TEATRO STABILE DEL VENETO

 

sior tita paron

di Gino Rocca

con Anna De Franceschi, Francesco Comini

regia Lorenzo Maragoni
 

04/06 dicembre 2013

 

 

 

 

di Giulia BERTOLINI

scheda

Una commedia corale, quella andata in scena il 6 dicembre 2013 al Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni. "Sior Tita paron", con testo di Gino Rocca e regia di Lorenzo Maragoni, sembra essere la realizzazione di uno spettacolo ad hoc per un buon gruppo, omogeneo, di artisti.
Le doti degli attori non collidono l'una con l'altra, ma si amalgano in una miscela quasi perfetta. Anche la spartizione dei ruoli è stata piuttosto democratica, così, persino quello che dovrebbe essere il protagonista, se si segue diligentemente l'indicazione del titolo della Commedia, non rimane se non un personaggio sullo sfondo. Grazie ad una buona regia, gli attori sono tutti protagonisti come nessuno è protagonista, ovvero "tutti padroni, padrone nessuno" del palcoscenico.
La scena si apre con una casa padronale, proprio nel momento in cui il padrone viene a mancare. A rovinare la tranquillità dell'abitazione non è però il lutto, bensì la nomina dell'unico destinario di ogni suo lascito: il Signor Tita, uno dei suoi servitori. Repentini sono i cambiamenti degli altri compagni, che, mentre prima sembravano costituire assieme a lui un unico gruppo compatto, si rifiutano di sottostare ad un loro pari, facendo rimpiangere a Tita il suo antico ruolo di servitore e inducendolo a rinunciare all'eredità. Egli, esausto, dona il lascito al resto del gruppo servile e ritorna alla vita d'un tempo. Ma, nel momento in cui pure gli altri personaggi assaporano l'autorevolezza, l'"esercizio del potere" sembra divenire una pietra che scotta, desiderata inizialmente da coloro che ne sono privi, quasi fosse una pietra filosofale, ma poi maledetta per i suoi effetti collaterali.
Interessante e attuale la trama, qualche punto dolente per la messa in scena. Non si può infatti sottacere l'eccessivo spirito presente sul palcoscenico. Ogni drammaticità sembra soffocata, quasi si volesse far persistere il pubblico in un risolino costante per l'inequivocabile comicità delle scene. Non esiste un grande distacco, una frattura, che sottolinei il momento in cui Tita sente addosso l'estenuante peso del potere conferitogli. Nei suoi occhi non si legge come l'essere padrone non sia solo un premio, ma anche una condanna: è colui che comanda ad essere il più schiavo. Non c'è nemmeno un momento in cui vengono denunciati al pubblico i sotterfugi, le malizie che intercorrono tra i personaggi.
La colpa del surplus delle risa non può essere attribuita al dialetto veneto, lingua madre di tutto lo spettacolo, poiché essa, sebbene venga generalmente associata a momenti di scherzosa commedia e convivialità, possiede le parole giuste anche per la più aspra tragedia. A mancare è forse un momento di silenzio, da intercalare tra le musiche scelte (come "il re muore" di Samuele Bersani), azzeccate per il contenuto, ma "sparate" ad un volume talmente forte da non concedere il tempo per una buona riflessione.
Ciò non significa affatto che la messa in scena sia "superficiale": sullo sfondo sopravvive comunque l'enigmaticità del messaggio che Gino Rocca avrebbe voluto sussurrare tra i denti con il suo "Sior Tita paron", scegliendo il tema del potere in un anno cruciale e politico per essenza, il 1928, quando si era tutti in bilico tra una prima guerra mondiale, un regime in ascesa e una monarchia che "lasciava fare", delegava, e lei stessa –apparentemente – si asserviva.22/30
Sior Tita paron di Gino Rocca, scene Alberto Nonnato, costumi Lauretta Salvagnin, luci Andrea Patron, regia Lorenzo Maragoni con (in ordine alfabetico), Anna De Franceschi, Davide Dolores, Francesco Folena Comini, Riccardo Maschi, Giacomo Rossetto, Laura Serena, Andrea Tonin, Anna Tringali

SITO UFFICIALE

 

 

sior tita paron
con Anna De Franceschi, Francesco Comini

regia Lorenzo Maragoni