Dimenticatevi SUPERMAN III (che ancora era passabile) e IV (orrendo) e
tornate indietro a SUPERMAN II, che forse non era eccelso (ma parliamo della
versione di Lester, non di quella di Donner che uscirà in dvd a novembre di
quest'anno e che promette tutto un altro film) ma
aveva i suoi momenti diventati classici. Il SUPERMAN RETURNS di Singer è un
omaggio ai primi due, in un certo senso è quasi una rivisitazione del primo,
quando dialoghi e situazioni si ripropongono quasi uguali. Ricordate? Alla
fine di Supeman II il nostro eroe abbandonava la terra, per recarsi - come
scopriamo in questo nuovo episodio - alla ricerca del suo pianeta natale
Kripton: ed è proprio con il suo ritorno a bordo di una navetta spaziale
(come era atterrato di fronte a Glenn Ford e Phyllis Thaxter nel primo film)
che la vicenda prende inizio. Dopo cinque anni di assenza, dunque, Nembo Kid
torna sulla terra, scoprendo che Lois Lane nel frattempo si è sposata, ha
avuto un bambino - che ha cinque anni, questo vi suggerisce qualcosa? - e ha
vinto un Pulitzer con l'articolo "Perchè il mondo non ha bisogno di
Superman"; e scontrandosi nuovamente con il suo acerrimo nemico Lex Luthor
(un magistrale Kevin Spacey) che ha deciso di riproporre il malefico piano
immobiliare già pensato nel primo film (dove con un missile nucleare
dirottato puntava alla distruzione della California) questa volta
utilizzando i cristalli tecnologici importati da Kripton. La bellezza della
pellicola di Bryan Singer (che esplicitamente rende omaggio al lavoro di
Donner soprattutto nella ricostruzione della Fortezza della Solitutide, dove
un redivivo e digitalizzato Marlon Brando/Jor-El dialoga con un Kevin
Spacey/Lutor molto più a suo agio a casa Superman di quanto lo fosse il suo
predecessore Gene Hackman nel secondo episodio - probabilmente Synger ha
avuto modo di visionare il
director's cut di Donner dove le sequenze di Lex Lutor nella
Fortezza sono molto più estese rispetto a quelle montate da Lester) è che
evita di cadere in politica: non c'è alcun accenno indiretto
all'11settembre, il villain - summa di tutti i cattivi - è Lex Lutor,
non un terrorista mediorientale. C'è un aereo che precipita - sequenza
favolosamente ben girata - ma è un parallello con l'incidente all'elicottero
che capitava a Lois Lane nel primo film: "Gli aerei sono ancora
statisticamente il mezzo più sicuro per volare," decreta Brandon Routh con
la stessa battuta con cui Christopher Reeve chiudeva il salvataggio di
Margot Kidder. Ma ridurre SUPERMAN RETURNS a una (foto)copia - seppur
migliore dell'originale - della pellicola di Donner del 1978 è riduttivo
nonché errato: Bryan Singer rimane Bryan Singer, che giri I SOLITI SOSPETTI,
L'ALIEVO o X-MEN.
Vedervi i primi due episodi prima di recarvi al cinema vi può aiutare a fare
mente locale: ma anche godervi la pellicola da sola potrà servirvi a
comprendere "Perché il mondo ha bisogno di Superman".
Voto: 30/30
29:08:2006 |