THE WICKER MAN
di Robin Hardy

THE WICKER MAN ("L'uomo di vimini", 1973), film cult nel mondo, è stato recentemente riportato sugli schermi inglesi con molto successo. Il regista Robin Hardy, ospite d'onore insieme ad A. Varda in questa diciannovesima edizione del Bergamo film meeting, ha presentato il suo film ad una sala gremita di persone, tra cinefili, curiosi e giornalisti, sottolineando come molti hanno definito in modo erroneo il suo film come un film d'orrore quando invece si tratta di un film che, con i toni dell'humor nero britannico, porta in scena la storia dell'incontro dai toni ironici e beffardi tra un cristiano ed una società neopagana. Il sergente di polizia Howie (Edward Woodward) riceve una lettera anonima dalla comunità di Summerisle, un'isola al largo delle coste scozzesi, in cui gli viene chiesto di indagare sulla morte di una ragazza misteriosamente scomparsa. Il sergente, cristiano osservante, una volta arrivato nell'isola viene coinvolto in un "gioco", architettato alla perfezione dalla comunità "pagana" di lord Summerisle (Christopher Lee) che lo vedrà diventare il loro capro espiatorio.
Il regista ha voluto sottolineare come il film si costruisce proprio su questo "gioco" che viene tessuto ai danni del sergente cristiano, che diventa una pedina mossa dagli abitanti nello scenario suggestivo dell'isola remota, un gioco che allo stesso tempo evidenzia la sua trama profonda costituta dallo scontro tra due diverse sensibilità religiose che non riusciranno a dialogare tra loro.
Robin Hardy ha parlato dei suoi studi e della forte curiosità da lui sempre nutrita nei confronti della religiosità e delle diverse forme in cui si esprime.
Robin Hardy, sebbene in Italia sia un regista pressoché sconosciuto, ha lavorato moltissimo come documentarista con il National film Board of Canada. Poi, spostatosi a New York, ha lavorato in televisione per la serie "Esso World Theatre", dirigendo tra l'altro , nel 1964, uno studio sul teatro dell'india e sul teatro giapponese. Fu dopo queste esperienze che, tornato in Inghilterra, diresse nel 1973 THE WICKER MAN in cui si sente questo suo studio comparato delle religioni, infatti come lui stesso ha detto: "Tutte le cerimonie e i dettagli che mostriamo nel film sono o erano diffusi in Inghilterra e in Europa Occidentale: quello che noi abbiamo fatto è stato riunirli tutti insieme in uno stesso posto e in uno stesso momento."
La religione pagana degli abitanti dell'isola scozzese nasce dalla fusione, creata volutamente dal regista, tra le varie credenze e simboli delle diverse religioni orientali e indigene, si tratta comunque di elementi tutti reali, veri (lo stesso uomo di vimini è reale, i Druidi lo usavano per bruciarvi le loro vittime sacrificali). C'è inoltre nel film anche una certa reminescenza del teatro Kabuki giapponese nelle maschere indossate dagli abitanti per i loro riti di espiazione e nelle loro danze tra i sentieri dell'isola.
Un film questo in cui convergono sicuramente tutte le esperienze precedenti di R. Hardy.
Anche se ci sforza di tirare fuori dal film un significato, quale potrebbe essere una vendetta dei pagani nei confronti dei cristiani soppressori delle loro credenze nel nome della loro giusta fede, non si riesce a trovarlo proprio perché, come ha detto il regista, il film parla solo di un "gioco".
Antony Shaffer, lo sceneggiatore di THE WICKER MAN (sceneggiatore tra gli altri il film FRENZY di A. Htichcock), racconta la storia della nascita del film: " Cominciò tutto in una maniera molto curiosa. Incontrai un amico Peter Snell, che allora dirigeva una compagnia di produzione, la British Lion. E con lui incontrai anche un altro amico che noi tutti conosciamo Christopher Lee, e ci dicemmo: "Perché non facciamo un film insieme?"
All'inizio del 1972 passammo un week-end a discutere l'evoluzione dell'horror film e la consunzione dei vecchi motivi, come tutte quelle storie basate sul diavolo come antitesi della cristianità. Pensammo così alla fine di girare un film che fosse sì un horror di qualità superiore ma che andasse nella direzione della magia vera, quella in cui la gente crede che le cose abbiano un potere reale, effettivo.
Però non volevamo tutte le cianfrusaglie e i costumi del periodo della primitiva Inghilterra e pensammo di ambientare la storia nella nostra epoca. Durante quel week-end lavorammo all'intreccio: avremmo cercato un isola, ci saremmo concentrati su aspetti precisi, ci sarebbe stato un personaggio che finiva sull'isola, questo personaggio doveva essere attirato da una qualche esca e alla fine c'era un sacrificio umano".
Il grande Christofer Lee, ricordato con affetto dal regista, durante la fase di lavorazione del film non poté far altro che affermare: "Diciamocelo: ci sono delle ben strane comunità in questo mondo".


Sabrina PISU
03 - 01 - 02


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