LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI

di Marco Bechis

con Abrísio da Silva Pedro, Alicélia Cabreira

Altri interpreti: Chiara Caselli, Claudio Santamaria

di Gabriele FRANCIONI

 

19/30

 

Stiamo forse parlando di un film sugli Indios dell’Amazzonia? Magari della tribù Yanomami?

No, perché BIRDWATCHERS, più che un film sugli Yanomami da Floresta di cui canta Milton Nascimento, è un riuscitissimo documentario sul tentativo di fare un film.

Tentativo, lo diciamo con immenso rammarico e dispiacere, completamente naufragato.

Bechis assume uno sguardo da Club Mediterranée che è lontano anni luce dalla lucida messa in scena di GARAGE OLIMPO o dalla fisicità immateriale di ALAMBRADO.

Il regista italo-cileno-argentino sceglie un approccio imprevedibilmente distaccato nei confronti di una realtà talmente tragica da non lasciarsi, forse, guardare/fotografare e della quale mette in rappresentazione solo il bordo più esterno, la crosta turistica, l’inutilità voyeuristica.

è Bechis stesso ad essere tenuto fuori dalla materia trattata, rifiutato dagli Indios, che gli indicano semmai un ritorno in quella che, dopo quattro film e sette (7!) anni di pausa dall’ultimo, è la sua personalissima riserva indiana: tematiche sull’Argentina contemporanea e basta.

 

Period

 

Il regista di HIJOS/FIGLI perde l’occasione della vita: un possibile capolavoro malickiano nasce male e finisce peggio e ciò che più sconcerta è la passività con cui l’intera narrazione, direzione degli attori, regia vengono condotti.

Abortito il progetto sovversivo di un lungometraggio sull’America post-9/11, Bechis si è trovato senza punti di riferimento: non ha fatto ritorno in quella riserva, non si è preso cura della nuova recessione argentina d’inizio millennio, forse meno familiare della tragedia dei desaparecidos vissuta in prima persona.

Si è, piuttosto, seduto su un’idea grandiosa, schiacciandola con la pesantezza di uno sguardo morto.

Come sembrano solo morti, zombie, impiccati gli indios dediti al suicidio, disidratati nella loro necessità di riscatto e qui presentati come fantocci deambulanti tra non-luoghi agghiaccianti.

Il non-documentario di Bechis licenzia uno sguardo borghese più degli stessi imborghesiti indios, dove proviamo disagio nel tentare di capire l’eventuale presa di posizione del regista. Lucido sguardo oggettivo o connivenza sottotraccia con i fazendeiros che spendono una qualche forma di dialogo con gli indios?

 

Il film avrebbe potuto intitolarsi LA SOTTILE LINEA: monco, privo di scala del paesaggio (non bastano i soliti sorvoli, le solite sventagliate dall’elicottero), privo di epos & pathos.

Imbarazzante la presenza indotta dalla produzione dell’incollocabile Claudio Santamaria, l’uomo “che sa di formaggio”.


01:09:2008

Birdwatchers
Regia: Marco Bechis
Italia/Brasile 2008, 108'
DUI: 02 settembre 2008
Drammatico