HUGO RACE & THE FATALISTS
BSide CLUB
, Velvet Rimini, 12/04/2013

di Giada MURGIA
28/30

In questo ostinato e lungo inverno il Velvet ci ha piacevolmente dato prova di poter ancora ospitare dei live show degni di nota….e di recensione….Merito della crew del BSide che ha pensato di far rivivere il lato più rock dello storico locale utilizzando come spazio proprio il suo Lato B se vogliamo….una più intima e accogliente saletta con palco “all’altezza” del pubblico che ben si presta ad esser adibita a club!
Hugo Race l’anno scorso l’abbiamo visto in solo al Neon Cafè di Rimini…simpatico sipario di fine serata Lui, i ragazzi del locale, me medesima e altri irriducibili della serata tutti impegnati a capire dove avesse parcheggiato la macchina (noleggiata a Bologna), tra chi provava con Google Maps e chi lo scortava in bici per il centro della città seguendo le tracce della sua memoria visiva…Si! L’immagine di Hugo che gira in bicicletta accompagnato dal Boss del locale anche lui a sua volta in bici e munito ancora di parananza è fortemente scolpita nel mio cuore…
Ma torniamo al Velvet, dove prima dello show vediamo il cantautore folk-blues australiano aggirarsi spensieratamente per il locale con sguardo curioso…
Aprono il concerto gli Using Bridge, band grunge-stoner locale in grado di riportarci a quelle sonorità che, chi ha più o meno la mia età, ha divorato in adolescenza e ancora continua piacevolmente a nutrirsene…
L’acustica non è delle migliori e le voci perdono un po’ ma le chitarre graffiano e coinvolgono ugualmente…Veramente bello e intenso l’ultimo pezzo della loro performance God Knows.

 

Pochi minuti per il cambio palco ed ecco Hugo accompagnato dai Fatalists: i musicisti italiani Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli e Francesco Giampaoli (qualche pezzo più in là vedremo comparire anche il sassofonista Francesco Valtieri) dei Sacri Cuori, ospiti di questo palco già a dicembre.

Il live è un susseguirsi di pezzi lenti e sussurrati (come Shining Light e il suo malinconico arpeggio), confessioni da intimo cantautorato. Il tempo si dilata e l’atmosfera si fa nuvolosa ed ipnotica…a ridestarci brani più ritmati come No Stereotype e Gosthwriter.

Chitarre protagoniste, voce bassa, velata e accattivante, per pezzi inquieti e nostalgici, dai testi introspettivi prevalentemente oscuri  ma a tratti rischiarati….come di chi tira le consapevoli e amare somme di ciò che è stato, ma senza perdere la fiducia in ciò che potrebbe essere….conservando uno sguardo attento e vigile a se stesso e ai propri sogni…in una sorta di accettazione che non deve però precipitare in una passiva rassegnazione…perché anche se We Never Had Control, l’invito di Hugo Race & The Fatalist è quello di un imperativo e raschiato Light Shine On You Now.