vietato morire

di Teo Takahashi
con Arianna Di Cori, Patrick Ramalho
e con Mitia Di Leonardo, Marcello Romani

di Lilith ZULLI

 

24/30

 

Sullo sfondo di una Roma scarna e reale, dove la grande Stazione Termini ci appare come il luogo massimo dell’indifferenza e della solitudine, i protagonisti di Vietato Morire, film del ventiquattrenne romano Teo Takahashi, affrontano l’insormontabile muro dell’abbandono sociale e della tossicodipendenza. Storie drammatiche che si incrociano nella cornice della comunità di recupero di Villa Maraini a Roma, “posto fuori dall’ordinario” - così come lo ha definito in conferenza stampa lo stesso regista. Gli operatori sociali vegliano sulle singole tragedie con la speranza di un remoto e spesso inconquistabile futuro di redenzione. In una inquietante commistione tra realtà e finzione filmica, Takahashi ci mostra una Roma metropolitana, luogo del “tempo è denaro”, una Roma indaffarata, grigia, lontanissima dall’immagine di città eterna a cui siamo abituati. Un paesaggio architettonicamente duro, un luogo di passaggio e di non-incontro in cui si fa effettiva la sensazione dell’invisibilità; un paesaggio dominato dall’elemento dello specchio e della vetrata che ci sembrano, per tutto l’arco del film, reiterazioni metaforiche che ironicamente esprimono la “non-riflessione sul prossimo”.
Il film, prodotto dal regista insieme a Andrea Pirri Ardizzone e Marcello Romani, è costato complessivamente 6000 euro e le riprese sono durate circa un mese e mezzo. Molti ragazzi della comunità hanno collaborato, anche lavorando nel film – alcuni hanno aiutato con i microfoni e le strumentazioni-. Altri, come Patrick, hanno interpretato il ruolo di loro stessi così come gli operatori assistenziali; ed è proprio questa componente semi-documentaria a rafforzare la tragicità degli eventi. Colpiscono le parole di Arianna, attrice, ma che in passato ha conosciuto questa realtà: “Resta sempre aperta, è una ferita che non si chiude, non si chiude in nessun caso”. Takahashi affronta con verità e realismo il problema della tossicodipendenza e del recupero degli eroinomani. In un momento in cui quasi non si parla più della tossicodipendenza legata all’eroina, questa pellicola ha il pregio di fare focus su una questione nascosta e spinosa della nostra società. Gli anni più difficili sono stati quelli dal 1992 al 2000 - quando gli operatori assistevano circa 200 eroinomani ogni sera – e dal 1997 al 2000, in effetti, i sieropositivi e i tossicodipendenti sono diminuiti sensibilmente, ma il problema esiste ancora.
Prodotto in due versioni: quella integrale di 70 minuti e una versione più breve di 55 minuti. Nella versione più lunga entra in gioco il personaggio della mamma di Arianna, la ragazza che muore di overdose, che aiuta Patrick nel suo percorso, tutt’oggi ancora concluso: Patrick, all’epoca in cui veniva girato ilo film, era soltanto un utente ambulatoriale, ora, dopo più di un anno, è nei progetti di Villa Maraini.
Il film si inserisce nel percorso di Distribuzione Indipendente, società fondata dal nel giugno 2011 da Giovanni Costantino, Alessandra Sciamanna e Daniele Silipo con l’intento di lanciare una cinematografia altra, creativa e vitale, attraverso la distribuzione di nuove opere nei circuiti di distribuzione alternativi. Uscirà nelle sale il 15 febbraio e dal 22 febbraio su own.air.

vietato morire
Italia 2012, 55' e 70'
DUI: 15/02/2013

Drammatico