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        LA MEGLIO GIOVENTU'  
        Dedicato a Pier Paolo Pasolini  
        Progetto e regia MICHELANGELO RICCI  
        Finanziato dal fondo Iniziative Sociali e Culturali Studenti dell'Università 
        "La Sapienza"  
         
         
        di 
        Fabio SAJEVA 
       
       
      
         
      LA PREPARAZIONE 
      Questo progetto è nato dall'idea di Michelangelo Ricci che, con l'appoggio 
        degli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università, è 
        riuscito ad ottenere un finanziamento. L'iniziativa è stata ampiamente 
        pubblicizzata sin dall'inizio di settembre ed ha portato ad incontrarsi, 
        all'interno del teatro Ateneo (sito nella città universitaria) circa sessanta 
        persone provenienti da tutte le facoltà ed interessate all'idea di seguire 
        in prima persona la realizzazione di un documentario ispirato a Pier Paolo 
        Pasolini. Chi scrive ha preso parte in prima persona alla fase di realizzazione. 
        La prima difficoltà che il regista ha dovuto affrontare è stata quella 
        relativa alla definizione degli elementi che sarebbero divenuti parte 
        integrante del documentario. Non è stata altresì facile la suddivisione 
        in gruppi degli studenti che avrebbero poi dovuto realizzare il documentario. 
        Il regista ha deciso di formare quattro gruppi: un primo gruppo ha effettuato 
        le interviste, un secondo ha preso i contatti con luoghi e persone, un 
        terzo si è occupato delle riprese ed un ultimo ha compiuto una ricerca 
        dei testi pasoliniani più indicati per il tipo di progetto che stava prendendo 
        forma. Nel contempo, sia per facilitare la collaborazione tra persone 
        che non si conoscevano che per introdurre alcuni aspetti fondamentali 
        per un lavoro del genere, Ricci ha ritenuto importante far lavorare insieme 
        i ragazzi durante la prima settimana, tutti i giorni. Nel montato finale 
        non vi è che una minima parte del lavoro svolto all'interno del teatro. 
        Le parti mancanti riguardano la simulazione dell'omicidio di Pasolini 
        e diversi tipi di performance di gruppo eseguiti dai partecipanti al documentario. 
        Durante la seconda settimana di lavoro si sono improvvisate uscite per 
        interviste a sorpresa di cui si riportano alcuni frammenti nel montato. 
        Al tempo stesso ogni singolo gruppo iniziava ad occuparsi del proprio 
        lavoro. Gli intervistatori si sono sottoposti ad interviste effettuate 
        dal regista (riportate all'inizio del documentario), il gruppo di indagine 
        ha fissato i luoghi e le date dei primi sopralluoghi, il gruppo riprese 
        ha visionato documentari ed ha acquisito elementi base per effettuare 
        le future riprese mentre il gruppo di ricerca dei testi prendeva in esame 
        scritti del poeta da relazionare col lavoro degli altri. A partire dalla 
        terza settimana il lavoro sul campo è iniziato per tutti ed ha unito la 
        troupe. Nel contempo il regista effettuava sempre a Roma, interviste programmate 
        presso uffici pubblici o con personaggi dello spettacolo. Parioli, Eur, 
        Corviale, Tor Bella Monaca, Centocelle, Esquilino, i luoghi fissati dal 
        regista insieme al gruppo di indagine. Enzimi 2000, concerto dei 99 Posse 
        e Assalti Frontali al Forte Prenestino, Torretta style, discoteca Gilda, 
        Mattatoio, manifestazione di Rifondazione Comunista, scuola allievi di 
        polizia, una casa di cura per malattie mentali, concerto di Antonello 
        Venditti, un'associazione di ragazzi down, una manifestazione dei giovani 
        di Alleanza Nazionale, sono solo alcuni dei luoghi di ritrovo dei giovani 
        presi in considerazione dal regista.  
        
         
        IL DOCUMENTARIO 
      Altre mode, altri idoli,  
        la massa, non il popolo,  
        la massa decisa a farsi corrompere  
        al mondo ora si affaccia,  
        e lo trasforma, a ogni schermo, a ogni video  
        si abbevera, orda pura che irrompe  
        con pura avidità, informe  
        desiderio di partecipare alla festa.  
         
        E s'assesta là dove il Nuovo Capitale vuole.  
        Muta il senso delle parole:  
        chi finora ha parlato, con speranza, resta  
        indietro, invecchiato.  
        Non serve, per ringiovanire, questo  
        Offeso angosciarsi, questo disperato  
        Arrendersi! Chi non parla, è dimenticato.  
         
