STAGIONE PROSA 2011.2012

Le coeur des enfants léopards

da Wilfried N’Sondé
drammaturgia Dieudonné e Criss Niangouna
con Criss Niangouna
regia Dieudonné Niangouna
 

28 marzo 2012 h20.30

 

di Ambra MURA

la scheda

29/30

A prima vita il titolo dello spettacolo non lascia intendere di cosa si tratti. Una volta visto però lo si capisce bene. Questo è uno spettacolo di cuore. Lo spettacolo di un cuore che parla al cuore. É la storia drammatica di un ragazzo delle banlieue francesi e forse di tutte le periferie disagiate d'occidente. É la storia della lotta contro la povertà e i pregiudizi, raccontata con una forza e un intensità da far dimenticare di avere davanti un attore.
Si tratta di un monologo. Ma è più di un monologo. É un viaggio nel mondo combattuto e folle dei sensi di colpa di un uomo che si trova solo, a rivivere i momenti terribili che l'hanno imprigionato in una gabbia fisica e mentale. Un flusso di coscienza che rivive ininterrottamente i momenti dell'interrogatorio vissuto e che lo portano infine ad una confessione con se stesso su quello che un essere umano può compiere quando tocca il fondo.
Entriamo in sala passando sopra al protagonista steso a terra. In mezzo al brusio che normalmente precede uno spettacolo una voce rabbiosa comincia a istigare il pubblico: “Chi sei?! Da dove vieni?!” Ce l'hai il permesso di soggiorno?! Dove sono i documenti? E tu chi sei! Cosa ci fai qui?!” L'uomo sale sul palco. É un interrogatorio. É l'interrogatorio a cui lo sottopone la polizia. É l'interrogatorio a cui vengono sottoposti da sempre lui e il suo amico di una vita. L'amico di infanzia. L'amico delle scorribande che giovane perde il freno e anche la vita. É l'infanzia delle banlieue, di persone che per la diversità di lineamenti, del colore della pelle e del luogo che abitano, quando riescono a sentirsi un'identità addosso è quella del diverso. Sono sempre soggetti al sospetto e alle domande della gente. Continue domande di persone, che come loro nate lì, non li riconoscono francesi. É una città dentro la città, non riconosciuta come città ma come territorio di altri, forse nemici.
La scenografia è praticamente inesistente ma forse proprio per questo efficace. Lo sfondo è nero. Delle parole in bianco, in italiano, seguono i suoi deliri in francese. E lui siede su una gabbia quadrata. A volte ci sale sopra come a volerla dominare, come a guardarci dall'alto, a volte vi si abbandona e la stringe. Come fosse l'unica cosa che gli rimane.
Ormai è solo, davanti a quell'uomo e quella donna che lo interrogano lasciandolo in un fiume di parole troppo difficili da pronunciare. La sua amata è partita, alla ricerca di un mondo migliore e di un riscatto. Il suo amico è praticamente morto di una follia inguaribile. E lui, una sera in preda ai fumi dell'alcol, incrocia le sorti di un poliziotto.
Se la funzione più alta della letteratura e della narrazione in generale è quella di permettere la scoperta dei mondi possibili e aprirci alla comprensione delle cose, questo è uno degli spettacoli migliori a cui abbia assistito. Fino a che punto la mancanza di affetti, l'ostilità e la solitudine possono rovinare la vita di un uomo e di coloro che lo circondano?

SITO UFFICIALE

 

TEATRO CA' FOSCARI

Le coeur des enfants léopards

 

28 marzo 2012