THE WATER HORSE

La leggenda degli abissi

di Jay Russell

con Ben Chaplin, Emily Watson

di Valentina VELLUCCI

 

20/30

 

L’intenzione di Jay Russell quando ha deciso di girare The water Horse era quella di produrre un buon “prodotto per famiglie” o un cult del genere fantasy? In entrambi i casi la visione di questa pellicola delude le attese dello spettatore.
Un prodotto con scene troppo crude per i più piccini, piatto per il pubblico adulto e scarso per i cultori del genere fantasy.
La trama di The water horse non è che l’ennesima rilettura delle vicende del mostro di Lochness, riscritta sulla falsa riga del film Il labirinto del Fauno, pellicola del 2006 di Guglielmo Del Toro.
Una guerra come sfondo della vicenda (nel film di Del Toro c’erano i soldati di Franco, in questo gli inglesi che aspettano l’attacco dei tedeschi), un bambino dall’infanzia solitaria, un padre che non tornerà mai più, un comandante cattivo e un rapporto fra madre e figlio in pieno declino.
Se ne Il labirinto del Fauno c’erano almeno il tentativo di portare sul grande schermo una mitologia diversa da quella ormai classica del Signore degli Anelli, il film di Jay Russell non punta nemmeno all’originalità.
Pellicole sul mostro di Lochness ce ne sono a bizzeffe, ma si poteva sicuramente evitare di muovere il film sulla base di una trama scontata, i cui personaggi stereotipati talvolta non sembrano essere all’altezza del ruolo che dovrebbero interpretare. Se il piccolo Angus (interpretato da Alex Etel) e il bravo marinaio Lewis Mowbray (impersonato da Ben Chaplin) riescono costruire una buona illusione di realtà nei confronti dello spettatore, il personaggio interpretato da Emily Watson, ovvero la mamma di Angus, riesce a farla dissolvere nel nulla nel giro di poche scene. Inoltre risulta poco credibile il suo ruolo di “donna contesa”, vista l’espressione di rassegnazione passiva nei confronti della vita, che segna il suo volto lungo tutta la pellicola.
Il film è un enorme flash back raccontato dallo stesso Angus, anni e anni dopo, a due giovani turisti: un po’ come la ormai vecchia Kim raccontava alla sua nipotina la storia di Edward nel celeberrimo film di Tim Burton, Edward Mani di Forbice.
Angus racconta di questo drago marino, creatura realmente appartenente alla mitologia scozzese, che si dice posso trascinare un uomo in fondo all’oceano e portarlo dritto alla morte, oppure fargli da destriero e condurre chi lo cavalca dall’altra parte dell’oceano. I presupposti, se pur non originali, sono comunque buoni, perché fanno facilmente breccia nel cuore dei più piccoli. Il draghetto poi non può che conquistare immediatamente il suo pubblico, sia grandi che piccini, in quanto è un cuccioletto tutto pepe che ne combina di tutti i colori.. e rutta che è un piacere. Inoltre, gli effetti speciali con cui è stato realizzato dalla Weta Digital sono davvero stupefacenti: non esiste un fotogramma in cui Crusoe (è così che viene “battezzato” il drago marino) non appaia perfettamente reale. Questo è senz’altro il punto di forza di questa pellicola oltre, naturalmente, agli spettacolari paesaggi che fanno da sfondo a questa favola fantasy. Visto sul grande schermo il film infatti dà i brividi. Vedute immense che avvolgono lo spettatore a 360°, facendogli dimenticare per un momento di essere dentro una sala di proiezione. E pensare che le riprese del lago di Crusoe non sono nemmeno state fatte in Scozia: le meravigliose vedute che possiamo ammirare nel film sono tutti gioielli neozelandesi.
Il realismo dato dai meravigliosi paesaggi e dagli effetti speciali per rendere “vero” Crusoe hanno fatto calcare un po’ la mano al regista nelle scene più drammatiche. La sequenza del bombardamento del lago è troppo reale e troppo cruda per un pubblico di bambini. I piccoli spettatori rischiano di essere colpiti un po’ troppo emotivamente da questa sequenza “estremamente reale”: se si sta producendo un film destinato alle famiglie bisogna tenere conto che i più piccoli sono ipersensibili a qualsiasi maltrattamento subito dal cucciolo della pellicola (anche se il cucciolo crescendo diventa un enorme drago marino). Figuriamoci quale può essere la reazione di fronte a un vero è proprio bombardamento ordinato dai cattivi di turno.
Fortunatamente Cruosoe si salva, i soldati cadono tutti in mare e Angus ha l’opportunità di raccontare la sua bellissima storia a tutti i turisti locali.
Un interrogativo rimane comunque in sospeso durante tutto il film: non viene chiarito se il bambino si sia salvato dal rischio di morire annegato perché il Drago Marino era davvero una creatura magica, oppure grazie al ricordo del padre o alla voce di Lewis che lo chiama ripetutamente per farlo svegliare. Lasciare questo interrogativo aperto equivale a trascurare la componente fantasy in un film del genere fantasy (ed è infatti quello che viene fatto in The water horse).
Sul finale la pellicola si riprende: ad accompagnare i titoli di coda c’è infatti la suadente ballata “Back where you belong” interpretata magica voce di Sindead O’ Connor.
 

09:04:2008

the Water Horse:

Legend of the Deep
Regia: Jay Russell
Stati Uniti 2007, 110'
DUI: 14 marzo 2008
Genere: Fantasy