FESTA DI ROMA

13/21:10:2006

ROMA CAPITALE

 

di Gabriele FRANCIONI

 

THE PARTY IS OVER

 

1/SI SPENGONO LE LUCI, GLI AMICI SE NE VANNO

Finalmente è terminata la Festa di Roma, evento discretamente menagramo iniziato venerdì 13, inaugurato dalla scomparsa di Gillo Pontecorvo e contrappuntato dall'incidente della metropolitana (altro morto) e dalle proteste dei cittadini contro gli sprechi del Festival.

Tra pubblico inneggiante a Venezia a causa di proiezioni saltate e gente che fischiava il film della Comencini, il quadro è ormai completo: la kermesse capitolina è stata segnata da gravi difficoltà nel gestire l'aspetto organizzativo, dall'assoluta inutilità del "concorso" e da una complessiva selezione dei film molto deludente.

I premi al film russo e all'attrice armena fanno, sinceramente, sorridere, quasi si volesse rispondere alle accuse di superficialità della rassegna con una specie di concessione/apertura al cinema degli sconosciuti, che dovrebbe essere "alto" a prescindere, secondo una concezione provinciale della distinzione tra colto e popolare.

Venezia premia indifferentemente l'America (FRATELLI di Ferrara), la Cina (STILL LIFE, quest'anno) e l'Europa (Mike Leigh nell'edizione numero 61), perché ha chiaro il concetto di qualità e di "mostra d'arte", che è transnazionale, super partes, realmente globale.

 

 

2/ POCHE IDEE E PURE CONFUSE

Roma ha proposto un programma che, prevedibilmente, non era né carne né pesce, stritolato tra le esigenze degli sponsor e la necessità di riempire le casse del sistema di ricezione e ristorazione della capitale, da una parte, e il desiderio di non aumentare il gap da Venezia dall'altra, arrangiando alla meglio una selezione di concorso che proponeva molto meno degli scarti cui accennava Marco Muller poco più di un mese fa.

La chiarezza d'idee del Direttore della Mostra contrastava già allora con la confusione della conferenza d'avvio della Festa, in cui si parlava di autorialità e glamour a braccetto e si palesava l'assenza di una linea chiara, di un filo rosso (quello che Muller ha straordinariamente tessuto in questi tre anni pieni di scoperte e genialità profusa a piene mani).

A bocce ferme, Roma (The Party) ha chiaramente dimostrato l'incapacità di uscire dalla propria natura esclusivamente produttiva legata al concetto d'incasso, pur senza riuscire a tornare a costruire l'industria di 60-50-40 anni fa: un ibrido che conferma la pigrizia dell'animo romano, la tendenza ad appoggiarsi allo status quo, a negare la possibilità del cambiamento, a specchiarsi in un passato inteso come eterno, infinito alibi e matrice di cinica opposizione al nuovo, alla modernità, all'Arte.

 

 

3/ ANTEPRIME APERTE AL PUBBLICO

In assoluta continuità con ciò che Roma è durante l'anno in termini di promozione (le anteprime, le interviste alle star, gli autografi), la Festa è stata nient'altro che una mega anteprima, una dilatazione e moltiplicazione di quella forma di presentazione acritica, per quanto utile, dei film in uscita in sala.

La kermesse ha, cioè, proposto un centinaio di pellicole nella stessa forma delle presentazioni canoniche distribuite durante i dodici mesi dell'anno, in maniera indifferenziata, senza filtri, con  l'unico comun denominatore del film pronto per la grande distribuzione e la sola differenza di aver aperto tali presentazioni al pubblico, al prezzo di 5 euro.

Anteprime aperte al pubblico potrebbe essere il sotto-titolo della prossima (?) edizione del Party capitolino.

Non è un caso che molti uffici stampa, in particolar modo le figure femminili che li gestiscono, abbiano dovuto sopperire "in proprio" alle mancanze e ai buchi dell'organizzazione, recuperando il ruolo di primattori che hanno, appunto, durante le anteprime.

Ciò che realmente cambia con la Festa è la possibilità dei ragazzini di ottenere una quantità maggiore di autografi: intento nobile, certo, ma qual'è la ragione di spiattellare lì dei film che la sera dopo escono in tutta Italia? Forse è tutta nei 2 euro e mezzo di differenza dal prezzo canonico in sala...

