CHIMERA
di Pappi Corsicato
con Iaia Forte, Tommaso Ragno, Tomas Arana,
Marit Nissen e Franco Nero



recensione di
Sara FRONDA

"Noi crediamo solo ciò che vogliamo e così siamo pronti a credere anche al falso se ci piace di più."
Suona quasi come una sentenza la frase che dà inizio al racconto, sospeso tra l'illusione e la realtà, di una chimera, la "Chimera" di Pappi Corsicato.
Una crisi di coppia e una coppia in crisi: la confusione sentimentale che, attraverso una sospensione spazio temporale, conduce addirittura a ricreare le suggestioni di un primo incontro.
Un "chimerico" gioco di ruoli all'interno del quale bisogna ricreare i confini, non più nitidi, di un territorio complicato come quello dell'amore.
Torna sul grande schermo il regista napoletano, Pappi Corsicato, e lo fa portando in scena una commedia che va dal noir al melodramma: ogni riferimento possibile purchè sottolinei la finzione.
La narrazione di uno stato confusionale che trova conferma in una non convenzionale scelta narrativa; una coppia alla deriva che cerca l'equilibrio in una sua dimensione, surreale e metafisica, consumata in un continuo reinventarsi e scoprirsi.



Un giardino dell'Eden dove i padri dell'umanità, Adamo ed Eva (Iaia Forte e Tommaso Ragno), cadono vittime del serpente ingannatore, l'illusionista Tomas (Tomas Arana), e con essi gli ultimi echi di momenti felici.
Una recitazione non recitazione quella che Corsicato richiede e che crea, in un film che sembra un teatro nel teatro, una continua astrazione dei personaggi, archetipi il cui male di vivere è la mancanza di comunicazione.
Una pellicola scomoda per chi si interroga sui segreti dell'amore e cerca risposte rassicuranti e consolatorie, in un film che non ha la pretesa di essere un prontuario dei sentimenti personali.
I rapporti umani sono scanditi dal connubio di illusione e finzione, aspetto ripetutamente sottolineato da quel mix di danza, musica, teatro (lascito delle esperienze negli anni della formazione e non, dello stesso autore) indispensabile per creare un gioco di apparenze dove tutto è la copia di tutto.



Una malattia d'amore, se è vero che il sentimento sia generato dall'incontro di due epidemie, raccontata attraverso un occhio registico curioso ed indagatore che cerca la sua Chimera nei misteri del legame umano. Tutto partecipa affinchè lo spettatore si allontani dall'impianto narrativo per lasciarsi coinvolgere in un film più vicino all'Amore che alla storia d'amore.
Un gradito ritorno quello di Corsicato, uno sguardo malinconico " ...a quel desiderio - come lo stesso autore sottolinea- probabilmente vano che esista un sentimento d'amore che ci completi."


IL VOTO DI KINEMATRIX: 27/30