di Gabriele FRANCIONI

 

La Sala Stucchi dell'Hotel Excelsior è uno dei luoghi tradizionali per i roundtable in cui s'incontrano registi ed attori presenti alla Mostra del Cinema: il giorno di BLACK DAHLIA è piena di gente che saltella sulla moquette. Tensione ed eccitazione, che poi si trasformeranno in placida calma grazie a Brian De Palma e Scarlett Johansson: lei, inaspettatamente, non è né la star da red carpet né la ragazzetta informe di certe foto internettiane e sfoggia una bellezza tranquilla, non curata. Sorpresa in positivo. Mentre Mia Kirshner, Elizabeth Short nel film, si appropria di un non meglio identificato "ruolo femminile principale" e risponde anche lei alle domande poste solo al regista (!!!).
Hilary Swank non è al Lido e la sua mancanza si fa sentire. Distribuiscono il libro agli intervistatori, in una bella nuova edizione con fascetta promuovi-film: idea da ripetere nel futuro,  goloso antipasto.
James Ellroy trasmette una puntuta carica emotiva, che emana dagli occhi ravvicinati da squalo metropolitano, squalo in rosa. Vestito color pastello molto Fifties, agitarsi compulsivo, ruotare senza sosta della testa, simulazione - fallita - di superamento del trauma infantile (assassinio della madre).
"Yo soy fashiiista! Duci, Duci!" sarà il suo improbabile esordio, comunque simpatico: certe affermazioni è meglio ascoltarle dal vivo che leggerle sub specie di farneticazioni su intenet.
Tira un'aria da "non si parla di politica e di argomenti che scottano", la si respira ad ogni risposta.
Magari non era intenzione di tutti (quella di sviscerare delitti e atrocità private e collettive), ma comunque attori-regista-scrittore si chiudono a riccio.
Non tutti hanno il coraggio di Jonathan Demme o di Joe Dante...
Tre settimane dopo l'intervista è curioso andare a leggere i vari report dell'incontro collettivo sulla stampa cartacea, che si lancia in arditi "cut and paste" delle domande più interessanti: ma allora, che senso ha proporre all'infinito, da parte di costoro,  drammatici quesiti su questioni epocali come "l'ultimo film italiano visto", o "quante volte va al cinema alla settimana" o anche i fatidici "progetti futuri"?

 


SCARLETT JOHANSSON
- Il ruolo che mi è stato proposto mi ha subito affascinato e coinvolto molto e, in quanto non ambientato nel presente, si potrebbe pensare che io possa aver studiato Vivien Leigh, Shelley Winters o Bette Davis, ma in realtà non ho pensato realmente a qualcuna di loro.

- Film recenti? Mi è piaciuto il documentario UNCONVENIENT TRUTH, sulla campagna di Al Gore per la sensibilizzazione sul tema dell'aumento della temperatura del pianeta.
- Non voglio essere "type-cast", non rientro in uno stereotipo: sì, sono eclettica.
- Sono molto fortunata perché ho sempre potuto fare quelllo che volevo, fin dall'infanzia, poiché ho iniziato da bambina a fare questo lavoro.
- L'unica cosa è che il mio IO è inattingibile, perché la stampa, chi mi riconosce per strada e anche voi, qui, oggi, nessuno può pensare di conoscermi veramente! E quindi niente o poco di quello che interpreto rispecchia veramente quello che sono.

KMX Il fatto di essere rimasta fuori dagli Stati Uniti per così tanto tempo, il fatto di viaggiare molto per lavoro - LOST IN TRANSLATION, MATCH POINT, SCOOP e BLACK DAHLIA, e quindi Londra, Tokyo e la Bulgaria - ti è servito, ti ha cambiato un po' o influenzato, arricchito in qualche modo a livello personale o recitativo e lavorativo?
 

SJ No, anzi. Al di là dell'arricchimento personale e del piacere di viaggiare. In questo senso Londra mi è comunque piaciuta molto più della Bulgaria, per esempio, se non altro perché il ricordo che ne posso avere è quello di buie e fredde giornate durante le quali pioveva sempre... Lì non avevo un posto in cui ritrovare me stessa e rifugiarmi. No, amo moltissimo la mia città, New York, adoro ritornarci e non c'è niente di meglio che starmene nel mio appartamento a Manhattan, dove ritovo me stessa, il mio ambiente e riconosco la mia vera matrice culturale. Inoltre i miei migliori amici, il giro di persone che mi sono più care, i miei ristoranti preferiti, beh, li ritrovo tutti a New York... Non esito un istante se mi propongono film ambientati nella mia città.

