Dall’omonima serie di telefilm. Anni ‘70; David Starsky (Stiller) e Ken
“Hutch” Hutchinson (Wilson), due poliziotti di Bay City, California, sono
costretti dal proprio superiore a fare coppia nonostante l’apparente
incompatibilità dei loro caratteri: se il primo è metodico e ligio al
dovere, il secondo è disordinato e non proprio integerrimo. Poco dopo aver
inaugurato la difficile collaborazione, i due si imbattono in un cadavere
abbandonato nelle acque della baia; grazie alla loro sgangherata caparbietà,
e alle informazioni di un piccolo criminale di strada (Dogg), porteranno
avanti un’indagine che li condurrà ad un grosso giro di cocaina, organizzato
dal malavitoso uomo d’affari Reese Feldman (Vaughn). Non prima, però, di
essere diventati inseparabili amici. Come quasi tutte le rivisitazioni degli
ultimi anni, anche questo Starsky &
Hutch versione grande schermo si situa a metà fra l’opera
cinematografica e la sfilata di moda vintage in cui musica, costumi e
auto dell’epoca giocano un ruolo sin troppo determinante a scapito di storia
e personaggi, mentre il registro non puramente demenziale della
sceneggiatura, indecisa fra la parodia e l’ossequiosa ricostruzione
(movimenti di camera compresi), toglie un po’ di smalto stile
Zoolander alla folle e ormai
nota alchimia del duo Stiller-Wilson, giunto già alla sesta collaborazione.
Ma, pur correndo seriamente il rischio di scontentare tutti, il film dell’ex
documentarista Phillips rimane un prodotto godibilissimo e nient’affatto
molesto; i dialoghi non sono sempre scoppiettanti, ma la mimica e i bizzarri
travestimenti dei due protagonisti garantiscono vari momenti spassosi, la
colonna sonora con canzoni del periodo fa ovviamente faville e il tutto è
permeato da un’opportuna atmosfera autoironica e gigionesca cui
contribuiscono le generose interpretazioni in piccoli ruoli di Juliette
Lewis e Chris Penn, nonché la breve e simpaticamente gratuita apparizione
dei “veri” Starsky e Hutch. Del vecchio prodotto televisivo,
grezzo e violento anche se non privo d’umorismo, rimane in concreto ben
poco, quindi gli appassionati dell’originale faranno bene a non nutrire
aspettative, ma se la si osserva come l’ennesimo passatempo
intellettualistico su ciò che è stato, l’operazione trova perfettamente un
suo senso. Interessante, ad ogni modo, notare come quel periodo in cui le
produzioni americane maggiormente si accostarono al realismo, negli anni sia
stato trasfigurato dall’immaginario collettivo in una dimensione
leggendaria, alla stregua e forse più di tanti altri.
Voto: 25/30
24.07.2004
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