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TEATRO CARLO GOLDONI
PRESENTA... IL VECCHIO E IL CIELO
autore Cesare Lievi Venezia, Teatro Goldoni, 24 novembre 2010
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Ultima opera scritta da Cesare Lievi “Il Vecchio e il Cielo” narra la storia di un vecchio preside al suo primo giorno di pensione che vede esplodere e sparire tutte le speranze di cambiamento e di riscatto intraviste e proiettate in questo giorno fatidico: la fine dell’impegno quotidiano, l’indipendenza economica e affettiva riconquistata, la nuova libertà della vecchiaia. Un crescendo improvviso di fatti e situazioni imprevedibili, comiche e dolorose contemporaneamente, assurde e vere, dove ciò che è reale si mescola a ciò che è immaginario, in una girandola paradossale recante in sé una domanda dalle caratteristiche di una presa di coscienza: veramente tutto va sempre più giù? Veramente tutto si disfa, si spegne, si distrugge, sparisce? O è possibile che…? Uno spaccato di vita noioso e depresso dove si respira l’aria pesante della vecchiaia, sottolineata da una scenografia grigia, incolore, austera e tremendamente fredda che raramente dona agli occhi dello spettatore immagini suggestive e coinvolgenti. Si svolge tutto in modo molto meccanico e apatico, probabilmente, volutamente previsto, questo ritmo lagnoso e pesante ribadisce la situazione di depressione che trascina l’animo del protagonista, sempre più giù verso il fondo della sua vita... dove la coscienza del vecchio preside prende le fattezze di un misterioso barbone più giovane e aitante di lui. È lui (Paolo Fagiolo), il deus ex machina della storia, che metterà l'uno di fronte all'altro i personaggi, costretti a interrogarsi sulla propria vita, sul proprio destino. Uno strano visitatore che solo il vecchio signore sembra vedere, una specie di alter ego nel quale cercare di rispecchiarsi. Più che un uomo, un angelo della morte, venuto a segnare la linea del contrappasso. Ecco allora l’abisso tra il barbone-coscienza, leggero e libero come il Cielo ed il vecchio legato a terra da una pesante zavorra chiamata “vita”. Quattro protagonisti. Primo fra tutti il preside in pensione (Gigi Angelillo), inizialmente sempre in cerca di nuove avventure femminili malgrado gli sia vicina da molti anni una compagna. Inizia a redimersi. Dopo la prima ubriacatura di libertà infatti sembra farsi strada in lui l'inaspettata ‘coscienza’ dell'inarrestabile passare del tempo, della vecchiaia che avanza, della nostalgia ossessiva del passato. Donata, è il personaggio più carismatico della messa in scena, una donna apparentemente debole ma che in fondo ci da una profonda lezione di vita femminile. Innamorata e generosa, Donata (Ludovica Modugno) viene improvvisamente messa da parte, rifiutata del maturo signore che vorrebbe rincorrere giovani ragazze, questa donna che ha molto perdonato decide che è meglio vivere da sola piuttosto che buttare via la sua vita per un uomo immaturo e narciso che non la saprà mai amare quanto lei è in grado di fare. La figlia gallerista (Giuseppina Turra), è il personaggio opposto a quello di Donata: è superficiale opportunista e frivola. Si è riavvicinata al padre non tanto per affetto quanto ingolosita dal suo appartamento più ampio e più adatto alla sua nuova vita sociale. Le scene di Josef Frommwieser, accolgono l'azione scandita in sette panorami che ricordano un ring dove i quattro personaggi lottano per il premio in palio: la vita. Animata e ‘umanizzata’dall’uso molto abile e poetico delle luci, curate da Gigi Saccomandi la scena ci suggerisce, a sprazzi, la possibilità di una nuova vita. Un mondo altro, parallelo, dentro il quale Lievi scandisce, nei sette quadri di questo spettacolo, la parabola del nostro scontento, una partita a quattro inquietante, che sembra non lasciarci alcuna speranza. D’altronde la vecchiaia attende tutti noi...ed ognuno dovrà gestirla il più ‘coscientemente’ possibile.
Il vecchio e il cielo |
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IL VECCHIO E IL CIELO di Cesare Lievi Venezia, Teatro Goldoni, 24 novembre 2010
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