TEATRO CA' FOSCARI PRESENTA... della terra di latte e miele
di Manuela Dviri
25-26 novembre 2011 h20.30
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della terra di latte e miele: scheda |
27/30 |
"Terra in cui scorre il
latte e il miele”: è così che viene definita la Terra d’ Israele nella
Bibbia. Le religione ebraica è la prima cosa a cui pensiamo quando vediamo
su un tavolo nero una menorah dorata, il candelabro a sette bracci, mentre,
alla sua destra, c’è un telefono che spesso squillerà. E’ shabbat, il giorno
di riposo. Ci troviamo a Tel Aviv nella casa di Susanna, ebrea non
praticante. Mentre il marito, praticante e ortodosso, proprio quel giorno si
trovava in sinagoga. E’ una giornata inizialmente tranquilla, che pian piano
vede crescere la temperatura emotiva a causa di un telefono che suona
ininterrottamente, tra chiamate del marito e delle amiche palestinesi, Maria
e Hanan, una cattolica e l’altra musulmana. Squilli e rumori di
bombardamenti lontani rimbombano nel salotto della casa, mentre nella testa
di Susanna riemergono pensieri e preoccupazioni di una madre che aspetta con
ansia il figlio ventenne, Izac, arruolato nell’esercito. Alla notizia della
sua morte durante la guerra in Libano, Susanna è straziata dal dolore, ma si
nota in lei una forza interiore capace di trasformare quella sofferenza in
una sorta di rabbia e di protesta. Recita così Ottavia Piccolo: “Urlo! Come
quando sei nato! I fortunati sono quelli che muoiono giovani, lo dicevano
anche i greci”. Fortunati perché non sentono il dolore atroce che può
provocare la perdita di un figlio, una ferita nel cuore che nessuno è in
grado di rimarginare. Oltre al dolore, si aggiungono i sensi di colpa.
Susanna crede di aver fallito come madre e quasi si sente la causa della sua
morte. Izac le appare come in un sogno. Lei lo ascolta e gli risponde con
affetto e rabbia. Mentre ripensa a lui, riemergono i ricordi del nonno di
Izac, ebreo sionista in lotta contro l’antisemitismo. Ricorda come lui
sognasse uno stato giovane e pulito, dove finalmente gli ebrei avrebbero
potuto risiedere ed avere diritto di cittadinanza. Lo spettacolo si chiude
con un finale che fa riflettere, attraverso la lettura del manifesto scritto
il 7 gennaio 2011 da otto giovani di Gaza. Un urlo di protesta non solo
contro Israele e Netanyahu, ma anche contro Hamas, gli U.S.A. e i loro
ufficiali. Suona come un insulto a ciascuno di loro, senza distinzione. Il
manifesto è un “basta”, una richiesta di pace a tutte le guerre inutili e
infinite, dai tempi della prima diaspora. |
TEATRO CA' FOSCARI della terra di latte e miele
25-26 novembre 2011
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