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Se la Germania non fa salti di gioia, l’Italia è messa ancora
peggio: l’industria del cinema di genere, forte di una consolidata
tradizione negli anni Settanta ed Ottanta durante i quali produceva una
considerevole quantità di pellicole, è definitivamente tramontata da un
pezzo, ed è toccato solamente all’ormai indifendibile Dario Argento
rappresentare per l’occasione i colori italiani con IL CARTAIO, il film che
ha suscitato la maggior quantità di risate in sala (praticamente
ininterrotte dall’inizio alla fine) e si è inesorabilmente classificato
ultimo tra quelli in concorso. Per il resto, si segnalava soltanto la
presenza in giuria di Lamberto Bava (il cui DEMONI rappresenta a
tutt’oggi l’ultimo horror italiano di grande successo
internazionale), ad un cui eventuale ritorno al grande schermo, se si
eccettuano i progetti sempre rinviati di Michele Soavi e l’annunciato terzo
capitolo dell’argentiana triologia delle Tre Madri, sono legate le ultime
speranze di un’improbabile rinascita del genere: ma il regista, nel corso di
una breve intervista concessa a KINEMATRIX, non ha lanciato segnali
incoraggianti, rimanendo abbastanza sul vago e preferendo piuttosto fare il
punto sui soliti problemi.
KINEMATRIX: E’ fondata la notizia di un suo ritorno al genere horror,
che ultimamente circola con insistenza su svariati siti presenti in rete?
KMX:
Sono difficoltà che si incontrano particolarmente in Italia?
KMX:
Il cinema di genere, però, è praticamente scomparso…
::: Flavio GIOLITTI ::: 17/04/2004 ::: |
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