SEOM - THE ISLE
di Kim Ki-duk

Per amore si può giungere a fare di tutto, anche ingoiare un mazzetto di ami da pesca con tanto di filo, e poi scegliere di tirarli fuori, con le orribili conseguenze del caso. Così la pensa il regista sudcoreano Kim Ki-Dum, responsabile anche della sceneggiatura di Seom - The Isle, presentato in concorso.
L'ex poliziotto Hyun-Shik ha ucciso per gelosia e sceglie l'isolamento; conosce però Hee-Jin che vive, prostituendosi, tra i pescatori. Si incontrano in un non-luogo (perché lontano dalla società, e dalle sue convenzioni) fatto di casette galleggianti avvolte dalla foschia. I due rappresentano altrettante incarnazioni estreme del sentimento amoroso. Estreme come i lavori che giungono ai festival (e raramente nelle sale) dalla Corea del Sud, un paese in cui si produce molto cinema d'azione ma anche opere di più problematica interpretazione per le platee d'Occidente. Il confine tra ciò che ha dignità drammaturgica e il ridicolo laggiù ha infatti coordinate ben diverse dalle nostre, anche in ragione di un significato altro attribuito al rapporto (e, di nuovo, al confine) tra carnalità e supplizio, tra estasi dei sensi e torture fisiche. La memoria corre soprattutto a Lies di Jang Sun Woo, visto sempre a Venezia ma un anno fa. Anche in quella occasione si parlò soprattutto dell'eccessivo ricorso a scene crude, della loro inutile reiterazione e del comico involontario di molte situazioni (specie quanto i due amanti sado-maso, lui anziano lei minorenne, se le davano di brutto). Oggi, invece, la prima impressione è di un'esplicita ricerca del disgusto, in modo da creare "il caso". Ma poi è d'obbligo domandarsi fino a dove sia lecito adottare parametri di giudizio come i nostri di ritmo, ribrezzo, noia o provocazione. Come fare, altrimenti, a tentare un'analisi che non si limiti a fare di film come The Isle puri casi extracinematografici? (La pellicola di Kim Ki-Dum è divenuta infatti celebre solo in ragione dei malesseri fisici che ha provocato, in sala, ad alcuni spettatori veneziani.)

Voto: 24/30

Andrea DE CANDIDO
03 - 01 - 02


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