No, in questo senso non sono cambiata, sono rimasta me stessa in questi ultimi anni.
 


JOSH HARTNETT
- Recitare con attrici belle e sensuali come Scarlett e avere scene di sesso con loro è sempre un motivo in più per accettare certi ruoli!
- è da 6 anni che sono nel progetto: prima c'erano 200 pagine di script, si pensava di girarlo in b/n, il film doveva durare 4 ore e il regista era diverso. C'eravamo solo io e Josh Friedman, lo sceneggiatore, e, come potete capire, era un progetto completamente diverso.

- Brian De Palma è sempre stato un punto di riferimento e il fatto che il film sia poi passato in mano sue, per la regia, è risultato molto, molto stimolante.

KMX Sei stato ossessionato anche tu dalla Black Dahlia reale o da quella di James Ellroy, è qualcosa che ti è entrato dentro e ti ha condizionato, influenzato, colpito durante la lavorazione del film? Poi: come fai "difenderti" da Hollywood e da Los Angeles, che sono realtà così pericolose ed ambigue, così doppie, capaci di attirarti e condurti in un retro dal quale, per i motivi più svariati, un attore rischia di non uscire più, anche solo per il fatto di vivere una realtà fatta di gossip, riviste, interviste, pubblicità, in cui vede continuamente la propria immagine moltiplicata in tanti °doppi°?
 

JH No, in realtà, a differenza di James, Brian e molti altri, artisti e non, non sono mai stato ossessionato da questa vicenda, che ho cercato di elaborare a un livello molto professionale, molto distaccato, anche se mi ha consentito di tirare fuori e rendere esplicito il mio lato più °dark°, più nascosto e scandagliare quella che è la mia complessità interiore, che non sentivo ancora ben sfruttata nel mio lavoro da parte dei precedenti registi. Come sai, sinora avevo interpretato ruoli da eroe, ruoli un po' troppo fortemente caratterizzati in un senso univoco, un po' stereotipati, anche se magari più giustificati dall'essere un attore giovane.è importante mantenere questo distacco, in generale, per non rimanere troppo attaccati al personaggio e farsi influenzare da esso nella vita privata e nella realtà quotidiana. Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda.. beh, devo dirti che il modo migliore di "difendersi" da Los Angeles è quello di NON viverci!
E sto parlando solo della città e non di Hollywood: io, infatti, vivo a New ork da un po' di tempo e la cosa mi permette di mantenere, anche in questo caso, un certo distacco. In quanto a Hollywood... beh sì, effettivamente c'è un lato oscuro del sistema che inquieta e dal quale, come dici tu, bisogna difendersi, anche se forse le cose non stanno più come ai tempi di Elizabeth Short, in cui qualcuno rischiava la vita se incontrava le persone sbagliate o faceva scelte azzardate.
Non ho visto ancora nessuna "golden room" e mi auguro di non vederne... Spero e credo che buona parte di quel "retro" (°backside°) di cui parli tu se ne sia andato col tempo, non c'è più una vita notturna (nightlife) "malsana", oscura, tutto è sotto le luci dei riflettori, anche perché è cambiata Los Angeles e non si vive più molto per strada, non si va più in giro di notte... Almeno, le star non lo fanno.

 

 

