"Nel
momento in cui io racconto le borgate romane non ne faccio mai un fatto
oggettivo, naturalistico. Non è vero tutto questo, al limite lo è solo
apparentemente; in realtà le borgate romane mi appaiono appunto come
un'apparazione, un sogno, un sogno stilistico, come un sacrario del
sottoproletariato, come un mondo concluso […] Lo stile è un prodotto di
questo. Voglio dire: non baro perché lo stlle è un prodotto diretto di
questo mio sentimento della realtà come apparizione del divino".
Pier Paolo Pasolini
Commuove gli animi Maddalena Crippa, interprete sensibile e appassionata
della parola pasoliniana, in scena al Teatro Vascello di Roma per inaugurare
la serie di omaggi che il teatro dedicherà nel corso del 2013 all’opera e
alla personalità del grande Pier Paolo Pasolini.
Una selezione di testi tra i più teneri e passionali, una scelta
personalissima e convincente, che attraversa quasi l’intera opera poetica di
Pasolini e che spazia da “Poesia in forma di rosa” a “Le ceneri di Gramsci”,
da “Trasumanar e organizzar” fino a “Poesie disperse II” e “La religione del
mio tempo” e che include, inoltre, alcune rare interviste (l’ultima,
rilasciata da Pasolini a Furio Colombo, risale al giorno precedente alla sua
morte).
A fare da contrappunto alla lettura la musica del superbo Paolo Schianchi,
che arricchisce e amplifica il senso della poesia pasoliniana.
Lo spettatore rimane ammaliato dal suono incandescente e insolito del suo
Octopus, sistema elettro-acustico da lui stesso ideato, che gli consente di
suonare tre chitarre contemporaneamente, basandosi sui principi dell’eco e
della risonanza.
Parola e suono riempiono il teatro, lo inondano, lo illuminano. Illuminano
un sentiero, la possibile direzione di una svolta. Perché quella di Pasolini
è poesia pensante.
Tornare a Pasolini oggi si deve, perché lui, come pochi, ha saputo
arrischiarsi là dove difetta il fondamento, nell’abisso.
«L’epoca a cui manca il fondamento pende nell’abisso» - scriveva Martin
Heidegger nel suo “Perché i poeti?”. «Nell’epoca della notte del mondo
l’abisso deve essere riconosciuto e subìto fino in fondo. Ma perché ciò
abbia luogo occorre che vi siano coloro che arrivano all’abisso» . È a
questo abisso Pasolini ci riporta, alla necessità di mettersi in cammino
sulle tracce degli dei fuggiti, con la lucidità, il coraggio, l’ossessione
per la verità che sempre lo hanno contraddistinto.
Nel tempo di povertà, nel tempo della notte del mondo il poeta canta il
Sacro. Se così stanno le cose, non ci resta che metterci in ascolto dei
versi del poeta. |