SOLE NEGLI OCCHI
di Andrea Porporati
con Fabrizio Gifuni, Valerio Mastandrea, Gianni Cavina, e Delia Boccardo

SOLE NEGLI OCCHI di Andrea Porporati (soggetto, sceneggiatura e regia) è la storia di un dolore, è la cronaca di un omicidio, è il racconto del delirio di un ragazzo dilaniato e stravolto da una lucida follia. Un pomeriggio di mezza estate Marco (Fabrizio Gifuni) va a trovare il padre (Gianni Cavina) al mare. Sembra una semplice visita, ma l’intento del ragazzo è in realtà quello di ucciderlo. Spaventato e sconvolto dal suo gesto e in preda alla febbre del delirio, Marco si rifugia in una pensione vicino alla casa paterna. La polizia lo intercetta immediatamente ed inizia ad indagare su di lui. Ma non ci sono prove e alla fine Marco viene scagionato dalle accuse. Però qualcuno continua a sospettare di lui: è un giovane poliziotto (Valerio Mastandrea) che cerca in tutti i modi di farlo confessare, non tanto per sete di giustizia, quanto per riuscire a capire i motivi che lo hanno portato a compiere un gesto tanto efferato. Ma solo l’incontro con una ragazza adolescente, sua vicina di stanza, metterà in crisi le convinzioni di Marco, nel momento stesso in cui si renderà conto di provare dell’affetto per lei, ma di non poterla amare senza passare per la confessione del suo crimine.
Marco è un Raskòlnikov dei nostri tempi che compie il suo delitto con premeditazione e per dei futili motivi, che cerca di nascondere in tutti modi la sua colpa, che, in preda alla febbre, non si sofferma a pensare alle conseguenze dei suoi gesti e che alla fine accetta il suo castigo per poter vivere per la prima volta un sentimento puro e vero. Ma qui la vittima è il padre e questo rende ancora più difficile da accettare e da capire il suo dramma. Infatti, sembra che lo scontro si svolga a vari livelli: sul piano affettivo per il rapporto padre-figlio e su quello simbolico dell’uccisione del "super io" nella ricerca di se stessi. Ma la dinamica del parricidio racchiude anche l’esplosione violenta di una follia latente, nascosta sotto il velo apparente di una vita "normale", borghese, agiata, tranquilla. E la confessione non rappresenta una resa, ma il completamento di una liberazione che vede nell’affermazione di sé e delle proprie debolezze il corollario del rinnovato equilibrio. Non sappiamo se Marco si salverà dalla sua follia, se amerà la ragazza, se verrà perdonato dalla madre e dalla sorella e se realmente si sia pentito perchè la sua confessione ha il valore di una catarsi, al di là degli eventi.
SOLE NEGLI OCCHI è stato scritto prima dei fatti di Novi Ligure e non vuole essere una fredda testimonianza dei mali del nostro tempo, quanto piuttosto la esemplificazione di un dramma universale che passa attraverso l’amore (o meglio la mancanza di amore), la follia, la morte per arrivare alla giustizia e alla pace.

Voto: 28/30

Francesca MANFRONI
20 - 11 - 01


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