STELLA

di Sylvie Verheyde

con Leora Barbara, Melissa Rodriguès
Altri interpreti: Benjamin Biolay, Guillaume Depardieu

di Luciana APICELLA

 

29/30

 

Stella ha 11 anni, i suoi gestiscono un bar nel 13mo arrondissement, sono un po' rozzi. La mamma Karole Rocher usa troppo il colore rosso e comanda papà Benjamin Bioley, che è un po' bugiardo e un po' donnaiolo, e i due nemmeno si sopportano più troppo. I clienti del bar giocano a carte, ballano fino a tardi, bevono e si strusciano. Stella dice parolacce, la mamma pure. La nonna è stramba, non porta le mutande e ruba i soldi dalla cassa, con grande disappunto di mammà. Stella sa già "come si scopa" e che gli avventori del bar dove vive moriranno di cirrosi, se gli va bene. Uno è Guillaume Depardieu/Alain Bernard, bello e dannato, il suo secondo papà, di cui è un po' innamorata. Stella si addormenta tardi perchè nel bar c'è baccano, non è un asso in grammatica ma sa tutto di flipper, fucili e bari. Però gli è stata data l'opportunità di andare a studiare in un liceo della Parigi bene, lei che è troppo cittadina per essere provinciale e troppo provinciale per essere considerata dalle compagne del "genere protetto", quelle che vanno a letto alle otto e mezza e non hanno il permesso di guardare la tv, e sono bionde e profumate da far schifo.
Stella non è interessata a nulla, ed è attenta a non scambiare chiacchiere con nessuno, specie con quelle che le fanno notare che il colletto di lapin della sua giacchetta a scacchi fa schifo. Però per sbaglio la rossa Gladys, la secchiona, le rivolge la parola, perchè la scambia per quella Natalie "carina, che sa fare la ruota". Gladys è ebrea, argentina, figlia di intellettuali scampati al regime militare, pure un po' chiatta e secchiona. E le insegna a leggere Cocteau e altro, e si affeziona a lei, e la difende durante i consigli di classe. Così, tra una perplessità e l'altra, tra la fatica di portarsi addosso tutti i propri amorfi 11 anni, Stella cresce, impara, qualcosa, non troppo, che magari quell'opportunità snobbata potrebbe essere reale, e nel frattempo ha pure il tempo di spaccare la testa sul termosifone a una compagna di classe perchè non è che poi si possa cambiare in un minuto.
Splendidamente girato, nonostante - a quanto ho letto - il basso budget a disposizione della regista al suo terzo lungometraggio, con una fotografia sempre impeccabile nel restituire le atmosfere, che oggi fanno tanto freak, della Parigi del '77, Stella è un delicato, straordinario racconto di formazione, e magari sono i francesi che sono più bravi a maneggiare a delicata materia dell'adolescenza, da Truffaut in poi. Com'è che noi ci fermiamo solo tre metri sopra il cielo, invece di andare un po' più in là? Tra le violenze, le sconfitte, le tenerezze, la regista sa miracolosamente ricreare quel sapore accennato di primo amore struggente, devastante, malinconico romantico, onnipervasivo, che se avete trentatrè anni come me sapete di non provare più da vent'anni almeno. Quello da vuoto allo stomaco di una discesa ripida in bici. Andatelo a vedere, poi ditemi se "Ti amo" di Umberto Tozzi non ci sta, proprio a pennello. E chi l'avrebbe mai detto?
Guillaume Depardieu, alla sua - credo - ultima prova. Magnifico, dolente, quasi in dissolvenza, come nella vita, forse.
Straordinaria la piccola protagonista Leora Barbara, a suo agio con una disinvoltura da far invidia.
Un incanto di film. Non avessi visto Racconto di Natale, sarebe il mio preferito.
“Vietato ai minori di 14 anni” dalla terza sessione della patria Commissione per la Censura (composta da «esperti di cultura cinematografica» nominati dal Ministero dei beni culturali). Se avete meno di 14 anni avete senza dubbio di meglio, e meno pericoloso, da vedere.
 

17:12:2008

stella

Regia: Sylvie Verheyde

Francia 2008, 103'
DUI: 05 dicembre 2008
Sacher Distribuzione

Drammatico