teatro palladiUM

stagione teatrale 2013

"Puglia in scena"

 

21-22/marzo 2013

 

duramadre
Riccardo Spagnulo/Fibre Parallele

di Lilith ZULLI

Collegamenti rapidi: SCHEDA

La tua nudità

è ombra sulla nostra sicurezza. Ti stiamo intorno vacui in

viso come pareti.

Non sono tua madre più di quanto

lo sia la nuvola che distilla uno specchio per riflettere la

propria lenta

cancellazione per mano del vento”

Silvia Plath (Canto del Mattino)

 

Debutta a Roma, all’interno della rassegna Puglia in scena del Teatro Palladium, lo spettacolo Duramadre di Fibre Parallele - www.fibreparallele.it - compagnia che nasce in Puglia nel 2005 da un progetto di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo. Scrittura originale di una microsocietà matriarcale in un mondo in disgregazione, Duramadre è elaborata nel 2011 e coprodotta dal Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria - dove vince il premio Hystrio - e da Opera Estate Festival di Bassano del Grappa.

In un mondo candido e primordiale vivono una madre - una madre di parto e di volere matrigna - e i suoi figli, inconsci della vita e della durezza del mondo. “La Madre - racconta Riccardo Spagnulo - tesse da una vita dei vestiti per i suoi figli, su cartamodelli incompleti: sono i tessuti che devono coprire le membra scarne della sua derivazione umana, devono proteggere loro dal freddo, devono dare un futuro civile a loro, i figli. Ma la Madre è debole, forse troppo vecchia e vicina alla morte; i suoi occhi non vedono più bene e non riesce più a infilare il filo nella cruna dell’ago per imbastire pantaloni e giacche. I figli, questi ingrati, credono di essere eterni. Passano il loro tempo tra i giochi e non si preoccupano di quei vestiti che li consegneranno al mondo; anzi, si divertono, ridono, si prendono gioco della morte”.
Colpisce intensamente lo spazio latteo, quasi asettico, una superficie imitante quella lunare: in questo spazio si erge un tavolo enorme, sproporzionato, su cui si innalza la Madre intenta a cucire. In uno stridente ossimoro, il bianco
- anziché donare senso di purezza e candore - incarna una realtà cadaverina e putrescente, un ambiente in decadenza, in dissoluzione che rischia di inglobare anche gli uomini. E la sensazione risultante è di claustrofobia.

Duramadre
è lo specchio di una natura matrigna, rancorosa, rappresentata da questa vecchia madre - anch’essa matrigna, anch’essa rancorosa - incapace di tenerezza e premura verso i suoi figli. Ma è anche la rappresentazione di un percorso di educazione genitoriale - seppur brutale e atavico - che conduce a una evoluzione attraverso la quale i figli da bambini indifesi – nudi nel corpo e nella mente perché ignari del mondo e delle sue brutture - diventano adulti, vestiti, pronti a scoprire il mondo e a cogliere l’odorata ginestra (G. Leopardi). 24/30

DURAMADRE di Riccardo Spagnulo con Mino Decataldo, Licia Lanera, Marialuisa Longo, Simone Scibilia, Riccardo Spagnulo, voce Rossana Marangelli, costume Luigi Spezzacatene – Artelier Casa d’Arte Bari, luci Giuseppe Dentamaro, realizzazione scene Mimmo e Michele Miolli, Modesta Pece, assistenti alla regia Elio Colasanto, Rossana Marangelli, regia e scene Licia Lanera, produzione Fibre Parallele, in coproduzione con il Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria e il Festival Operaestate di Bassano del Grappa, con il contributo della Regione Puglia, con il sostegno di Res Extensa, Ass. Cult. Explorer, Es. Terni Festival, PimOff

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