THE PARK
di Andrew Lau
Con: Laila Boonyasak-Johnathan Cheung-Tiffany Lee

di Flavio GIOLITTI


 

Attirati da una locandina che lo presentava come un prodotto in grado di evocare le suggestioni di THE RING, per giunta col supporto del 3-D, gli spettatori si sono malauguratamente ritrovati di fronte ad un classico specchietto per allodole, al cui confronto persino il coreano PHONE, di per sé assai mediocre, riesce a sembrare un capolavoro.
Coproduzione tra Hong Kong e la Thailandia (unione che ha generato frutti decisamente migliori come THE EYE ed il relativo finto seguito, quest'ultimo ancora inedito in Italia), THE PARK fa intuire sin dal prologo la strada che imboccherà: in un parco dei divertimenti, tra riprese sballate e comparse sghignazzanti, una bambina precipita dalla ruota panoramica e si sfracella al suolo.
Ovviamente, da quel momento in avanti, sul luogo si abbatterà una maledizione (dice nulla THE GRUDGE?): dapprima devastata da un incendio, la struttura diventerà teatro di suicidi e sparizioni, fino all’arrivo di una combriccola di ragazzini curiosi la cui avventura si concluderà in maniera fin troppo prevedibile.
Caratterizzato dal rozzo tentativo di mescolare alla rinfusa elementi tipici della mitologia orientale (vampiri saltellanti, minacciosi fuochi fatui e spiriti catturati dall’obiettivo di apparecchiature fotografiche) con quelli della cultura horror occidentale (nell’immancabile museo delle cere compare pure la statua di Freddy Krueger), il film accumula una serie interminabile di situazioni malamente stereotipate accompagnandole con dialoghi veramente agghiaccianti: impossibile stabilire con esattezza fino a qual punto il doppiaggio italiano quasi amatoriale abbia peggiorato la situazione, fatto sta che quando uno dei protagonisti esclama più volte “Aiuto! Ci sono i fantasmi!” la tentazione di interrompere la visione diventa veramente forte.
Abbinata ad un surround curatissimo ma sprecato, la tanto pubblicizzata tecnica tridimensionale rappresenta forse la delusione più grande: sicura fonte di emicranie e di passeggeri disturbi visivi, la qualità della realizzazione è addirittura peggiore rispetto a quella di prodotti degli anni Ottanta quali LO SQUALO 3, WEEK-END DI TERRORE, AMITYVILLE 3-D e CANI ASSASSINI, mentre il suo impiego è limitato solamente a certe sequenze come già avvenne nel caso di NIGHTMARE 6, nel quale i protagonisti stessi segnalavano l’inizio del quarto d’ora finale durante cui occorreva indossare gli appositi “occhialini”; ma qui, forse, l’espediente utilizzato è ancora più discutibile, dal momento che la loro necessità è indicata ogni volta dalla comparsa sullo schermo di invadenti scritte.
Un horror senza spaventi e con un solo mistero: come è riuscito ad arrivare nelle sale italiane, tra l’altro sottraendosi al limbo della programmazione estiva?

Voto 01/30

10:12:04


::: altre recensioni :::