rome independent film festival

12.ma edizione

 

Roma Capitale, 03 / 11 aprile 2013

 

 

recensioni

di Azzurra SOTTOSANTI

 
 

transeuropae hotel
di Luigi Cinque

Italia 2012, 100'

 

Premio Miglior Lungometraggio Italiano

intervista I Luigi Cinque I transeuropae hotel

24/30

“Pensai a un labirinto di labirinti, a un labirinto sinuoso e crescente che abbracciasse il passato e l'avvenire, e che implicasse in qualche modo anche gli astri. Assorto in queste immagini illusorie, dimenticai il mio destino d'uomo inseguito”.
J.L. Borges, “Il giardino dei sentieri che si biforcano”

“L’Universo è un tutt'uno energetico manifestato da vibrazioni”
Ernst Chladni

Un altro buon esempio di cinema intermediale: TRANSEUROPAE HOTEL di Luigi Cinque, musicista di fama mondiale dallo stile “transgenico e post-contaminato”, alle prese con il suo primo lungometraggio di fiction, mescola pensiero magico e pensiero razionale, in un vortice di meraviglia e orrore, di paura e desiderio.
Un viaggio attraverso territori inesplorati della musica. Una storia di coincidenze, che coincidenze non sono, ma sono esempi di sincronicità.
TRANSEUROPAE HOTEL è la storia di una trans-izione, un viaggio iniziatico attraverso il quale riscoprire i veri e molteplici sensi dell’arte e della musica, in un tempo dominato dalla disillusione, dall’anestetizzazione delle coscienze, dall’incredulità. Storia di transizioni e di "scomparizioni", come le ha definite lo stesso regista. A scomparire è il percussionista Darcy Do Jongo, trasferito per una strana magia in una dimensione parallela alla nostra. A cercarlo un quartetto di personaggi composto, tra gli altri, dallo stesso Luigi Cinque e da Pippo del Bono. Ma è la musica la vera protagonista del film, che è stato non a caso, composto come una partitura musicale. Scritto e diretto da Luigi Cinque, con la collaborazione di Valerio Magrelli e Rossana Campo, il film vede nel cast interpreti d’eccezione quali Peppe Servillo, il già citato Pippo Del Bono, Ilaria Drago, Marina Rocco, oltre a musicisti internazionali quali, oltre allo stesso Luigi Cinque, Alex Balanescu, Sal Bonafede, Petra Magoni, Antonello Salis, Badara Seck.
Una vicenda magica eppure teoricamente spiegabile, che si snoda lungo l’asse Sicilia-Brasile, tra le saline di Trapani e le favelas di Rio de Janeiro.
Un film sulla musica, sul valore dell’arte come scoperta e come rivoluzione, che lascia intravedere l’essenziale tensione tra terra e mondo, tra sensibile e sovrasensibile che è all’origine di ogni opera d’arte.
Luigi Cinque arrischia visivamente là dove nessuno s’è mai arrischiato, nella terra di mezzo tra musica e scienza, tra suono e magia. E lo fa non soltanto mettendosi sulle tracce dell’amico scomparso, ma lavorando su quello spazio intermedio tra il dato e il senso che emerge nel dialogo tra immagini di repertorio e immagini di fiction. Dando vita a un film “di generi”, al confine tra fiction e testimonianza, tra film musicale, noir, thriller, road movie, melodramma.
Un film che, nel tentativo di superare l’impasse, qualcuno ha definito sperimentale e che sperimentale è senza dubbio, poiché si fa carico di una precisa disciplina creativa in cui è la forma, e non solo il contenuto, ad avere un altissimo valore etico e politico.
Un’opera costruita su sentieri che si biforcano. Un’opera che apre dei mondi, intesi non solo come orizzonti di senso, ma anche come orizzonti di vita possibili.
Perché, come ebbe a dire Nietzsche (e come il film giustamente conclude), “La vita senza musica sarebbe un errore”.

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12.riff

Roma Capitale, 03 / 11 aprile 2013