biennale teatro

40. Festival Int. del Teatro

bladi mon pays

Teatro Giovanni Poli, giovedì 26 febbraio
 

di Cecilia COTUGNO

Collegamenti rapidi:

- Bladi Mon Pays

è il secondo incontro ravvicinato con il Marocco in questa Biennale Teatro, ma nulla ricorda i suggestivi ambienti delle Mille e una notte: non ci sono danzatrici del ventre o incantatori di serpenti, profumi e incensi inebrianti,dune dorate e chiari di luna...

Lo spettacolo è la rievocazione di un Marocco ormai lontanissimo, quasi inesistente, in una banlieue parigina tutt'altro che ricca di fascino: ombre e spettri si aggirano furtivi tra le colonne di case abbandonate con la costante angoscia di essere scoperti.

Al centro della storia non c'è il leur pays per i fratelli Kader e Habib (Abdelkebir Rgagna e Said Bay), ma il terrore della clandestinità in una terra che non gli appartiene, che li vedrà sempre come “sporchi arabi”.

Sembra sia così che il regista maghrebino Driss Rokh (anche attore nell’americanissimo BABEL di Inarritu), voglia mostrare il Marocco al pubblico del Teatro Giovanni Poli di Venezia.

Se da una parte riesce a dipingere una realtà così reale che non riguarda soltanto la Francia, ma che è anche possibile ritrovare nella terraferma veneziana o nelle periferie milanesi, d'altra parte non lascia intravedere neanche un sottile filo di speranza.

La speranza in un' Europa accogliente e tollerante, che ha spinto migliaia di persone a imbarcarsi senza conoscere la meta e soprattutto senza la sicurezza di raggiungerla, si dissolve e si scontra con una realtà fatta di richieste di permessi di soggiorno rifiutati, sfruttamento e criminalità.

Per quanto i contenuti fossero un'interessante premessa, la realizzazione è stata del tutto deludente ed è stata sicuramente un' occasione mal sfruttata da parte del teatro marocchino e dello stesso Rokh.

La performance risulta pesante, priva di luce e colori (fa eccezione la breve comparsa di una cantante, che però la sera della prima non era presente) e difficile da seguire per un pubblico non arabofono.

Vi è, peraltro, un lato divertente e decisamente ridicolo attorno alla sua messa in scena.

In pieno “stile arabo”, si è percepita una generale mancanza di professionalità da parte degli attori, che arrivavano alle prove in ritardo, spensierati nella loro vacanza veneziana, con tanto di parrucche e maschere di carnevale, e dello stesso regista che, come già detto, ha ingaggiato la cantante all'ultimo minuto.

A coronare la totale disorganizzazione, lo spettacolo è iniziato in ritardo: ma non dobbiamo farci sorprendere dalla filosofia araba del dolce far niente.

Come se non bastasse, gli ambasciatori marocchini, annunciati e attesi dalla platea maghrebina, sono arrivati a dieci minuti dal termine dello spettacolo, pretendendo, con toni accesi, che gli attori ripetessero almeno alcuni momenti salienti della piéce teatrale.

Non è però il caso di condannare il teatro arabo, che, seppure entrato di recente nell'ambiente culturale mediorientale e maghrebino, ha visto, a partire dall'Egitto, un sempre crescente fervore d' opere. Dopo i promotori del primo movimento della drammaturgia araba: Tawfìq al-Hakìm (1898-1987) e Nu`màn `Ashùr, si cimenta con successo Yusùf Idrìs. La Siria ha in Sa`d Allah Wannùs (1941-1997), il suo più rappresentativo esponente, sia per le tecniche d'avanguardia impiegate che, per i contenuti volti ad un'opera di demistificazione e disillusione attraverso la rilettura della storia alla luce di una nuova coscienza. In Tunisia si evidenzia Ezzedine Madani, con opere d'ispirazione storica. L'Algeria ha in Kàteb Yacìne un interessante drammaturgo, mentre per quanto riguarda il Marocco, Driss Chraïbi alterna l'attività di romanziere a quella di autore teatrale con successo.

biennale teatro

40. Festival Int. del Teatro
bladi mon pays
Teatro Giovanni Poli, giovedì 26 febbraio