è
con la certezza di non avere molto tempo ancora da trascorrere su questa
terra che Benjamin Britten porta a compimento 'Morte a Venezia': un’opera
che, nonostante la linearità narrativa, trascina con sé un risvolto
introverso e vertiginoso.
Imponenti edifici veneziani, ponti, monumenti inconfondibili, campanili, una
gondola in grandezza naturale, raffinatissime abitazioni, una nave,
balconate che si affacciano su piscine: fluttuano sullo sfondo della scena
come vecchie cartoline che scandiscono un tempo rarefatto, sospeso,
dilatato.
“Misteriosa gondola, un mondo differente ti circonda, un mondo senza tempo,
leggendario di tenebre, di senza legge erranti nell’acquosa notte”, queste
le parole di Gustav von Aschenbach, interpretato dal tenore Marlin Miller,
appena sceso dalla gondola che l’ha condotto fino al Lido, dove ha inizio
tutta la storia.
L’atmosfera è lunare, creata da un’illuminazione che svela i personaggi
quasi in controluce, facendo perdere matericità ai loro corpi, rivelandone
un lato eterico, spirituale, simbolico.
Impossibile distogliere lo sguardo, la perfezione con cui tutto si snoda
davanti agli occhi ha un che di magnetico: una spettacolarità dal ritmo
incalzante ma allo stesso tempo carica di una malinconia intensa, pregnante.
I due personaggi principali sono introdotti rispettivamente dal pianoforte,
per Aschenbach, lo scrittore, e dal vibrafono, per Tadzio, il ballerino:
questi leitmotiv accompagnano la loro presenza in scena per tutta l’opera
come una sorta di aura, che ricorda e mantiene vivi i tratti con cui sono
apparsi all’inizio della storia.
I contrasti, i dilemmi interiori, lo sconforto dell’animo sono messi in
scena con tale sobrietà e compostezza da apparire ancora più drammatici: i
sentimenti di Aschenbach sono costantemente in bilico tra passione e
rimpianto, bramosia e invidia. Il turbamento dello scrittore viene reso
visibile con puntualità, in tutte le sue sfumature, ma pur sempre con
eleganza.
Alessandro Riga è il giovanissimo interprete di Tadzio: appare come figura
dalla bellezza androgina e silenziosa, dalla maliziosità sfacciata ma
genuina, con una grazia dalle movenze indubbiamente femminili. Tadzio è un
ballerino, la sua parte è priva di parole: una scelta che rimarca
l’incomunicabilità tra lo scrittore e l’oggetto del suo desiderio.
Sarà proprio per non rinunciare a questo desiderio che Aschenbach consegnerà
se stesso, Tadzio e la sua famiglia ad una morte inaspettata causata da
un’epidemia di colera, di cui solo lui sembra essere a conoscenza.
Alla maestria del basso-baritono Scott Hendricks è lasciato il compito di
interpretare tutti i personaggi che rappresentano i messaggeri del fato: il
viaggiatore, il direttore dell’albergo, il barbiere, il capo dei suonatori
ambulanti, la ‘voce’ di Dioniso e il vecchio gondoliere. Ancora una volta
l’allusione è sottile ma puntuale: è il destino che viene incontro ai
personaggi, che guida i loro passi, che li conduce lontano dai loro
programmi, senza che questi si accorgano di essere cascati nella sua tela.
Molta attenzione è stata dedicata ai rimandi biografici con la vita di
Thomas Mann, molte le riflessioni legate al tema dell’omosessualità e della
pedofilia, che si allontanano però da quella che rimane senza dubbio la
visione più completa e tutt’oggi attualissima di quest’opera: la morbosità
per la bellezza, per la vita e per l’arte possono alle volte condurre un
uomo alla deriva, dritto nelle braccia della morte.
è
proprio questo confine sfuocato tra bellezza e decadenza, tra vitalità e
malattia, tra le tinte della giovinezza e quelle della vecchiaia, tra il
fascino ingenuo dell’innocenza e la consapevolezza evinta dall’esperienza e
dallo studio, che fa da sfondo a tutta la vicenda. Viene messa in scene
un’umanità precaria, che non riesce gestire le sue pulsioni: sia che esse
riguardino gli ideali che le perversioni.
L’opera termina con l’immagine del giovane ballerino che indica l’orizzonte
e per un attimo ricambia lo sguardo dello scrittore morente sulla spiaggia:
la tragedia incombe ma viene appena accennata e si condensa in un unico
delicatissimo frame finale.
|