AL VERTICE DELLA TENSIONE
di Phil Alden Robinson
con Ben Affleck, Morgan Freeman



Quarto film della serie (il primo era CACCIA AD OTTOBRE ROSSO, dove l'agente Ryan era interpretato da Alec Baldwin, sostituito poi da Harrison Ford nelle due pellicole successive) e anche sostanzialmente il più inutile. Il titolo originale è THE SUM OF ALL FEARS, la somma di tutte le paure, ma sarebbe stato più appropriato chiamarlo THE SUM OF ALL TEARS, se mi concedete il gioco di parole, la somma di tutte le lacrime. Non aiuta il film neppure la presenza nelle vesti di produttore esecutivo di Tom Clancy. Se la vicenda narrata nel film è in parte attuale, lo è solo per l'escalation terroristica che si potrebbe generare dopo l'11 Settembre nella realtà: nel film s'ipotizza infatti che un gruppo neonazista sia entrato in possesso di un ordigno nucleare, e lo faccia esplodere durante un avvenimento sportivo, con tutto ciò che ne consegue - gli Stati Uniti sono convinti che si sia trattato della Russia, e solo Ryan (Ben Affleck) riuscirà a dimostrare la verità. In effetti la storia di per sé non è neppure originale: basti pensare all'ottimo romanzo Black Sunday (id. 1975) di Thomas Harris, autore de Il Silenzio degli Innocenti, dove un ex marine passato a Settembre Nero, organizzazione terroristica palestinese, progetta l'esplosione di un dirigibile pieno di plastico su di uno stadio durante la finale del Super Bowl, presente lì (come qui) il Presidente degli Stati Uniti. Peraltro quel romanzo è stato portato sullo schermo nel 1976 da John Frankenhaimer nel film omonimo - pellicola che caldamente vi consiglio, se riuscite a recuperarla in qualche videoteca. Riguardo il protagonista: dimenticatevi il Jack Ryan con moglie e figlia, analista affidabile e con le palle. L'operazione di lifting eseguita in questo film coinvolge anche la sua storia personale, così troviamo un Jack Ryan, giovane e fidanzato, che si presenta dal Presidente degli Stati Uniti con giacca e cravatta prese in prestito. E' evidente che Robinson punta ad un pubblico di adolescenti, scegliendo il bel Affleck, appunto: ma l'operazione è troppo evidente. E' vero che anche James Bond è interpretato da sempre da diversi attori - si richiede solamente che siano inglesi d.o.c. - ma anche in quella serie dei punti fermi ci sono, garantendo la serialità del prodotto. Perfino nei film di Franco e Ciccio - o più in là nel tempo, Gianni e Pinotto - il duo si muoveva in tutte le epoche mantenendo cinematograficamente parlando credibilità - era la coppia stessa a garantire la serialità: non cercate perciò di porre in sequenza cronologica i quattro film di Jack Ryan, piuttosto pensate ai quattro film come a quattro realizzazioni di altrettanti romanzi - prodotti a sé - senza pretese di continuità (esclusi, forse, i due con Ford). Neppure la sequenza dell'esplosione atomica è così spettacolare (dura esattamente come nel trailer). Si salva solo il momento in cui tutti i cellulari dei vari invitati di riguardo iniziano a suonare contemporaneamente durante il ricevimento del Presidente USA (James Cromwell), preannunciando un grosso guaio in arrivo. Anche la trovata della vista dal satellite per descrivere il luogo dove ci troviamo o si sta svolgendo l'azione a lungo andare stanca: poteva avere senso in NEMICO PUBBLICO, qui comunque non salva un film decisamente mediocre.


Voto: 14/30

Matteo FERUGLIO
20 - 09 - 02


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