iL CASO THOMAS CRAWFORD

di Gregory Hoblit

con Ryan Gosling, Anthony Hopkins

di Luca MINIUSSI

“Cerca di pensare un po’ a te stesso” dice il procuratore distrettuale al giovane avvocato arrivista il quale risponde, ormai in fase di conversione, “l’ho già fatto per troppo tempo”. Dopo la crisi di coscienza di Keanu Reeves ne L’AVVOCATO DEL DIAVOLO, è il turno di un altro avvocato pentito del proprio cinismo e della manipolazione della verità dei fatti. I suoi ravvedimenti incominciano a venir fuori dopo l’incontro/scontro con Thomas Crawford, alias sir Anthony Hopkins, un magnate dell’aeronautica che ha scoperto la relazione extraconiugale della moglie con un poliziotto ed è accusato dell’omicidio della moglie. Il duello tra i due, che potrebbe avere i connotati di sfida intellettiva come ne IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI tra Hannibal Lecter e Clarice Starling, ma anche tentativo di umiliazione dell’avversario come in SLEUTH, presenta dei buoni spunti, che vengono purtroppo banalizzati nei già visti alterchi in aula di tribunale o nella sala dell’interrogatorio.
La svolta originale del plot narrativo arriva quasi all’inizio del film, quando agli occhi dello spettatore, il protagonista, che aveva firmato la propria confessione di colpevolezza dell’omicidio della moglie, non aveva più via di scampo e riesce invece a far decadere tutte le prove contro di lui grazie a dei cavilli legali; il pubblico ministero si troverà quindi a ricominciare tutto daccapo, sfidando le proprie capacità, il sistema giudiziario e mettendo a repentaglio una brillante carriera che aveva faticosamente e fraudolentemente conseguito. Quest’ultima risulta proprio la parte più debole del film, perché è eccessivamente repentina la mutazione dell’avvocato che fino ad allora, almeno per quanto ci è dato sapere, non si era mai fatto troppi scrupoli, mentre ora sembra volere a tutti i costi assicurare alla giustizia una brillante mente criminale, rischiando il licenziamento dal prestigioso studio legale in cui era truffaldinamente riuscito ad entrare. Uno scatto di moralità dettato forse più dalla volontà di togliere quel ghigno dall’espressione di Hopkins, che ormai fa venire in mente Hannibal qualunque ruolo si trovi ad interpretare, che dalla volontà di una giustizia giusta. In ogni caso il regista Hoblit ci ha spesso abituato nei suoi precedenti film a narrazioni ricche di suspance e di colpi di scena come in SCHEGGE DI PAURA e IL TOCCO DEL MALE, ma che non forniscono un approfondimento psicologico adeguato al materiale trattato.
Una lettura disincantata del film non può comunque non apprezzare la tensione crescente, i colpi di scena che accompagnano la visione fino ai titoli di coda, l’ottima scenografia che utilizza la casa del ricco protagonista come metafora della costruzione di un piano perfetto ma che, osservata attentamente, rivela sempre qualche imperfezione.
 

Voto: 20/30

15:11:2007

Fracture
Regia: Gregory Hoblit
Stati Uniti 2007, 113'
DUI: 02 novembre 2007
Genere: Thriller