19.mo alpe adria cinema
Trieste, 17 - 24 Gennaio 2008

 

radici

IL CINEMA DI ISTVÁN GAÁL

 

di  Sara GHERBITZ

Lunedě 21 Gennaio si č svolta la tavola rotonda in onore del regista ungherese Istvŕn Gaŕl, di cui Triestefestival ha presentato quest’anno una retrospettiva di film arricchita da una mostra di suoi scatti allestita al cinema Excelsior. István Gaál, prematuramente scomparso lo scorso settembre, era e resta tuttora un nome di spicco della nuova onda ungherese, poi censurato per circa vent’anni nel suo paese. Regista attivo oltre al cinema per la televisione e il teatro- tra i suoi ultimi progetti, un Macbeth a Lisbona-, attirato negli ultimi anni della sua vita dalla filosofia indiana, la sua sete di conoscenza lo aveva sempre portato alla ricerca di nuovi orizzonti, a partire da quando, nel ‘59, dopo il diploma alla Scuola di Cinema di Budapest, ottiene una borsa di studio al Centro Sperimentale di Roma, cittŕ diventata in seguito sua seconda casa. Il festival di Trieste gli ha reso omaggio attraverso una corposa selezione di sue opere, a cominciare dal lungometraggio d’esordio SODRÁSBAN (Nella corrente, 1963), passando attraverso i successivi ANNI VERDI (1965) ritratto del clima oscuro nell’Ungheria negli anni ’50, e I FALCHI (1970) fino ai film girati con una videocamera digitale INVENTARIO IRREGOLARE DI PARIGI (2004) e MOSAICI DEL KERALA (2005). Figura di artista a trecentosessanta gradi, Gaál partiva da una concezione del cinema come lavoro artigianale: “Faccio i miei film come i piccoli maestri di Siena dipingevano i loro quadri. Erano artisti, ma anche artigiani nel vero senso del termine. Cercavano il feldspato, cioč lo sfondo e i colori, tagliavano i pannelli sui quali dipingere le proprie visioni, erano loro stessi a segare le cornici. Allo stesso modo, anch’io scrivo la sceneggiatura, faccio la regia e il montaggio del film, faccio filtrare in me tre volte le mie idee. ogni tanto mi occupo anche della fotografia: tuttavia non mi considero né sceneggiatore né regista né montatore né direttore della fotografia. Mi considero semplicemente un pittore, ovvero, se si vuole, uno scriba di immagini”. Hanno partecipato all’incontro Judit Pintér e Paolo Vecchi, curatori della monografia, Elemér Ragályi, direttore della fotografia ne I FALCHI, e la musicologa Judit Várbiró, co-autrice del film RADICI (2005), che cosě lo ha ricordato: “Ci siamo incontrati piů volte, ed eravamo entrambi d’accordo sul fatto di realizzare un documentario dedicato alla vita e al percorso artistico del musicista Béla Bartňk. Durante la nostra collaborazione ho avuto modo di conoscere una persona che aveva un grande interesse per il mondo, voleva andare sempre a fondo e conoscere quante piů cose possibili, dalla fisica all’astrologia, e questo vale anche per la musica. La sua capacitŕ di immedesimarsi e di approfondire emergono anche in un altro film dedicato all’universo musicale, ORFEO ED EURIDICE (1985) e nella rilettura personale che ha fatto di quest’opera. E cosě piů tardi, mentre giravo RADICI, avevo l’impressione che Gaál conoscesse a livello personale Bartók, e questo stretto legame l’ha accompagnato fino alla morte: e qui devo ricordare che sono morti lo stesso giorno, il 25 settembre, quasi mano nella mano, e che con questo suo film Gaál ci ha lasciato un’ereditŕ indimenticabile”.

 

19.mo ALPE adria CINEMA
Trieste, 17 - 24 Gennaio 2008