         
        Dopo questo inizio poetico (tutte le poesie sono di Pasolini) si entra 
        nel vivo del discorso con delle interviste. Le cose che toccano maggiormente 
        sono le risposte di fronte a domande che riguardano i valori nei quali 
        si crede. Un giovane risponde che crede solo in sé stesso. Quando invece 
        si domanderà ad una ragazza, cosa ama della sua città, lei risponderà 
        dopo una breve pausa: camera mia. Scena dopo scena ci si svela un mondo 
        che non conosciamo, un mondo di povertà dove non si ha l'acqua da bere 
        in casa ed in cui si spendono quattro milioni al mese per lo shopping, 
        il tutto con un tono ironico che si incupisce solo quando Dario Fo (incontrato 
        casualmente in strada all'Esquilino), sintetizza la sue idee riguardanti 
        l'ispiratore del documentario, dicendo: "Pasolini è stato uno dei più 
        grandi poeti italiani e secondo me è stato fatto fuori per il suo impegno 
        politico. Ad un certo punto i fascisti e chi per loro hanno deciso che 
        bisognava eliminarlo non tanto per la sua vita e i suoi comportamenti 
        ma perché era uno che aveva denunciato chiaramente il fatto dei crimini 
        condotti dallo stato e dagli ordini e soprattutto coperti dallo stato". 
        Dopo una pioggia che cade senza sosta in una giornata grigia, il ritmo 
        di botta e risposta ricomincia. Tra le diverse battute una ragazza incontrata 
        dagli intervistatori ammette di avere raccomandazioni per entrare il prossimo 
        anno all'Accademia di Arte Drammatica. Finisce quella che potremmo chiamare 
        l'introduzione (durata circa cinquanta minuti) divisa in Mattina e Meriggio. 
         
         
         
        Perché la città è fondata dal padre  
        Mentre la madre è relegata in periferia  
        Ai margini  
        Il amo i margini  
        Amo più i margini del centro.  
         
         
        Un'altra citazione da Pasolini ed il documentario ricomincia la sua strada, 
        questa volta con delle divisioni per quartieri e giorni della settimana. 
        Si inizia con il Corviale. Il gestore della palestra di zona ricorda Pasolini 
        ed il suo girovagare per la periferia e subito dopo ci si perde nell'infinito 
        del palazzo-mostro chiamato Corviale. Altri ragazzini ammettono che si 
        divertono tirando sassi ai passanti. Dai margini ci si muove poi verso 
        il centro e cambiano il linguaggio, i vestiti, i palazzi e le idee. Alla 
        domanda: Hai tanta immaginazione? - una ragazzina di circa quattordici 
        anni risponde - no. In un negozio dei Parioli, una ragazza, alla domanda: 
        La povertà è un male o una colpa? - risponde - E' una colpa.  
         
         
        Non è musica d'arte o d'amore, questa,  
        ma uno sterile balbettio che obbliga  
        la gioventù a rifugiarsi nella  
        produttività consumistica.  
        Ecco perché la gioventù tace  
        Ed è lei, del resto, che scrive la storia.  
         
         
        Dopo la sera arriva la notte ed un incontro fortunato con uno scienziato 
        della politica, ci illumina velocemente sul tema. Subito dopo, di fronte 
        al bar che frequentano i cosiddetti "pariolini", una ragazza canta di 
        fronte alla videocamera le sue canzoni, una spogliarellista dice di vedere 
        la morte come una liberazione, dei giovani sotto l'effetto di qualche 
        droga non riescono a rispondere alle domande dell'intervistatore, un giovane 
        si vanta dell'impossibilità di contare gli spinelli che fuma durante il 
        giorno. Si torna così verso i luoghi di aggregazione di periferia. Una 
        ragazza intervistata nel bagno di un locale che ospita "Torretta style", 
        ci invita a drogarci con la testa. Questi che ho citato sono solo alcuni 
        dei momenti paradossali che ci siamo trovati a riprendere.  
        Il lavoro svolto dal regista insieme agli studenti, non è da ritenersi 
        altro che una rivisitazione della città tanto amata dall'artista al quale 
        l'opera è dedicata. Sin dall'inizio si nota subito che il regista ha prediletto 
        un tono piuttosto comico per tutta la durata del documentario. Questo 
        si spiega con l'eccezionale durata del montato (100 minuti circa) che 
        grazie a questo stratagemma non stanca mai. Durante la prima, tenutasi 
        nell'aula magna dell'università "La Sapienza", ad ogni battuta succedeva 
        immancabilmente una risata generale fragorosa e molto spesso un applauso. 
        Il successo è stato sottolineato anche da molte testate giornalistiche 
        tra cui il Messaggero. Un lavoro nato e cresciuto strada facendo che racconta 
        con intelligenza ironica una metropoli come Roma in termini sicuramente 
        non consueti. 
         
       
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