C’è la generazione “Moccia”
e quella “anti-Moccia”, c’è Scamarcio e c’è Stramarcio. Chi sia più
autentico e somigliante al vero, non è poi così facile da dire.
E sì perchè se Moccia con i suoi libri (e i film tratti da essi) ci racconta
un certo tipo di gioventù, il Ti
Stramo di Pino Insegno e di Gianluca Sodaro ci racconta divertito la
sua parodia, ottenendo paradossalmente un effetto, seppur ovviamente
caricaturale, spesso molto più vicino alla realtà.
In Ti stramo, Stram è un
bullo di quartiere, fissato con le moto, ignorante quanto basta e negato con
le donne. Suo padre, Extramarcio, lo educa alla violenza e alla
strafottenza, il migliore amico Tacchino, lo venera come un dio e gli frega
quanti più soldi può. E infine arriva Bambi, prima grandissima cozza, poi
“grande gnocca”: suo unico obiettivo quello di far innamorare Stramarcio per
sentirgli finalmente dire... ti stramo.
Fra una risata e l’altra (ma anche tanti momenti in cui il livello della
parodia scade decisamente verso un demenziale imbarazzante e abbastanza
inutile) lo Stram e la Bambi del film ci sembrano in effetti molto più
realistici e simpatici dei loro alter ego “mocciani”, troppo patinati e
costruiti (ma magari, per carità, forse anche più aspirazionali).
La verità, come spesso accade, sta certamente nel mezzo: i teenager nostrani
non sono tutti come li descrive Moccia (per fortuna!) e non sono neppure
tutti come gli Stramarcio & company di Ti
stramo (di nuovo per fortuna!).
Certo, a dover proprio scegliere tra Step e Stram, noi voteremmo per il
secondo. Volete mettere, dopo la rottura di scatole del lucchetto, farsi
almeno quattro risate?
08:12:2008
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