STAGIONE PROSA 2011.2012

Suite-hope

Concept: Chiara Frigo
Interpretazione: Marta Ciappina, Chiara Frigo
Drammaturgia: Riccardo de Torrebruna
Colonna sonora: Mauro Casappa
Luci: Moritz Zavan
 

20 aprile 2012 h20.30

 

di Ambra MURA

la scheda

30/30

Ancora teatro di sapore internazionale al Ca'Foscari.
Un tema esistenziale rappresentato attraverso la carta e la danza. La speranza, il movimento lungo un percorso per tentativi dove si sta in piedi, si cade, si ricomincia oppure no.
Una serie di omini di carta bianchi sono appoggiati in fila sullo sfondo nero. I colori dominanti sono il bianco e il nero ma entrano in scena le due attrici che staccano lo scenario, vestite come sono di colori primari e tinte unite. L'uso della luce è essenziale praticamente statico. Ad esprimere il messaggio dello spettacolo ci pensano loro e i movimenti dei loro corpi nello spazio.
Le attrici prendono parte alla scena insieme agli omini bianchi. Una voce femminile fuori campo comincia a parlare. “Chi ha combattuto per un ideale faccia un passo avanti”. “Chi ha mai desiderato uccidere si sdrai a terra”. “ Chi ha mai viaggiato faccia un passo avanti”
Le interpreti, impassibili, ascoltano il lungo elenco di situazioni di vita e si limitano ad aderire o meno. Ogni tanto qualche omino di carta cade a faccia in giù, come le due donne. Poi comincia la danza.
La musica è pressante, elettronica e veloce. Le due ballano come se il suono le pervadesse, con le espressioni un po' riluttanti, un po' assenti, cominciano a muoversi come se non potessero farne a meno.
Questa spettacolo non è una storia ma una rappresentazione. Ciò che comunica è un senso di sottomissione al destino. Gli omini bianchi a un certo punto volano via spinti dal vento. Solo due rimangono in piedi abbracciati. É una sottomissione inevitabile perché non si può sfuggire al movimento e quindi alle scelte che l'essere in movimento necessariamente comporta. Una volta prese le decisioni, le posizioni, riusciamo a stare in piedi o magari cadiamo giù. É un processo per tentativi ed è impossibile sottrarvisi.
L'andamento della narrazione è ondivago. Alla danza si torna sempre ma si comincia con la parola e si finisce con un abbraccio. Si passa per la nudità dell'individuo, la sua vulnerabilità di quando si trova a terra, si passa per la carnalità, quel sentimento di doversi togliere di dosso i vestiti di liberarsi e allo stesso tempo di non volerlo fare per non arrendersi o violarsi.
Da tutte queste necessità e costrizioni sembrano liberatori solo l'affetto e la speranza.
La speranza in questo spettacolo trova il suo momento principale quando le attrici cominciano a impersonare i visi di coloro che con la loro parola, con la loro azione sono riusciti a cambiare il mondo. Quasi un segnale che ci da la speranza di poter credere in qualcosa e di poter prendere in mano la nostra vita. Poi però tornano anche loro a essere delle persone di carta. Carta bianca su cui si può ancora scrivere.
Questa pièce però è interessante anche per il suo sottofondo filosofico, perché sembra distinguere fra i tre mondi del nostro vissuto. Il mondo del mentale, cioè il modo in cui percepiamo le esperienze; il mondo del reale, in cui non possiamo fare altro che muoverci mossi da qualcosa che ci spinge a farlo e infine il mondo materiale. Mondo in cui scopriamo di essere dei corpi e di soffrire come tutti, in mezzo a una moltitudine di altri corpi. Il fatto che riescano a comunicare tutto ciò senza dire una parola la dice lunga sulla qualità dello spettacolo.
Da non perdere per gli appassionati di danza moderna.

SITO UFFICIALE

 

TEATRO CA' FOSCARI

Suite-hope
 

28 marzo 2012