THE PUNISHER

di Jonathan Hensleigh
Con: Tom Jane, John Travolta
E con: Rebecca Romijn-Stamos, Laura Harring

di Emilio RANZATO


Tratto dall’omonimo personaggio dei fumetti Marvel. Frank Castle (Jane) ha da poco lasciato l’FBI per rifarsi una vita più tranquilla accanto a moglie e figlioletto. I suoi piani verranno mandati a monte dal perfido Howard Saint (Travolta), potente e malavitoso uomo d’affari di Tampa: per vendicare la morte di un suo erede, rimasto ucciso durante una retata, Saint ordina ai propri sicari di eliminare l’intera famiglia dell’ex agente. Scampato miracolosamente allo sterminio, Castle si metterà sulle tracce dei criminali deciso a far giustizia.
Sceneggiatore negli ultimi anni di film d’azione dal grande successo ma piuttosto convenzionali (DIE HARD, THE ROCK, CON AIR, ARMAGEDDON), Hensleigh esordisce alla regia nel modo più singolare, dimostrando di nutrire inaspettate aspirazioni d’autore (e anche stavolta firma la sceneggiatura). Dopo una prima mezz’ora piuttosto fedele alla genesi del personaggio, infatti, il film si discosta sempre più dal fumetto Marvel da cui deriva per cercare attinenze con modelli decisamente più cinematografici. Il regista ha detto di essersi ispirato ai film d’azione degli anni ’70 come IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE e la serie dell’ispettore Callaghan per il taglio crudo e il ritmo serrato, ma le sue influenze sembrano soprattutto altre: le sequenze delle sparatorie (fra le cose più riuscite del film) ricordano Michael Mann, l’iperrealistico scenario metropolitano il primo John Woo, e poi Leone, Peckinpah, citazioni da EL MARIACHI di Rodriguez e Frankenstein(!), meccanismi da commedia, gag comiche, accenti pulp, colpi di scena da soap-opera, reminescenze scespiriane (Saint verrà costretto ad uccidere con le proprie mani chi gli sta vicino). Troppa carne al fuoco? Per i fan del fumetto e per chi si aspettava – legittimamente – una semplice e muscolare storia di vendetta sicuramente sì. Ma gli spettatori che non conoscono già il personaggio (e in Italia non sono pochi) possono rimanere affascinati da questa ennesima operazione cinefila moderna che vira di continuo da un genere all’altro e attraversa un po’ confusamente una certa storia del cinema, e non solo, e in cui le singole scene contano più del risultato d’insieme. E se Travolta non si avventura fuori dai confini della professionalità, il semisconosciuto Jane (una specie di Cristopher Lambert meno pacioccone) si rivela molto adatto al repentino passaggio dal registro serio a quello umoristico, l’aspetto più peculiare e sorprendente, nel bene o nel male, del film. Quidicenni e cinquantenni a casa, trentenni “colti” in poltrona.

 

Voto: 24/30

06.06.2004

 


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