I cinema sono già infestati in questi giorni dai vari Tornatore e Virzì (e la Festa è finita ieri, 21 ottobre...) e anche il grande Scorsese sarà distribuito la prossima settimana: e allora? che senso ha il tutto se non quello di aumentare artatamente il valore di film rifiutati (eccezion fatta per THE DEPARTED!) da Venezia e appiccicargli addosso le stimmate di qualche premio neonato, come quello a LA SCONOSCIUTA, solo per attirare ingenui spettatori?

Ma, in fondo, se questo è quello che vogliono a Roma - autoattribuirsi premi per vendere film da supermarket, con l'etichetta sopra - è giusto che procedano per questa strada, che è un gran bel cul de sac.

Oltre a ciò, va detto che il tanto sbandierato ritorno alla necessità di vip e glamour non avvicina assolutamente la gente alle star,

confermate invece nel loro status di icone poste su un piedistallo, dopo il catwalk dei famigerati tappeti rossi. Perché non pensare invece a organizzare seminari, con i registi, aperti a un pubblico di giovani appena un poco selezionati? Tali eventi potrebbero essere gestiti, ad esempio, da chi già opera in questo senso a Roma (pensiamo a SentieriSelvaggi). I ragazzini devono essere indotti all'approfondimento e alla ricerca, non alla semplice "fruizione".

 

 

4/ SCORSESE, DI CAPRIO, KIDMAN

SCORSESE, DI CAPRIO, KIDMAN

SCORSESE, DI CAPRIO, KIDMAN

SCORSESE, DI CAPRIO, KIDMAN...

Come il dull boy Jack Torrance di SHINING, i commentatori e gli organizzatori del Party, chiusi a riccio in un'autodifesa che ha del tenero, ripetevano, a chi li accusava di "festa povera", la compulsiva nenia di quei tre nomi snocciolati come le ave marie di un rosario assai scarno, quasi ad autoconvincersi che bastasse un riconosciuto (assai poco imprevisto...) capolavoro, un solo bellissimo film a salvare una rassegna deficitaria sotto tutti gli aspetti e che lo scintillio - la luccicanza? - dei red carpet calpestati da Nicole (e Bellucci al traino), rappresentassero sufficienti e convincenti specchietti per le allodole accorse alla festa dell'ottobrata romana...

E poi diciamocelo (scusate l'espressione, che peraltro troviamo pertinente in un contesto di gergalità romanesche) : ma che palle con questa storia delle star attirate solo dal venticello d'ottobre della capitale, del fascino post-estivo dei colli, etc etc etc.

Devono essere messi proprio male da quelle parti, se ricorrono al ponentino per chiamare a raccolta dive e divi.

Che dire, allora, di Berlino, che vive coraggiosamente immersa nel gelo di febbraio? O di Torino, con le sue sferzate di vento gelido a novembre?  Ma lì c'è la polpa e non l'aria (fritta)...

 

 

5/  I CONTI IN TASCA A BETTINI GOFFREDO

Dunque dunque: il Party è costato 10 milioni di euro, di cui il 30 % statali e il resto provenienti da sponsorizzazioni private.

Goffredo Bettini, il manager veltroniano (insomma, un politico), ha avuto la faccia tosta di lamentarsi a) per l'esiguità dei fondi pubblici e b) per il mancato impegno di Galan nel cercare un maggiore supporto di sponsor privati per la Mostra del Cinema di Venezia. Questo signore, caldamente appoggiato dall'assessore alla Cultura di Roma e ovviamente da Gosetti & Co., ha tutta l'aria di un Cossutta cui si prospetta finalmente la possibilità di vedere montagne di bigliettoni come in una striscia di Paperon De Paperoni.

Oltre a prendersi la libertà di questionare su cose non di casa sua (per una volta, oltre che con l'inarrivabile Massimo Cacciari, siamo dalla parte anche di Galan), il suddetto personaggio non ha la decenza di constatare che 100mila biglietti equivalgono solo a un ventesimo del budget della Festa e, soprattutto, non guarda dentro l'orticello di casa propria, dove molti - romani - sarebbero pronti a mangiarselo vivo.

Premesso, quindi, che Venezia, dotata di tradizione e cultura, merita e stramerita i suoi 8 milioni pubblici (è un Ente, la Biennale, o no?) ed è capace di dimostrare come il modo di coinvolgere i privati (vedi Fondazione Prada per le Retrospettive sui Cinema Segreti) può essere meno rozzo degli investimenti romani pro-Bellucci et similia (500mila scandalosi euro solo per la attrice di Città di Castello...), il minimo che costui possa fare è accettare la realtà che quei 3 milioni di euro romanissimi-statalissimi-assistenzialissimi garantitigli dal governo sono stati sottratti alle misere casse delle altre iniziative capitoline, rassegne, retrospettive o piccoli festival che siano.