JAMES ELLROY
- Hi ev'rybody! Who are you talking about? I'm wondering: Black Dahlia?" e, cantando, "Betty...who killed you?
- I don't talk about politics, no Bush, no war in Iraq! I will never slag my country in front of foreign journalists, right? The war in Iraq, president Bush, America today did not exist in 1947. Black Dahlia has nothing to do with America today, ev'rything to do with L.A. in 1947. No politics! I'm very right-wing, don't bug me! Yo soy fascista...Duce, Duce!
- It's more Los Angeles in 1947, the year before my birth, that I love, more than the whole America. And you all know the story: my mother was murdered in June of '58, the case was never solved and I became obsessed with the crime and the day of my 11th birthday my father got me Jack Webb's book "The Badge", it contained a summary of the Black Dahlia murder case: it talked about my mother and the Black Dahlia as one. Many years later I wrote the book.
- The story of the Black Dahlia has haunted me very much. I got obsessed, it was the foundation of my obsessions with L.A. and its criminal and social history. It is of all my novels the most personal story that I have ever wrote and Bucky is the most like me of any of my characters.
- It's portrayed well enough, in the movie. Watch Mr. Hartnett: he's always thinking, he's always wondering, he's always measuring, he's always calculating. He's someway passive, he's fisically courageous but only when pushed to the ends of his psyche. Look at Mr. Hartnett: the eyes of the haunted...are always moving. He has small eyes, like me! Small brown eyes, but they're always going like this... (muove lo sguardo ripetutamente a destra e a sinistra, N.d.R.). Your ability to understand this movie is predicated on your ability to think at the pace of the characters.
- My obsession is a creative obsession but was realized over twenty years ago when I wrote the book. It's not like I wake up every morning and I go mmmhhhh, my mother was murdered, mmmhhh... Black Dahlia.... I'm a normal human being! It's very easy for me to get obsessed by women, but it's ok, life goes on!
- I'm writing the third volume of my Underworld Usa Trilogy, which is the sequel of my novels "American Tabloid" and "The Cold Six Thousands"... I'm writing as fast as I can and I'm not telling ya the title!
- I only enjoy crime movies, like THE CROUPIER, but it was six or seven years ago...

KMX Is the character of Swank's father echoing the real George Hodel (vedi prossimamente su Kinematrix la seconda parte di ONE SIDE MAKES YOU LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL sul backworld hollywoodiano dietro l'assassinio di Elizabeth Short e l'adesione di Ellroy, nel 2003, alla versione fornita da Steve Hodel, figlio di George, famoso medico losangelino amico di Man Ray e Walt Disney, accusato di vari reati sessuali da parte della figlia, sorella di Steve, N.d.R.) and is the scene of the crime in someway a version of the so-called "golden room" in Hodel's house?

JE I don't talk about who really killed Elizabeth Short. Anyway: no, no direct connections with the figure of the father and the scene of the crime. °George Hodel does not exist for me°, it's the best record I can give you. I'm not interested in "who" killed the Black Dahlia...The one thing I don't want to talk about in this tour is "who killed Elizabeth Short": I don't care, I don't know, she's dead and the guy who killed her is not out there killing women or, at least, not anymore and I can tell you that he's not a risk for anybody now...


 

BRIAN DE PALMA

- Se vedo molti film? Sì, adesso ad esempio sono appena tornato dal Festival di Edinburgo dove ne ho visti circa 50 e ciò che preferisco è studiare quelli prodotti in altri paesi, vado alla ricerca di attori, guardo le scenografie, ascolto le colonne sonore... anzi, credo di essere l'unico regista nella storia del cinema che va ai festival per vedere i film e mi dispiace di non potere incontrare i miei colleghi e anche viaggiare con loro. Sono sempre solo...
- Film italiani visti? Mmmhhh... (silenzio infinito, N.d.R.)... No, no...
- Ho letto il romanzo una quindicina di anni fa e l'ho trovato un fantastico noir, ma non adattabile, vista la sua complessità. Poi invece L.A. CONFIDENTIAL mi ha convinto che quei problemi di sceneggiatura potevano essere risolti cinematograficamente. Inoltre lo script di Josh Friedman e James Ellroy, cui avevano già lavorato per più di cinque anni, era un buon punto di partenza sul quale lavorare. Ho cercato di mantenere l'integrità della narrazione e di raccontare, in forma breve, un po' tutte le storie presenti nel libro, concentrandomi sul fatto che la Black Dahlia, Elizabeth Short, è l'unico personaggio veramente onesto, perché tutti gli altri sono in qualche modo degli imbroglioni, dei bugiardi e vanno direttamente all'inferno, mentra B.D. è l'unico character verso il quale il pubblico prova empatia. Per questo nel film le ho dato questo aspetto così luminoso e si distingue da tutti gli altri per tale motivo
- Sicuramente quello che continua a mantenere viva la memoria di Black Dahlia e che genera l'ossessione di molte persone, e anche la mia, sono le immagini, le foto del cadavere, del viso sfigurato... Questo orrendo delitto colpisce perché riguarda questa dolce e innocente ragazza che viene smembrata e il corpo devastato viene lasciato lì, in mezzo a un prato e questo è il motivo per il quale io ho mantenuto le foto del corpo così com'erano, sino alla fine del film: per fare in modo che la gente capisca i motivi dell'ossessione che perseguita i due protagonisti. Sono immagini che ti rimangono impresse nella memoria per sempre, cosa che accade anche per i poliziotti, in genere, e finiscono con il non liberarsene mai".
- Progetti futuri? TOYER, il film che dovevo realizzare anche a Venezia e in Bulgaria, e il prequel di THE UNTOUCHABLES, con l'ascesa di Al Capone e il suo rapporto con il personaggio interpretato da Sean Connery e finisce con il massacro di San Valentino.


