TEATRO CARLO GOLDONI PRESENTA...
 

macbeth

diretto da Gabriele Lavia

Venezia, Teatro la Fenice, 26 marzo 2009
 

di Carlotta TRINGALI

 

 

Collegamenti:

- Teatro stabile Carlo Goldoni

Un Macbeth dai passi instabili

 

Un uomo, un generale, prima conte di Cawdor e poi re: una scalata sociale profetizzata e fortemente cercata; ma è un uomo che inciampa su un gradino intermedio fatto di morte, che gli attribuisce anche il titolo di assassino. È uno dei colossi del teatro italiano a portare al Goldoni di Venezia un Macbeth con un protagonista tormentato sin dall'inizio. Oltre a firmarne la regia, Gabriele Lavia veste i panni di quest'uomo guidato dalla perversa moglie a compiere delitti infami, scegliendo così di confrontarsi per la seconda volta con la figura shakespeariana alfiere dell'incertezza dell'Essere. La dimensione onirica in apertura conduce in un tempo imprecisato e in un 'qualsiasi luogo' segnato da battaglie, cadaveri e uomini in divisa militare. Una terra scura, sparsa per tutta la superficie scenica, rende impervio il passo e ancora meno stabile il cammino; una nebbia biancastra evoca un'atmosfera sospesa, anticipatrice di oscure presenze, proprio come nell'apertura dell'omonimo film realizzato da Orson Welles: anche qui infatti sono le tre streghe a uscir fuori da un'aria rarefatta. Lavia affida le parti delle tre sorelle fatali alle giovani Giorgia Sinicorni, Chiara Degani e Giulia Galiani, sulle cui nudità seducenti stonano efficacemente le lunghe barbe in volto. L'aspetto nefasto rappresentato da questi esseri accompagna tutta la messinscena: con un'intelligente scelta registica le tre tetre presenze si ritrovano nei sicari che uccideranno Banquo e nelle cameriere dall'incedere lento e funebre al servizio di Lady Macbeth. Sono infatti perfette a ricoprire il ruolo di servitrici della prima donna della tragedia interpretata da una mascolina Giovanna Di Rauso. Capelli cortissimi e biondi, un carattere deciso che si riflette su un corpo atletico e muscoloso: è una Lady moderna che usa la sua seduzione su un uomo facilmente manipolabile. Con una recitazione che risulta troppo concitata inizialmente – soprattutto nel celebre monologo iniziale in cui invoca gli spiriti –, la Di Rauso tocca alti livelli interpretativi una volta raggiunta la pazzia, elemento che contraddistingue il personaggio nell'ultima parte del dramma, quando il rimorso e una macchia di sangue immaginaria non le danno riposo. Se, come scriveva Baudelaire, per un 'cuore profondo come un baratro, ci vuole lei, Lady Macbeth' ad animarlo verso 'crimini possenti', quest'ultimi trovano perfetta rappresentazione nella scenografia realizzata da Alessandro Camera. Tulle neri separano la vera perfida natura dei coniugi dalla loro messinscena nei confronti delle vittime: se dietro di essi recitano la parte di chi accoglie il re e suoi uomini nella propria casa offrendo sicura ospitalità, davanti la coppia si prepara alla falsità, all'omicidio, addirittura truccandosi il volto. È per questo che in primo piano vi è posta la tipica specchiera di un camerino per attori: i due continuano a riflettervi i propri volti disturbati, come se volessero farsi forza prima di continuare ad interpretare quei ruoli. Le scene che cambiano a un ritmo vertiginoso ricreano dei veri e propri quadri pittorici: al banchetto dove appare il fantasma di Banquo, il neo re Macbeth si siede sull'unica sedia posta dall'altra parte del tavolo rispetto alle altre, ricordando la posizione del Giuda traditore nel quadro de L'ultima cena di Domenico Ghirlandaio. Non da meno sono i costumi di Andrea Viotti: il cappotto in pelle indossato da Lavia e da Di Rauso dopo l'ascesa al trono, li fa apparire goffi e sgraziati; ad esasperare questo abito inadatto sono anche le scarpe con tacchi altissimi calzate da un Macbeth sempre più instabile, fisicamente e mentalmente. Questi elementi diventano così entrambi metafora di un potere di cui il protagonista si è auto investito, ma che è troppo grande per lui, come lo stesso cappotto. L'immagine di re goffo riconsegna così perfettamente, come scriveva lo stesso Shakespeare, 'la storia raccontata da un idiota'.

TEATRO CARLO GOLDONI PRESENTA...
 

macbeth

diretto da Gabriele Lavia

Venezia, Teatro la Fenice, 26 marzo 2009