Ancora teatro di sapore internazionale al Ca'Foscari.
Un tema esistenziale rappresentato attraverso la carta e la danza. La
speranza, il movimento lungo un percorso per tentativi dove si sta in piedi,
si cade, si ricomincia oppure no.
Una serie di omini di carta bianchi sono appoggiati in fila sullo sfondo
nero. I colori dominanti sono il bianco e il nero ma entrano in scena le due
attrici che staccano lo scenario, vestite come sono di colori primari e
tinte unite. L'uso della luce è essenziale praticamente statico. Ad
esprimere il messaggio dello spettacolo ci pensano loro e i movimenti dei
loro corpi nello spazio.
Le attrici prendono parte alla scena insieme agli omini bianchi. Una voce
femminile fuori campo comincia a parlare. “Chi ha combattuto per un ideale
faccia un passo avanti”. “Chi ha mai desiderato uccidere si sdrai a terra”.
“ Chi ha mai viaggiato faccia un passo avanti”
Le interpreti, impassibili, ascoltano il lungo elenco di situazioni di vita
e si limitano ad aderire o meno. Ogni tanto qualche omino di carta cade a
faccia in giù, come le due donne. Poi comincia la danza.
La musica è pressante, elettronica e veloce. Le due ballano come se il suono
le pervadesse, con le espressioni un po' riluttanti, un po' assenti,
cominciano a muoversi come se non potessero farne a meno.
Questa spettacolo non è una storia ma una rappresentazione. Ciò che comunica
è un senso di sottomissione al destino. Gli omini bianchi a un certo punto
volano via spinti dal vento. Solo due rimangono in piedi abbracciati. É una
sottomissione inevitabile perché non si può sfuggire al movimento e quindi
alle scelte che l'essere in movimento necessariamente comporta. Una volta
prese le decisioni, le posizioni, riusciamo a stare in piedi o magari
cadiamo giù. É un processo per tentativi ed è impossibile sottrarvisi.
L'andamento della narrazione è ondivago. Alla danza si torna sempre ma si
comincia con la parola e si finisce con un abbraccio. Si passa per la nudità
dell'individuo, la sua vulnerabilità di quando si trova a terra, si passa
per la carnalità, quel sentimento di doversi togliere di dosso i vestiti di
liberarsi e allo stesso tempo di non volerlo fare per non arrendersi o
violarsi.
Da tutte queste necessità e costrizioni sembrano liberatori solo l'affetto e
la speranza.
La speranza in questo spettacolo trova il suo momento principale quando le
attrici cominciano a impersonare i visi di coloro che con la loro parola,
con la loro azione sono riusciti a cambiare il mondo. Quasi un segnale che
ci da la speranza di poter credere in qualcosa e di poter prendere in mano
la nostra vita. Poi però tornano anche loro a essere delle persone di carta.
Carta bianca su cui si può ancora scrivere.
Questa pièce però è interessante anche per il suo sottofondo filosofico,
perché sembra distinguere fra i tre mondi del nostro vissuto. Il mondo del
mentale, cioè il modo in cui percepiamo le esperienze; il mondo del reale,
in cui non possiamo fare altro che muoverci mossi da qualcosa che ci spinge
a farlo e infine il mondo materiale. Mondo in cui scopriamo di essere dei
corpi e di soffrire come tutti, in mezzo a una moltitudine di altri corpi.
Il fatto che riescano a comunicare tutto ciò senza dire una parola la dice
lunga sulla qualità dello spettacolo.
Da non perdere per gli appassionati di danza moderna. |