Conosciamo diversi addetti ai lavori che sono imbufaliti per questo scippo e temono che durante gli altri 11 mesi dell'anno la capitale vedrà cancellati molti dignitosissimi e assai più colti eventi rispetto al moloch veltroniano.Possibile che dopo anni di critiche alla Destra per i continui tagli alla cultura si sia messo in atto questo mostro della logica che pretende di essere la Festa del Cinema, trionfo della frivolezza (e quindi giustamente sponsorizzata da privati), ma talmente sfacciato da osare chiedere contributi allo Stato?

Quei 6 miliardi di vecchie lire avrebbero garantito un anno di piccoli e sani festival capitolini o, volendo, per un terzo o metà avrebbero anche potuto essere dirottati verso Pesaro o Torino. Chi è che trae profitto, in termini d'indotto, dai (magri) incassi garantiti dal pubblico vivo e, soprattutto, dalla necessità di giovani e addetti ai lavori provenienti da fuori di procurarsi un posto per dormire e mangiare?

Gli albergatori e i ristoratori della capitale oltre, ovviamente, all'organizzazione stessa. Forse costoro reinvestono in iniziative culturali? (In tale contesto di ignobile sperpero e arraffamento di soldi ad altri destinabili, ci tocca leggere pure le reprimende di una populista & gossippista come Natalia Aspesi, che ha la faccia tosta di inveire contro albergatori e ristoratori veneziani!)

Dal canto suo Bettini ha promesso di partecipare a un incontro con Croff, Muller e Turigliatto per discutere, almeno, di date, in modo da non alimentare nuove e ulteriori polemiche sull'accavallamento dei vari festival.

Ma, considerata l'intelligenza e la lungimiranza del personaggio, non ci aspettiamo grandi intuizioni.

In tv, durante la mesta parata di cariatidi marzullesche, Bettini, dopo aver promesso per il futuro una riduzione degli accrediti distribuiti e un aumento dello spazio per il pubblico pagante, ha chiosato con un improponibile: "(...) certo che rinunciare alle calde serate della bellissima ottobrata romana sarà dura...".

Ubi minor, maiores cessant...

 

 

6/ LA TV DI STATO (CONFUSIONALE)

Fatta eccezione per l'offerta satellitare, gli speciali che la tv di stato ha dedicato al Party romano sono stati:

 

1) il collegamento con l'Auditorium durante "Quelli che il Calcio.." di domenica 15, quando ancora le prospettive apparivano più rosee: tra saltimbanchi e umanità residuale di qualche reality show, la conduttrice ha cominciato a disquisire con Volo Fabio (immaginatevi il tono e il livello della discussione...) intorno alle sorti del cinema italiano, mentre un qualche inviato di professione comico invitava il cameraman a rivolgere la telecamera verso il pezzo di Auditorium dove Scorsese stava tenendo la sua conferenza stampa (si vedeva il muro esterno, non il regista...);

2) la succitata serata di Cinematografo del 22 ottobre, durante la quale l'iguana Rondi ("... che bravo Virzì, che delizia Peppuccio Tornatore..."), un paio di pseudogiornaliste generaliste - una anglofona - e il co-direttore-donna (assai tesa) della Festa, facevano a gara nel tentativo di salvare il salvabile con affermazioni non riportabili, mentre i poveri Magrelli e Bruno trovavano spazio per distruggere, in maniera sacrosanta, LA SCONOSCIUTA del suddetto Peppuccio;

3) una misera puntata di trasmissione intitolata impropriamente OFF HOLLYWOOD, durante la quale, per lo sconcerto dello spettatore,  una persona di sesso maschile a digiuno di cultura e dal buffo nome si lanciava in una lunga intervista a... Romina Power (!). "Sì, va bene la fredda Nicole Kidman, ma la grande star nostrana alla Festa del Cinema è stata sicuramente Romina... Come ti spieghi, cara, questo continuo amore del pubblico italiano verso di te, che sei un'artista completa e ora sei diventata anche apprezzata pittrice e regista?" (testuale).

 

Se Roma è tutto ciò, è giusto che la polemica con Venezia non solo "monti", ma diventi una contrapposizione ideologica tra gente di cultura e intellettuali schierati dalla parte della Serenissima e miserrime braccia rubate all'agricoltura dall'altra.

 

FESTA DI ROMA

13/21:10:2006

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