TEATRO CARLO GOLDONI PRESENTA...
 

re lear

Regia di Marco Sciaccaluga

traduzione del testo inglese di Edoardo Sanguineti

Con Eros Pagni

Venezia, Teatro Goldoni, 07 aprile 2010
 

 

di Carlotta BON

 

 

Collegamenti:

- Teatro stabile Carlo Goldoni

La compagnia Teatro Stabile di Genova mette in scena un classico assoluto del teatro uno tra i più amati e difficoltosi di Shakespeare, “Re Lear”, scegliendo di presentarne un’esecuzione che rispetti integralmente il testo, per una rappresentazione di tre ore e mezza circa.

 

Il sipario non esiste. Entrando nella sala veniamo inghiottiti da una claustrofobica scenografia, emblema di un'epoca barbarica. In questa produzione tale rudezza è sottolineata dall'ambientazione all’interno di un tendone che ricorda quello dei popoli nomadi della Mongolia (Gher, dette anche "yurte"), ma anche a tratti quello di un circo. Ci sembra di sentire l’odore di terra, di umido. è una scena semplice, quella di Valeria Manari, ma nel contempo sofisticata dove lo spazio vuoto è molto ampio e viene lasciato costruire al corpo dell'attore. Ripetitivo e appositamente ossessivo l’andamento circolare degli elementi di scena, e a mio parere, è interessante il rimando all’oriente, datoci dai pannelli pseudo-sipario e da alcune immagini suggerite dall’uso delle luci, come l’arrivo della notte con il cielo stellato ecc...che ricordano stampe stereotipi orientali. A tal proposito anche gli abiti, ricordano molto il film di Zhang Yimou La foresta dei pugnali volanti, le acconciature ‘stempiate’, che sono un misto tra i samurai e le usanze di costume del medioevo, per non parlare del trucco del fool, che ricorda quello dei guerrieri giapponesi.

Attraversato dalla follia, questo lavoro sul disfacimento e il crollo del mondo (Jan Knott), è più di altri ricco di tematiche universali: prima fra tutti la lotta generazionale, il conflitto e l'incomprensione tra padri e figli/e (tra Re Lear e le figlie, ma anche tra Gloucester e i figli), la brama del potere, il sospetto, l'eterna lotta fra i buoni e i cattivi, il bene e il male, la giustizia e il suo contrario. Senza scordare un tema estremamente contemporaneo ma anche classico, della violenza al femminile costruito intorno ai tre personaggi donne alle prese con il potere.

Certo Shakespeare non si pronuncia, ma mette tutti, buoni e cattivi, di fronte alle grandi scelte della vita, ed è forse la 'buona pietà' l'unica chiave, insieme alla pazienza e al farsi compagnia, per sopportare le avversità. Nell’interpretazione data da questa messa in scena ci si riconosce nella  disperata ricerca di dare un senso alla propria vita.Questo Lear racconta in modo molto efficace quello che succede ogni giorno in tutto il mondo, ci si fa prendere da passioni, l'isterica passio,  a cui non si riesce a dire basta con la forza della razionalità.

Marco Sciaccaluga ha cercato di eliminare qualsiasi luogo comune e pregiudizio sui personaggi. A parte la classica figura del fool, più di un personaggio è indotto a prendere la strada della pazzia. Il protagonista, realizzato qui da Eros Pagni, attua una bizzarra interpretazione, come bizzarri sono i suoi toni e la scansione di ogni singola sillaba.

Le figlie del Re, Goneril e Regan, vengono affrontate come persone normali che reagiscono istintivamente, con un misto di confusione e paura alla nuova personalità del padre. Esasperano però la gestualità, il dolore viene reso con un innaturale contorcersi dei corpi e la mimica facciale trasforma l’espressività in smorfie. Goneril è una donna con i pantaloni come diceva Peter Brook, Regan è una donna con la gonna, capace di ottenere quello che vuole con la sua femminilità e la seduzione. Tutte e due le donne si trovano a vivere un mondo popolato da uomini, dove le donne devono trovare loro virilità, si racconta l'inadeguatezza, in particolare di fronte alla decadenza mentale del padre.

Cordelia, invece di essere un deux ex machina porta il disastro. È un personaggio paradossale che vorrebbe essere positivo ma non ci riesce, che vorrebbe parlare ma non ha le battute.

Gli uomini, a cominciare da Edmund (Nicola Pannelli) originalissimo e curato minuziosamente nei particolari, come anche il Fool, che permette come sempre a Shakespeare di giocare sui concetti di verità/menzogna, saggezza/pazzia ed è reso insopportabile ed impertinente dal suo interprete Vito Saccinto, ma che a mio parere è il personaggio grazie al quale si ravviva maggiormente la messa in scena.

Molto suggestive le immagini create dall’unione della scenografia con la presenza fisica degli attori che non si risparmiano in alcun modo, giocando con i propri corpi e con le voci e dimostrando un’incredibile elasticità.

Essenzialmente emblematica è la presenza dei suoni e dei rumori che fanno da incessante sottofondo alla messa in scena creando un’atmosfera estremamente coinvolgente.

TEATRO CARLO GOLDONI PRESENTA...
 

re lear

Regia di Marco Sciaccaluga

traduzione del testo inglese di Edoardo Sanguineti

Con Eros Pagni

Venezia, Teatro Goldoni, 07 aprile 2010