le stanze del vetro

carlo scarpa. venini 1932-1947
29 Agosto - 29 Novembre 2012

 

di Elena BORGHELLO

 

 

Collegamenti rapidi: le stanze del vetro

Dal 1932 al 1947 Carlo Scarpa (1906-1978) lavorò come direttore artistico presso la vetreria Venini, ben 15 anni a contatto quotidiano con il vetro, eppure sono in pochi a conoscere quest’attività muranese che lo coinvolse prima di consacrarsi all’architettura.
Con questa mostra si inaugura il progetto culturale pluriennale “Le stanze del Vetro”, promosso dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Pentagram Stiftung, che prevede una serie di esposizioni di artisti e personalità anche internazionali collegate al mondo del vetro. Letteralmente, queste stanze del vetro sono state ricavate dall’ala ovest dell’ex convitto dell’Isola di San Giorgio Maggiore: completamente ristrutturato a nuovo per l’occasione, vanta 650 mq di superficie espositiva che costituisce da ora un nuovo centro espositivo per valorizzare e rilanciare l’arte vetraria.
In mostra si ammirano circa 300 pezzi frutto della fantasia, delle sperimentazioni tecniche e delle mani di Scarpa, alcuni dei quali sono qui esposti per la prima volta e provengono da collezioni private e musei di tutto il mondo. Il percorso della mostra prevede una divisione delle opere in base alla tipologia e alla tecnica di esecuzione, raggruppando spesso diverse tecniche nella stessa sala. Oltre ai vetri, il materiale esposto comprende anche disegni a mano con varie annotazioni e bozzetti originali, documentari, foto storiche e documenti recuperati dagli archivi di Venini, creduti persi da un incendio che colpì la fornace all’inizio degli anni Settanta.
Dopo l’esposizione di vetri a bollicine nella prima sala, già nella seconda si può riconoscere quanto Scarpa sia stato un ottimo conoscitore del materiale e della tecnica esecutiva: sono qui esposti i sommersi, cioè vetri di grosso spessore realizzati con sovrapposizione di più strati di vetro trasparente e colorato. Scarpa fu proprio l’ideatore di questa tecnica, così come anche delle murrine romane esposte nella terza sala, nate con la collaborazione di Paolo Venini; accanto alle murrine sono esposti i vetri a mezza filigrana e i lattimi bianchi e opachi. Nella sala successiva ci sono invece i corrosi dalla caratteristica superficie scabra e i vetri a cerchi utilizzati soprattutto per oggetti d’uso, mentre nella quinta sala si passa dalle murrine opache che rielaborano quelle romane, ai variegati zigrinati, agli sfiziosi vetri a puntini, agli incisi e ai granulari. Da sottolineare i laccati neri e rossi, che ricordano la consistenza della lacca cinese: ne esistono solo pochi esemplari poiché l’esecuzione è alquanto laboriosa e costosa; questi sono stati presentati per la prima volta nella Biennale del 1940, quando un’intera sala venne riservata alla fornace Venini e si scelse di esporre solo opere del maestro Carlo Scarpa, che ne curò anche l’allestimento.

Proseguendo, nella sesta sala ritornano le murrine ma nella rara variante trasparente, i rigati e tessuti (composte da sottili canne di vetro), gli incamiciati cinesi che ricordano quelle forme di porcellana orientale che Scarpa amava tanto, i battuti e gli iridati.

Casella di testo: Murrine romaneNella settima sala si segnalano, oltre ai vetri a fasce applicate e a macchie, alcuni disegni rispolverati dall’archivio Venini che testimoniano il coinvolgimento di Scarpa anche nello studio di installazioni di carattere decorativo. Ad esempio è qui mostrato un disegno di una statua di vetro di una danzatrice in scala 1:1, di cui non è nota però la realizzazione.

Nella sala/corridoio successiva si possono ammirare dei vetri a filo continuo, di cui si conoscono solo pochissimi esemplari: si tratta di una tessitura rigata a rilievo ottenuta avvolgendo fili di pasta vitrea intorno ad uno stampo. Infine, vetri a pennellate, a fili e conchiglie.
E’ chiaro come, considerate le numerose varietà dei pezzi e le altrettante tecniche di lavorazione, la prima passione di uno dei più grandi architetti del Novecento sia stata incredibilmente portatrice di novità all’interno del mondo del vetro stesso.

"Sperimenta, inventa, cambia le forme. Il suo motto è minimalismo e geometria": questo è quello che il curatore Marino Barovier pensa della magia celata dietro ai pezzi di Scarpa.

L’arte del vetro ha in sé innumerevoli potenzialità che Scarpa da grande amatore ha saputo trovare, far emergere e valorizzare. E’ ormai superfluo specificare che non si tratta di semplice artigianato: nei vetri di Scarpa emerge coinvolgimento fisico, studio chimico del materiale, sapienza tecnica, così come curiosità, originalità e voglia di osare, tutti elementi che lo rendono uno sperimentatore.

Sempre Barovier: “Spesso resta in fabbrica dopo l'orario di chiusura quando l'occasione è propizia per provare nuove materie specialmente con il maestro Fei, con cui stabilisce un rapporto privilegiato, pescando sul fondo dei crogioli, quando tutti i minerali si sono sedimentati. Trasparente oppure opaca, brillante o satinata, liscia o rugosa, sottile o spessa, incolore o variopinta, la materia presentava questi caratteri che con sapienza potevano essere manipolati a piacimento. A dimostrarlo sono il livello di sperimentazione elevata e i risultati tanto singolari che hanno fatto di Scarpa un artista-alchimista capace di testimoniare nella pratica quanto fosse plasmabile il vetro e quanto fosse possibile intervenire sugli effetti di luce avendo un'idea progettuale ben precisa”.
L’obiettivo primario della mostra non sembra essere quello di rintracciare in questa fase muranese dei collegamenti con quello stile architettonico che renderà poi Scarpa riconoscibile ovunque, né proporre un confronto tra l’attività di Scarpa-designer e quella di Scarpa-architetto. Traspare piuttosto la volontà di mostrare la bravura e le capacità del Meastro in questo specifico settore, quanto sia riuscito ad essere creativo e indipendente anche con questo materiale. Sarà poi un passaggio successivo, automatico ma per nulla banale né scontato, trovare analogie e debiti tra il periodo passato nella vetreria di Murano e le opere architettoniche, entrambi portatrici di attualità e di grande sapienza compositiva.
Dal dopoguerra, conclusa l’esperienza alla Venini, Scarpa si dedicò all’architettura a tempo pieno anche se la sua influenza si farà sentire comunque nella produzione Venini: ad esempio alcune tecniche da lui elaborate vengono ampiamente riprese, specialmente da suo figlio Tobia, entrato in Venini per un breve periodo alla fine degli anni '50. 

Restiamo in attesa di vedere cosa ci riserveranno i prossimi progetti di “Le stanze del Vetro”.

 

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29 Agosto - 29 Novembre 2012