KMX (la domanda fa riferimento allo spunto iniziale di ONE SIDE MAKES YOU LARGER, ONE SIDE MAKES YOU SMALL, in home page di Kinematrix, che mette in relazione WHERE THE TRUTH LIES, MULLHOLLAND DRIVE e, appunto, BLACK DAHLIA) Come spiega il fatto che negli ultimi anni siano uscite pellicole noir come LE FALSE VERITA', MULHOLLAND DRIVE e il suo ultimo film, che in qualche modo trattano figure di femmes fatales, di "doppi" femminili tesi a rendere esplicita la doppia natura, solare e oscura, di Hollywood e se pensa a possibili reciproche influenze tra esse?


BDP In realtà questo è un genere molto, molto difficile da finanziare: storie dark, noir con femmes fatales come protagoniste. In realtà sono storie che noi amiamo, che ci piacciono molto, ma quelle che tu hai citato non sono neanche state un grosso successo dal punto di vista degli incassi al botteghino, il che rende ancor più difficile la possibilità di finanziarle. Se uno va a guardare quelli che sono stati i film di questo genere negli anni Quaranta, si rende conto che all'epoca venivano praticamente prodotti a catena, uno dopo l'altro, cosa che non succede più nel sistema hollywoodiano. Questo tipo di sensibilità è venuta a mancare e spero, mi auguro che non succeda ancora (come per il western e i musical) e che passino di moda ancora una volta. Come dicevi tu è un momento fortunato: speriamo che duri! In realtà questa specie di °revival° è partito da L.A. CONFIDENTIAL, che però ha un happy ending, con la prostituta che finisce con il detective, mentre nella maggior parte dei noir muoiono tutti oppure rimangono segnati, marchiati a vita.

 

MIA KIRSHNER
- Il film che ho preferito tra quelli visti di recente è LA PIANISTA (Haneke), con un'attrice straordinaria, Isabelle Huppert, e la sua interpretazione mi ha spezzato il cuore...
- Io vivo in Canada, a Vancouver, per sei mesi all'anno e devo dire che lì i film italiani proprio non arrivano...mi spiace!
- Devo dire , senza sembrare troppo Polianna, che questo film all'inizio mi terrorizzava e Brian mi ha fatto coinvolgere emotivamente al punto che in alcune scene ero talmente spinta da Brian a provare nuove emozioni ed espressioni, che quasi arrivavo a vomitare a causa della tensione! ("He pushed, he pushed, he pushed...!", riferito a De Palma, N.d.R.)
- è sicuramente l'esperienza più importante che io abbia mai portato a termine (ed Egoyan? N.d.R.) Tra l'altro ho visto molti film dell'epoca, con Vivien Leigh, ad esempio, o Edy Lamarr, perché sicuramente Ellroy aveva pensato a queste attrici per caratterizzare la Black Dahlia del film.

- Ho comprato una casa a Parigi, adesso la sto ristrutturando e girerò un film lì, ma il fatto di non vedermi molto sullo schermo dipende dal fatto che non ritengo di dover lavorare a pieno regime e tengo sempre sei mesi per vivere la mia vita, una vita normale, viaggiare... Se non fai altro che lavorare perdi il contatto con il vero "te stesso..."
 

AARON ECKHART

Sguardi di compassione da parte di Scarlett Johansson, silenzi, nessuna domanda e, in risposta all'unico quesito postogli ("I tuoi prossimi progetti?"), il povero Aaron se ne esce con un gelido "I think I'll give up acting..."