Il titolo della commedia del
regista ceco Jan Sverak, Vuoti a
rendere, è una felice enunciazione non solo del lavoro che il
protagonista Josef Tkaloun, ex professore di liceo, si procura per evitare
la noia della pensione, ma è anche metafora dello scambio di simpatia e
umano calore tra il protagonista e gli avventori del piccolo supermercato in
cui si impiega al banco della resa delle bottiglie.
Il film conclude la trilogia con cui il regista Jan Sverak e lo
sceneggiatore e attore Zdenek Sverak (rispettivamente figlio e padre)
esplorano le fasi della vita, a partire dal racconto sull'infanzia di
Scuola elementare (1992,
nominato agli Oscar) e passando per l'analisi dell'età adulta di
Kolya (1996, vincitore del
premio Oscar come miglior film straniero).
Vuoti a rendere indaga,
infatti, le pieghe dell'età matura in cui sempre più spesso uomini e donne
ancora nel pieno della vitalità si ritrovano a dover fare i conti con una
società che li ha ormai etichettati come "anziani”. Nella società odierna il
vecchio non è più la saggia figura di guida perché tutte le categorie
sociali sono appiattite allo stesso livello. Ma il combattivo Josef Tkaloun
non si rassegna a tale condizione, ha ancora molto da offrire al mondo ed è
ancora pieno di ambizioni e desideri, anche sessuali, che sfociano in una
serie di divertentissimi quanto stereotipati sogni erotici che finiscono col
mescolare realtà e fantasia.
Josef Tkaloun (interpretato da Zdenek Sverak) si ritrova alla soglia dei 65
anni con un buffo tic alla testa e una connaturata e totale incomprensione
per i moderni mezzi di comunicazione. Durante quella che sarà la sua ultima
lezione come docente di lettere ha un'illuminazione. Uno studente arrogante
cita in continuazione l'America come ideale di società libera e civile: “In
America io sarei libero di non scrivere il suo dettato". Il professore
sbotta: "Qui non siamo in America, spero tu te ne sia accorto". Non siamo in
America, ma le cose sono cambiate, Josef Tkaloun si rende conto d'improvviso
di non essere più in grado di capire i suoi studenti. Con un colpo di
spugna, simbolico e concreto, visto che la sua reazione al commento dello
studente sarà proprio strizzargli in testa la spugna bagnata della lavagna,
dà una svolta alla propria vita.
Lascia la scuola ma non si arrende alla pensione, si avventura alla ricerca
di un nuovo lavoro che possa tornare a dargli soddisfazione fino a trovare
impiego allo sportello della resa delle bottiglie, sportello al quale la
gente si affaccia alla ricerca di un po’ di affetto e di umana comprensione.
Il film, permeato di una sottile e intelligente ironia, svela il lato più
sensibile dei personaggi con tutta la loro necessità, pura e semplice, di
stabilire, e a volte di ristabilire, dei contatti autentici con le persone.
Nell’andirivieni degli stravaganti clienti del banco della resa delle
bottiglie, tra cui la vecchietta fissata con gli sconti, la disinibita
ragazza dall’ombelico scoperto, il giovane birra-dipendente, Josef Tkaloun
si ritroverà a dover affrontare senza filtri lo stanco rapporto con la
moglie, il carattere severo e un po’ bigotto della figlia, il rapporto con
il nipotino. Il tutto sullo sfondo di una deliziosa e tersa Praga invernale.
29:01:2009
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