Bong-soon, donna di mezza
età, sposata, madre di una ragazza di 20 anni, affitta stanze agli studenti
per arrotondare lo stipendio del marito.
E' severa nei modi, rigida, impostata, assume bene il suo ruolo di padrona
in una famiglia molto tradizionale (convenzionale) che segue tutte le
regole. Ma, come ogni “buona e sana famiglia”, anche quella di B. cela,
dietro un perfetto sorriso a trentadue denti, le sue carie che non ci
mettono tanto ad uscire allo scoperto, schizzar fuori e intaccare la bella
dentatura.
Nel momento in cui la figlia, in procinto delle nozze, terrorizzata da un
futuro simile a quello della madre e oppressa dal fidanzato, si dà alla
fuga, Bong-soon può finalmente scatenarsi, essere se stessa, sentendosi
ormai libera dalla responsabilità di genitrice di dare il buon esempio a
tutti i costi.
S' innamora proprio del suo non-futuro genero,che vive in affitto a casa sua
ed è molto più giovane di lei, instaurando una dolce, buffa, ma sensuale,
relazione clandestina.
Non si cura minimamente delle chiacchiere che girano nel quartiere e che
inevitabilmente raggiungono le orecchie del marito: è serena, il suo viso è
finalmente rilassato, concentrato nell'appagare il cuore e il corpo
attraverso un amore tutt'altro che platonico.
Anche quando scopre di essere incinta, ferma nella decisione di mettere al
mondo il frutto della sua libertà, non si nasconde, né si intimorisce di
fronte alle comprensibili insicurezze del ragazzo, o alle pressioni del
marito che vuole che abortisca, preoccupato soltanto di salvare la faccia.
Dinamiche di famiglia, familiari ai nostri occhi, s'intrecciano
perfettamente grazie a un cast di attori di talento (in particolare, la
protagonista Kim Hae-sook), e alla maestria del regista, capace di
sintetizzare, in poco più di un'ora e mezza di pellicola, una serie di
tematiche con una leggerezza affatto scontata e superficiale.
Il risultato è una commedia drammatica, a tratti comica ed esilarante, che
contraddice, almeno nel messaggio finale, la sempre più evidente tendenza
all'occidentalizzazione del cinema sud-coreano, specchio della società del
suo paese.
Il film s'inserisce bene in questa edizione del festival coreano/fiorentino,
quasi esclusivamente dedicato alle donne, e riesce con successo ad andare
anche oltre.
Non è la donna e la sua emancipazione il centro del pensiero cinematografico
di Oh Jeom-gyoon, ma una sottile e mirata ribellione alla convenzionalità.
Senza alcuna forzatura, attraverso qualche situazione delicatamente
romantica (quando B. accetta il passaggio in bicicletta del giovane, e sale
goffa e impacciata sul portapacchi), si realizza la possibilità di
stravolgere positivamente una morale ormai scaduta da troppo tempo.
Indimenticabile la scena finale: un concerto di orgasmi coinvolge tutto il
vicinato che, superati il bigottismo e le sue maniere perbenistiche, si
lancia nella danza della libido.
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