L'ULTIMO TRENO
di Yurek Bogayevicz
con Haley Joel Osment e Willem Dafoe


È importante non dimenticare. Ogni anno si producono centinaia di documentari e film sugli orrori dell'Olocausto. Non è necessario queste siano pellicole di successo, ma è fondamentale continuare a scuotere le coscienze e lasciare tracce ai posteri. Bogayevicz aiuta la sua nazione a ricordare e mostra al mondo quanto il dolore sia universale, pur dilagando in infiniti particolarismi. Marek è un bambino ebreo di 11 anni strappato alla sua famiglia dal dolore e dall'unica speranza presentatasi ai suoi genitori per salvarlo. Sarà affidato ad un contadino cattolico, Gniecio, il quale vive con la moglie e i due figli, in un villaggio poco lontano dai binari dell'orrore su cui viaggiano treni di deportati da cui spesso si lasciano cadere intere famiglie, aggrappate ad un'ultima speranza. Marek crescerà circondato da bambini profondamente diversi da lui con cui dovrà addirittura percorrere l'irto cammino della catechesi, sotto la guida del parroco del villaggio. In parallelo con gli adulti, anche questi bambini convivono con l'odio e l'incomprensione. Nessuno è esente da colpe e le colpe dei singoli divengono macchie della comunità intera. Così molti innocenti dovranno soffrire sino al momento di accogliere la salvezza dell'ostia purificatrice. L'odio tra fratelli, non può che portare alla distruzione. L'attributo classico dell'innocenza, riconosciuto per eccellenza alla fanciullezza, capovolto da Bogayevicz impersonifica la stessa incomprensione e gli stessi peccati dei popoli, la cui cecità reciproca portò ad uno dei più grandi drammi del secolo scorso. Haley Joel Osment è coraggioso nel caratterizzare un personaggio non certo poco impegnativo, ma sembra tuttavia fuori posto in una pellicola non adatta alla sua espressività da "bambino prodigio". Dafoe non di meno, par esser finito nel cast solo per dar risalto alla pellicola. Liam Hess, nel ruolo di Tolo, personificazione del Cristo in terra, è la vera stella del film, nel ruolo cardine della storia, un perfetto agnello sacrificale, simbolo dell'innocenza e dell'amore incondizionato alla ricerca del Padre, condannato in croce dalla crudeltà del mondo. Regia composta e precisa, scene crude per un pubblico coraggioso. L'unico respiro concesso arriva dopo 95' in una magnifica panoramica di chiusura ed è giusto così.

Voto: 25/30

Sandro DI DOMENICO
29 - 05 - 02


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