Quello che ci sentiamo inizialmente di dire sui film della sezione racconti
italiani ha a che fare con quelle che dovrebbero essere le peculiarità
di formati diversi dal lungometraggio: riuscire a condensare in un tempo
limitato premessa, sviluppo e conclusione di una storia. Laddove ci si
aspetterebbe quindi un ritmo serrato e un'immediata decodifica dei nessi
logici, abbiamo invece riscontrato, in generale, un'eccessiva sospensione
narrativa e un ermetismo di fondo dovuto ad una pesante stratificazione
tematica nonché alla già accennata assenza di chiare premesse.
In un paio di occasioni - vedi AIRA/ARIA di Federico Ferrarese e Giovanni La Pàrola, ma anche AROUND THE WORLD di Fabrizio Mari - veniamo catapultati nella realtà "mentale" di personaggi in procinto di commettere suicidio, senza che almeno uno degli elementi in gioco (recitazione, scelte di regia, fotografia, ecc.) riesca a "rappresentare" l'indispensabile pathos di quel contesto interiore. E' come se, nel realizzare le loro opere, questi registi avessero bloccato, isolandoli su pellicola, segmenti di un film virtuale, presente esclusivamente a livellio di immaginazione, rendendoci partecipi di episodi psichici privi di pre e di un post. Ci sembra che così facendo vadano perse le potenzialità "potiche" intrinseche alla forma del corto. Ecco allora il ricorso posticcio alla voce fuori campo (L'INSEGUIMENTO di Vito Cea e Ignazio Olivieri; L'ULTIMA ROSA DELL'ESTATE di Agostino Biavati), a supplire a tali mancanze.
Peccato però che, come nel caso di Cea/Olivieri, essa si sovrascriva
al vuoto narrativo - soliloquio di un autista in fuga da fantasmi della
mente - per questo ancora più evidente.
MIRACLE IN THE BRONX, invece, sceglie un registro impegnato: tra docu-fiction
politically correct e fiaba etnico-religiosa, sceglie una location di
portoricani sotto sfratto per impedire il sopruso per raccontare di una
bimba di colore come moderna rappresentazione di un Cristo interetnico.
Un plauso va poi senza dubbio al delicato acquerello visivo di Simone
Massi, i cui disegni animati abbozzano il doppio interiore del mondo reale,
raccontandoci il sogno di un sorvolo libero e creativo sopra dechirichiani
paesaggi urbani. |