Motivata dal desiderio di comprendere le
ragioni che hanno spinto suo padre al suicidio, la giovane Daniella si
troverà coinvolta nelle oscure trame di una setta segreta (gli Abramiti) i
cui adepti praticano l'omicidio rituale del primogenito. Tratto da un
romanzo di Ramsey Campbell e spacciato come horror dagli insistenti trailer
che incombevano già parecchi mesi prima dell'uscita in sala, si tratta
invece del più genuino bidone che l'estate cinematografica potesse regalare.
"Bidone" nel senso che a questo termine applicato ad un film ne da il
critico Ciro Ascione quando scrive: "Il bidone è la rapina ai danni dello
spettatore, la patacca spacciata per oro purissimo, la Fontana di Trevi
rifilata al turista fesso". Ne scaturisce una distinzione dal "filmaccio",
un film rozzo quanto si vuole ma consapevole di esserlo e che per questo può
risultare pure divertente (bisogna tenere a mente queste distinzioni a
maggior ragione quando si giudica un film horror o uno che come tale si
presenta). Per le tematiche trattate SECOND NAME ricorda il cinema
famigliar-tenebroso di Jaume Balagueró, che negli ultimi anni aveva dato il
suo modesto contributo spagnolo al genere. Non si può parlare certo di
capolavori ma almeno quei film dimostravano di possedere dei fondamentali e,
nel loro piccolo, avevano qualcosa da dare. Plaza invece sbaglia tutto, la
fotografia leccata, i colpi di scena fasulli, il ritmo rallentato che induce
alla sonnolenza, una direzione degli attori dilettantesca, una tema centrale
abusato al quale non viene dato il benché minimo nerbo narrativo, un finale
smidollato. Un bidone, appunto.
Sito ufficiale
Voto: 12/30
08.08.2003
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