TEATRO CARLO GOLDONI

 

GABER SE FOSSE GABER

di e con Andrea Scanzi

Teatro Goldoni, 25 Ottobre 2012

 

di Arianna SCOLARO

 

 

teatro goldoni: facebook

Gaber fu direttore artistico del teatro Goldoni dal 1989 al 1992 e al 1998 risale la sua ultima esibizione sul palcoscenico veneziano.
2012, oggi: su quello stesso palco, solo una grande immagine del cantautore e una sedia vuota, mentre sul pavimento vediamo un cappello. Tra loro s’insinua un giovane uomo, che inizia a raccontare una storia, la storia di G.G.
Impresa ardua: da sempre, chiunque si cimenti con qualcosa che tratti “il Signor G.” è destinato a trasfigurarlo, mistificarlo, di/minuirlo e a rendersi ridicolo o grottesco in quel tentativo.
Ciò vale come “regola aurea” del dopo-Gaber e non si registrano eccezioni.
Almeno fino ad ora.
Il ragazzo, però, inizia - con sicurezza e senza esitazioni- un monologo interrotto solo da filmati che mostrano i momenti più significativi della vita e della carriera di Gaber. Così, senza indugi o cadute di ritmo o di stile, il narratore racconta di un poeta e dei suoi felici esordi mediatici, quindi della sua sapiente e coraggiosa virata verso il teatro, che sulle prime lo respinse con sospetto e riguardo, fino alla collaborazione, decisiva, con Sandro Luporini, il pittore della “Metacosa” conosciuto addirittura ai tempi degli esordi rock di metà anni Cinquanta.
L’ amicizia tra Sandro e Giorgio generò almeno trent’ anni di altissimo Teatro-canzone: fu proprio durante il percorso creativo segnato dalla collaborazione con l’ artista viareggino che Gaber riuscì a mettere in forma compiuta il suo pensiero anarchico e radicalmente libero. La dimostrazione più chiara e sfrontata del quale è forse "Quando è moda è moda" (da “Polli di allevamento”, 1978), dove G. è impegnato a prendersi gioco di una Sinistra ormai basata solo su cliché etico-teorici di assoluta maniera.
Il tema della politica legata al Potere è una costante nella carriera del milanese, ostinatamente isolato da ogni Sistema, talmente sicuro e certo delle proprie prese di posizione da mettersi contro - oseremmo dire “pasolinianamente”- anche il pubblico dei propri spettacoli, colpevole di essere "parte di una massa senza piu' individui".
I filmati e le parole sì susseguono, descrivendo l’uomo e l’intellettuale, sempre integro, esemplare nella sua feroce coerenza. Gaberscik disse tutto quello che pensava, senza filtri, paure o ipocrisie e non scese mai a compromessi commerciali nel fare arte.
Non lo intimorì neppure lo scandalo provocato da "Io se fossi dio (1980)".
La vita, meglio, le vite, cioè le diverse fasi della traiettoria artistica di Gaber meriterebbero un libro articolato in più volumi, come per Pasolini, col quale condivideva l’illuminante capacità intuitiva e la lungimiranza quasi preveggente nei confronti di eventi, fatti e persone della misera Italia nella quale si trovarono a vivere entrambi.
Geniale al punto che le sue canzoni restano, ancora oggi, d’impressionante attualitàe profondità, a costituire un tesoro culturale di cui dovremmo poterci dire tutti fieri e che, in un certo qual modo, dovremmo voler custodire gelosamente.
“Forse, però, è ancora troppo presto”, penso, guardando lo studente seduto accanto a me, con indosso le stesse Clarks di GG, mentre gioca annoiato con il cellulare di ultima generazione.
Forse è troppo presto, o forse il tempo in cui la Massa, mettendo in atto una suddivisione auspicata in nuovi Individui, non si realizzerà mai: per questo il Poeta è morto (forse ancor prima di melanconia che di consunzione fisica). Il tempo è poco, il ragazzo-attore si presenta e dice di chiamarsi Andrea Scanzi.
è
stato coraggioso perché è stato mosso da un amore fortissimo nei confronti di Gaber: lo stesso amore che (lo posso dire) mi unisce a lui, al Poeta, da quando, all’età di quattro anni, lo vidi in televisione e chiesi ai grandi, agli adulti, quanti anni avevamo di differenza e loro, ridendo, risposero di non preoccuparmi e che ci saremmo anche potuti sposare, un giorno.

29/30

SITO UFFICIALE

 

alessandro manzoni

i promessi sposi

autore Massimiliano Finazzer Flory
coreografie Gilda Gelati
musiche di Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni,

Vincenzo Bellini, Niccolò Paganini