UNA STORIA VERA
di David Lynch
con Richard Farnsworth



La stessa immagine, lo stesso struggente senso di rallentamento del tempo: una pompa che innaffia il canonico giardino americano tra steccati invariabilmente bianchi. Può essere il contrappunto fiabesco all'orrore inatteso (BLUE VELVET), o la chiave che apre le stanze mentali dell'infanzia (STRADE PERDUTE), oppure una semplice annotazione che aiuta a capire come - arrivati alla vecchiaia - quel giardino, quei piccoli gesti sacri quotidiani, sono ciò che riempie il tempo del "non più tempo".
Non c'è discontinuità o salto tra le strade "biforcantisi" (o "perdute" : LOST HIGHWAY, appunto) e la strada ritrovata,dopo averla smarrita (STRAIGHT STORY= STORIA"DIRITTA"/GIUSTA). Così come questo acquerello dei sentimenti forti e veri, ultimo film di David Lynch, potrebbe intitolarsi SMOOTH(*) AT HEART, invertendo il "WILD" di dieci anni fa, ma non ribaltandone i significati.
C'è sempre un tragitto da compiere, reale o mentale che sia, sempre un percorso a tappe dal quale ci sporgiamo per vedere se ai bordi della strada ci siano zone "slabbrate", sconnesse, indicatrici di "deragliamenti del senso" ( la ragazza dell'incidente d'auto in CUORE SELVAGGIO, i multi-mondi di TWIN PEAKS), o "compattamenti del sentimento" (UNA STORIA VERA). Lynch, come il nano di T.P., arrotola e srotola al contrario il rosario di una frase che è sempre la stessa, ma che, a seconda, può dirmi "la vita è bella" oppure "questo è l'inferno". Un po' l'ANDRAI RITORNERAI NON MORIRAI IN GUERRA (vaticinio dei Romani, che, spostando le virgole, mi salva o mi uccide).
La strada "spenta" e atemporale di LOST HIGHWAY (porta tra due dimensioni, come anche nel Carpenter del SEME DELLA FOLLIA) si apre qui in una metafora esplicita di rettitudine e messa a posto della coscienza: i solari tragitti di una provincia americana pronta a stupirti per solidarietà, collaborazione, comprensione.
Che sia un film sulla terza età, è puro caso.
Perché dobbiamo leggere sempre, dietro la pagina sottile di queste opere, di maturazioni/sbandamenti privati dei registi/autori che le hanno concepite?
Lynch non è cambiato. Sicuramente non la sua vita privata. Ci ha solo fatto vedere i suoi personaggi in uno stato mentale (e, obiettivamente, anche fisico) solo un po' diverso dal solito. Chi mi dice che la perdizione in cui cade il protagonista del film in due diversi momenti della vita (la guerra / la crisi familiare con il fratello ) non sia simile agli "alterati stati di coscienza" di Bill Pullman (L.H.), alla paranoia onirico-domestica di Jack Nance in ERASERHEAD, agli sdoppiamenti "morali" del padre di Laura Palmer/Bob (T.P e FUOCO CAMMINA CON ME)? Siamo solo un po' più sotto il sole, un po' più lontani dalla notte, ma allertati e insicuri quanto basta, o quanto possono dire gli incredibili occhi di Richard Farnsworth, eroe del (quasi) muto sentimento che lo porta a legarsi nuovamente alla parte divisa di sé: suo fratello.
Diremmo suo "gemello nell'anima", pensando all'episodio in cui rimprovera due meccanici gemelli di litigare sempre, ed è un parlare, evidentemente, a se stesso.

Voto: 30/30

Gabriele FRANCIONI
17 - 08 - 01


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