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Si è da poco concluso il 19° Short Film Festival di Hamburg. Uno dei più
importanti festival internazionali che pone al centro della scena le brevi
creazioni cinematografiche, solitamente sempre un pò denigrate a mera
sottospecie di cinema, dalla scarsa considerabilità. La città di Hamburg
invece, anche quest’anno ha provato a smentire tale reputazione. Lo ha
fatto, non solo organizzando la diciannovesima edizione del festival, ma in
primis passivamente, ricevendo migliaia di produzioni, per la precisione ben
3304, da 79 paesi del mondo. Le categorie in concorso erano:
International Competition, No Budget, Three Minute Quickie,
Made In Germany, Made In Hamburg, Virtual Light e Mo
& Friese - Children’s Film Festival, che si aggiungevano alle
sezioni speciali: Dance!, Future Is Not What It Used To Be, Japan Special,
Europe In Shorts e Indonesia. Ieri sera, in una cerimonia ilare
ed informale, sono stati consegnati i premi dei corti in concorso. Se fra il
pubblico non sono mancati commenti di disapprovazione alle (sempre)
discutibili scelte delle giurie, anche le assegnazione degli Audience Award
(i premi assegnati dal pubblico, pagante!) potrebbero risultare parimenti
soggettive. (England 2002, 35 mm CS, 5’33 Min.) by Alicia Duffy
La motivazione della giuria: “Il
prato. La ragazza e l’uomo. Il film non ha bisogno di più di ciunque minuti
per comunicare le relazioni e le possibilità tra i tre personnaggio di un
caldo pomeriggio estivo. La regista trova un proprio linguaggio
ciunematografico copmpletamente legato alla capacità del pubblico di mettere
in relazione il non detto”. (Russia 2002, 35 mm, 19’50 Min.) by Pavel Medvedev La motivazine della giuria:” In
breve tempo, il film spiega la difficilissima condizione di vita dei
minatori siberiani. Il film è basato sul contrasto visivo tra il buo delle
miniere, la bellezza dei paesaggi bianchi e il rito arcaico della
macellazione delle renne. Attraverso la difficile vita quotidiana dei
protagonisti, il regista trova loro una propria ed umana dignità”.
(Germany 2002, 35 mm CS, 13'20 Min.) by Hajo Schomerus Un’hostess, un operaio dei una
cava di terra, il proprietario di un negozio di poltrone. Tre protagonisti
di Ich und das Universum, produzione tedesca sul rapporto fra sé, se stessi
e l’universo. Ossia tra ciò che si deve essere e ciò che piace essere: Il
tutto al centro di un intricato universo, inevitabilmente fatto di etichette
e di anime che amano esprimersi oltre le apparenze e che guardano il mondo e
se stessi da prospettive del tutto singolari ingenue. Menzioni Speciali Les Baisers des autres (France 2002, 35 mm, 13'37 Min.) by Carine Tardieu
La categoria del “basso costo”,
dove a vincere su tutti è stata la creatività! (Canada 2002, Beta SP, 5'30) by Benny Nemerofsky Ramsay Sedici box, sedici riquadri,
sedici stanze, sedici telecamere, sedici persone (o forse quattro?) cantano
Live to telL di Madonna. Gli
ambienti sembrano quasi identici e nei fatti lo sono, dato che il video è
stato registrato in un palazzo pieno di uffici e le registrazioni sono
quelle delle telecamere di sorveglianza. Essendo un corto a “zero costi”,
l’uso di qualche minima tecnologia compare giusto sottoforma di variazioni
cromatiche durante i cambi di voce dei cantanti. Bizzarro ed originale,
vincitore in una categoria dove era “permesso” davvero di tutto! (England / The Netherlands 2001, Beta SP, 8'00 Min.) by Jeroen Offermann Sfidando la convinzione che alcune canzoni cantate al contrario trasmettessero messaggi satanici, Jeroen Offermann si è divertito a cantare Stairway to heaven dei Led Zeppelins all’inverso, per poi proiettare il video nel senso opposto a quello di registrazione, accompagnandolo alla voce dei cantanti originali. Risultato di questo esperimento, più facile a dirsi che a farsi, è un divertente video musicale che sembra sfidare la forza di gravità e l’armonia umana dei movimenti, che il pubblico ha voluto premiare per l’originalità con cui sono state usate le basilari tecniche di montaggio.
(Germany 2002, 35 mm, 15'10 Min.) by Aihan Salar
(Germany 2003, 35 mm, 10'10 Min.) by Philip Haferbusch “Ogni passo, ogni numero può
essere tenuto sotto controllo” è la convinzione-ossessione del protagonista,
che a partire da uno shock infantile, non ha mai smesso di contare e
contare. Passi. Cose. Oggetti del quotidiano. Un’ossessione che sfocia in
patologia, in nevrosi, in suicidio. Una perdita affettiva, l’abbandono da
parte della famiglia e la solita routine -in solitudine- a casa della nonna,
distruggono la fantasia di una ragazzo che spende la sua vita a mettere un
numero dietro l’altro, ad annotarne uno per uno, nel suo “quaderno dei
passi”. L’insensibilità alla vita, la freddezza con cui la si riduce ad un
mero calcolo di cifre, sono esasperate dalla ripetizione di rapide immagini
degli oggetti presenti nella storia, illuminati e posizionati su uno sterile
sfondo bianco. L’insensibilità e freddezza che hanno reso di 1 vor 2 zurück
l’unico corto in grado di mettere d’accordo giuria e pubblico (tedeschi!). (Germany 2002, 35 mm, 10'10 Min.) Menzioni Speciali (Germany 2003, 35 mm, 16'21 Min.) by Katja Fredriksen
(France 2002, Beta SP, 4'17 Min.) by Christel Pougeoise and Romain Segaud
(England 2003, Beta SP, 2'18 Min.) by Lloyd Price and Christopher
Sadler
(England 2003, Beta SP, 2'18
Min.) Menzioni Speciali |
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a cura di Angelica GABRIELLI Amburgo, 12/06/2003 |
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