoscenici, quello esterno della Cavea e quello della Sala Petrassi, sui quali si sono alternati, a partire dal primo pomeriggio, attori, scrittori, danzatori, artisti visivi e musicisti d’eccezione.    
I primi ad esibirsi sono stati proprio gli Afterhours, che hanno poi replicato en plain air in acustico per una platea più vasta. A seguire gli spettacoli multidisciplinari di Orodè Deoro, performer, pittore e mosaicista. Mentre alle 18 è stata la volta di Enrico “Der Maurer” Gabrielli, poliedrico musicista noto ai più quale polistrumentista nei  Mariposa e nei Calibro 35, che insieme a Sebastiano De Gennaro ha messo a tacere il pubblico presente in cavea con sperimentazioni sonore e personali reinterpretazioni di musicisti contemporanei del calibro di John Cage,  Louis Andreissen, Iannis Xenakis, fino ad approdare ai territori ancora poco esplorati del minimalismo americano, con l’entusiasmante proposta finale della composizione per sole mani  “Clapping Music” di Steven Reich, e che ha infine deliziato gli astanti con un originalissimo liscio d’antan insieme all’Orchestrina di Molto Agevole.         
Altro apprezzatissimo intervento quello di Pierpaolo Capovilla, leader del Teatro degli Orrori, che da superbo perfomer qual è, ha incantato il pubblico interpretando alcuni componimenti di Antonio Delfini, poeta modenese della “fine del mondo”.    
La giornata è stata lunga e ha contato inoltre le esibizioni di Ooppopooioo, Giano, Nebulae, Massimiliano Manieri, Blastula, Valentina Chiappini, Niccolò Fabi e Lorenzo Amurri.         
Degno di nota anche lo Slam Poetry Contest dal retrogusto inevitabilmente punk curato dall’”agitatore culturale” Marco Philophat. Per non parlare del concerto dalle atmosfere avant-rock del chitarrista Stefano Pilia. Anche se la vera perla della kermesse è stata l’esibizione del trio da camera composto da Agnelli (pianoforte), D’Erasmo (violino) e Santisi (violoncello), un breve viaggio nel repertorio schubertiano esploso nell’ “attivo, virile, drammatico” secondo movimento dell’ Opera 100 (anche noto come “Trio in mi bemolle maggiore”).
In serata si è finalmente giunti al momento più atteso, il live degli Afterhours in Cavea, che ha visto come special guest nientepopodimeno che  Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica, il quale ha salutato i suoi fan con un’immancabile “Cara catastrofe”, seguita dalla cover (non troppo riuscita) di “Summer on a solitary beach” del maestro Battiato. Per la serie «Facciamoci del male», Agnelli & Co. hanno dato vita ad un concerto al di sopra delle aspettative, non lesinando sull’esecuzione di  vecchi brani della band, come “Male di miele”, “Voglio una pelle splendida”,  “Non è per sempre”, “Quello che non c’è”, “Ballata per la mia piccola iena” e l’attesissima “1.9.9.6.”  
Grandi classici che hanno accompagnato un pubblico già emotivamente frastornato verso il gran finale, il concerto del Teatro degli Orrori in Sala Petrassi: almeno una decina i musicisti sul palco, con interventi di Manuel Agnelli alla tastiera, Rodrigo D’Erasmo al violino, Xabier Iriondo alla chitarra e un’incursione di Marina Rei sulle note dell’immancabile “Direzioni diverse”; ma soprattutto lui, un Capovilla che non delude mai e che con il suo fare istrionico ha infiammato gli animi dei presenti, ricordandoci che è un mondo diverso che vogliamo, altro che storie!

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